Passato remoto, questo sconosciuto.
Si sa, al Nord non è mai stato molto usato, al Sud è il contrario.
Ma ai tempi di Twitter?
Io credo che si tenda a non usare più il passato remoto, indifferentemente nella lingua scritta e parlata, perché è cambiata la percezione del tempo in questa nostra vita frenetica in cui tutto è già subito vecchio. Comoda la contemporaneità, ma poi siamo in un presente senza fine, non abbiamo più coscienza del nostro tempo e delle nostre azioni.
Panta rei, no more!
Non è più tutto scorre ma bensì tutto corre, senza mai voltarsi indietro.
Agli scrittori l’ardua responsabilità di rendere giustizia ai ricordi e al ritmo di un testo che rispetti la giusta scansione temporale. Un’inversione di tendenza, necessaria.