Pomeriggio decisamente primaverile, sole caldo che è un delitto non sfruttare… che fai, resti chiuso in casa? Giammai! Esci, vai in centro, lasci che ti trasportino le gambe. E oggi le tue gambe sembrano piuttosto in forma, perché decidono di risalire lungo le mura della città, fino ad arrivare al Forte del Belvedere.
Quella che segue è una piacevolissima passeggiata che consiglio a quanti vogliono camminare nella tranquillità e nel sole, scoprendo angoli di Firenze che pochi forestieri hanno il privilegio di conoscere.
Siamo Oltrarno, in prossimità della salita che porta al Giardino delle Rose e al Piazzale Michelangelo, deviamo sulla destra in via del Belvedere, e cominciamo l’ascesa lungo le mura: è ripida, ma non così faticosa, alberi di olivo accompagnano la strada, da una parte la lunga cinta continua, dall’altra alti muri inframmezzati da cancellate che nascondono alla vista case, ville private e ampi terreni. La salita arriva a Porta San Giorgio, punto di arrivo di Costa San Giorgio, un’altra impegnativa strada che da Piazza Santa Felicita (Ponte Vecchio – Pitti) risale la collina passando davanti all’ingresso di Villa Bardini e davanti alla casa di Galileo Galilei, sulla cui facciata è affrescato tra gli altri un ritratto dello scienziato. L’erta salita termina con la Porta, sulla quale campeggia un rilievo raffigurante San Giorgio e il Drago. Qui la possente struttura del Forte del Belvedere ci accoglie. Costruito come fortezza a protezione immediata di Palazzo Pitti, residenza granducale, è aperto soltanto in occasione di mostre: solo in questi frangenti (che coincidono solitamente con la bella stagione) è possibile entrare all’interno dei bastioni e ammirare dalla sua amplissima terrazza il panorama sempre incantevole di Firenze. Non per nulla si chiama Belvedere.
Da qui si può accedere al Giardino di Boboli, che è tanto ampio da risalire la collina fin quassù. Volendo potremmo ridiscendere a Firenze scegliendo questo bel percorso nel verde ordinato del Giardino all’Italiana più noto d’Italia. E invece no. Ci rimettiamo in cammino, proseguendo la via di Belvedere, che ora prende il nome di via di San Leonardo, e si va allontanando dal Forte e dalle sue mura.
Ammetto che perdo l’orientamento. Capisco soltanto che stiamo camminando ben al di là di Boboli e che al termine del nostro percorso probabilmente sbucheremo dall’altra parte. Ciò che vediamo lungo il percorso sono alti muri che chiudono proprietà private, il cui intonaco è tutto graffiato a ghirigori tanto particolari: non ne capisco la funzione: è decorativo? Manca una mano di stucco o di pittura? Eppure è un fenomeno diffuso lungo questa via, troppo strano credere che sia un lavoro incompiuto. Arriviamo e superiamo la chiesina di San Leonardo in Arcetri, piccola e preziosa, con la sua facciata in pietra a vista e la lunetta dorata sopra il portale d’ingresso. Proseguendo in questa stradina assolata, ci rendiamo conto di come la tranquillità di queste colline possa essere di ispirazione. E infatti incontriamo la casina gialla che ospitò per alcuni anni lo studio di Ottone Rosai, pittore del primo Novecento fiorentino. Me l’immagino, il pittore, a guardare fuori dalla finestra verso quelle colline cariche di pace e di bellezza. E trovare così stimoli per le sue opere. Di fronte un convento, oggi convitto di suore, accanto al quale si apre una stradina dalla quale filtra il rombo del traffico. Siamo vicini alla città, allora! E infatti, poco oltre giungiamo all’immissione su Viale Galileo.
Lo studio di Ottone Rosai lungo via di San Leonardo
Ci troviamo in quel quartiere di Firenze chiamato Arcetri. La zona, collinare, è nota per l’Osservatorio Astronomico. Dalla strada individuiamo la cupoletta bianca caratteristica, e decidiamo di inseguirla, un po’ come i Re Magi dietro alla Stella Cometa. Così attraversiamo Viale Galileo e ricominciamo la marcia.
Continuiamo quindi su via di San Leonardo, deviamo (sbagliando, pensando di andare in alto) lungo via Viviani, quindi arriviamo all’incrocio con via del Pian dei Giullari (un’altra via spettacolare, soprattutto da percorrere in motorino, che regala una vista panoramica da sogno su Firenze) e ridiscendiamo in giù.Quando arriviamo in fondo, al Poggio Imperiale, ci rendiamo conto che non abbiamo incontrato nessun osservatorio. Eppure, se alziamo lo sguardo, ne notiamo nuovamente la cupolina bianca, che ci guarda beffarda. Notiamo, qui davanti a noi, l’ingresso al Polo Universitario di Scienze della Terra e Astronomia. Ma allora ci siamo! E risaliamo lungo la strada interna, nella quale si innalzano gli edifici universitari, mentre nelle aiuole è già primavera, con i narcisi selvatici gialli già sbocciati. Giunti in cima lo troviamo, l’Osservatorio. Ma ormai era diventato più una questione d’onore che un interesse specifico. Perché in realtà ben altro spettacolo ci attrae: la vista sulle colline, che da qui è meravigliosa: dolci pendii di uliveti ordinati, sulla cresta là in fondo un grande complesso, da cui si individuano panni stesi ad asciugare: c’è vita, vita come la mia e come la tua, immersa in un paesaggio che è meravigliosamente poetico. Chissà se chi vi abita apprezza la sua fortuna. Ma secondo me sì.
All’incrocio tra Pian de’Giullari e via Viviani