“Sono un meticcio universale ma sono nato e cresciuto a Rio”…ad eslusione del suo esilio nei ventanni dopo il colpo di stato militare che instaura la dittatura in Brasileche che lo spinge a trasferirsi a Parigi, dove rimane fino alla metà degli anni ’80. Grazie ad un decreto legge firmato De Gaulle, che gli ha permesso, nonostante fosse straniero, di restare in Francia come architetto francese. In quegli stessi anni ha lavorato anche in Italia. ” Vero, un lavoro che amo molto è il Giorgio Mondadori a Milano, lo guardi, ti metti davanti all’edificio e cominci a vedere delle sorprese, delle forme differenti, oggi per gli architetti è molto facile lavorare con il cemento, permette tutto e ognuno lo usa come vuole, io cerco di fare le cose leggere”!
A Segrate c’è l’edificio più imponente inventato dall’architettura degli anni ’70, lo ha voluto allora, Giorgio Mondadori come sede dell’azienda editoriale di famiglia e che colloca l’edificio all’interno di un più ampio contesto culturale, oltre che dell’opera dell’architetto brasiliano. Un milanese che ebbe il coraggio di cercare un architetto nell’altra parte del mondo per dar vita ad un edificio fortemente ispirato al Ministero degli Affari Esteri di Brasilia, la sede della Mondadori a Segrate se ne distanzia per le dimensioni oltre che per la definizione planimetrica e strutturale. A Segrate l’andamento longitudinale della costruzione consente la messa in opera di un sistema strutturale nel quale la scocca in cemento armato, traforato dai ritmo di archi parabolici differentl I’uno dall’altro, regge il prisma vetrato degli uffici. L’intera massa poggia sulle acque dove si riflette. come se raddoppiasse le dimensioni del progetto in un gioco d’effetto che lo rende unico e affascinante. Un progetto barocco d’aspetto ma, con il blocco degli uffici sospesi in una sorta di acquario tra arcate di varie dimensioni. Materie nobili: vetrate in bronzo, vetri e il cemento portato alla forza della pietra, il tutto in un dialogo con la Milano vecchia, archi assolutamente eleganti con una scansione degli spazi totalmente libera. In realtà è un progetto razionalista, un grande parallelepipedo centrale ma, non sarebbe architettura, che è il grande sogno in più che ne fa un monumento. Non serve alla funzione banale, serve al vivere!
Quando progetta questo edificio Niemeyer ha quasi settantanni ma cosa ha fatto prima?
Legato a due personalità: Lucio Costa e Le Corbusier che ha influenzato molto il suo stile basato sulle estreme possibilità del cemento armato. Nel 1947 viaggia a New York per lavorare al Palazzo di Vetro dell’Onu. Ma è nel 1951 che l’originalità delle linee rotonde che contraddistinguono il suo stile si impone a livello mondiale. In quell’anno disegna a San Paolo il Parco Ibirapuera, con la sede della Biennale e la Oca, una struttura in cerchio derivata dalle capanne degli indios, e l’edificio Copan. Con Lucio Costa vince il concorso per il piano pilota della nuova capitale, che sostituirà Rio de Janeiro con una città avveniristica spostata più a nord, al centro della savana brasiliana. “Conosco bene la vecchia architettura brasiliana, ma non esiste una vecchia e una nuova architettura, esiste una buona e una cattiva architettura, bisogna fare un passato per un domani”. Treantaduenne dirige i progettisti ed è rsponsabile del nuovo disegno brasiliano.
In questo suo nuovo segno estetico che pridilige audacemente linee e curve prodotte dal cemento, nasce un nuovo Brasile moderno e industrializzato, con una capitale nuova. Lo scontro storico tra Rio de Janeiro e San Paolo darà vita a una scelta di ipotesi nuova, spostare il peso centrale dell’amministarzione nazionale a Brasilia che viene costruita avvenieristaica e in pochissimo tempo. Un sogno democratico dove gli edifici osptitano abitazioni tutte identiche per dipendenti, operaie e deputati. Considerata una meraviglia dell’architettura tra modernità e primordialità, la contemporaneità della razionalità ha costretto ad accentuare il compromesso con l’estetica rigorosa creando uno stile in una città senza limite dimensionale, con strade infinite che corrono verso il tempo. Ma lui la rifarebbe, oggi ? ” È difficle, perchè le città cambiano durante la costruzione, gli spazi vuoti vengono occupati, ci sono problemi di densità e traffico, Brasilia è stata l’avventura”. Nel 1967 va esule a Parigi e torna in Brasile solo a fine dittatura rimettendosi al lavoro fino alla sua morte.
“Non è l’angolo retto che mi attrae, né la linea diritta, dura, inflessibile, creata dall’uomo. Quello che mi affascina è la curva libera e sensuale: la curva che trovo sulle montagne del mio paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle onde dell’oceano, nelle nuvole de