Una dichiarazione, quella del neo ministro Corrado Passera, che ricorda molto quelle del suo predecessore Giulio Tremonti, che come ricorderanno tutti assicurava della solidità della posizione dell'Italia di fronte alla crisi finanziaria, e che potrebbe dimostrarsi poco fondata esattamente come quelle, dal momento che la crisi non solo non è finita, ma la mancanza di serie misure da parte dell'Unione Europea fa si che le finanze degli stati aderenti siano continuamente usurate dall'attacco della speculazione, tanto da richiedere manovre di aggiustamento aggiuntive non preventivate.
Guarda caso proprio oggi, dopo la dichiarazione del ministro Passera, che rispondeva proprio a Tremonti, che aveva avanzato dubbi sulla natura della manovra e della sua efficacia, prevedendone un'altra a breve, lo spread, il famoso differenziale tra i titoli di stato italiani e tedeschi, è tornato sopra i 500 punti, mentre i tassi d'interesse pagati dall'Italia sui suoi Btp decennali hanno di nuovo superato il 7%, aggravando la spesa pubblica e rischiando di far evaporare buona parte dei miliardi incassati con l'appena approvata manovra finanziaria.
Qualcuno potrebbe sorprendersi nel vedere invece la borsa salire, dopo aver aperto in ribasso, ma in realtà gli scambi sono talmente bassi da non far ritenere credibile un rimbalzo e le cose potrebbero cambiare rapidamente, a seconda di come gli girerà oggi agli americani, quando aprirà la borsa di New York, che sui mercati finanziari fanno il bello e il cattivo tempo.
Il tutto sta a dimostrare, come se ce ne fosse ancora bisogno, che il problema non risiede in Italia, come nemmeno in Grecia, in Spagna o da qualsiasi altra parte, ma a Bruxelles o, se vogliamo essere proprio precisi, a Berlino, dove risiede il governo che oggi decide, o meglio non decide, le sorti della moneta unica, che senza un sostegno adeguato da parte della Banca Centrale europea e, è destinato a naufragare.
Il caso ha voluto che proprio ieri lo stesso Romano Prodi, uno dei padri italiani della moneta unica, ha ammesso il fallimento dell'operazione, anche se ne ha addebitato tutta la responsabilità a Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, ma chissà che un giorno si pentirà cattolicamente delle decisione prese anni fa, quando insieme a Ciampi e Amato portò l'Italia nell'aerea della moneta unica.
Per chi non ha ancora capito come funzionano i mercati, sarà bene ricordare che questi non si accaniscono contro questo o quel paese per semplice cattiveria. I mercati sono dei rivelatori di debolezze e inefficienze, per cui puntano sul fallimento di quelle entità che non sono adatte a sopravvivere nella realtà finanziaria internazionale e in questo caso sui paesi più fortemente indebitati dell'area euro, in vista se non della disintegrazione della moneta unica, ma almeno di una sua forte svalutazione.
L'incapacità di prendere decisioni nette e risolutive dei governi dei paesi più forti economicamente, dal momento che nel frangente la Commissione Europea dimostra tutta la sua inutilità, aggrava la lunghezza e la gravità della crisi, che sarebbe stata risolta, almeno parzialmente, con l'uso di molte meno risorse se solo si fosse intervenuti in modo risolutivo nel sistemare il problema del debito pubblico greco.
Oggi invece non solo dobbiamo assistere all'estendersi della crisi al nostro e ad altri paesi fortemente indebitati come la Spagna e il Belgio, ma anche al progressivo indebolimento anche dei "grandi", o presunti tali, come la Francia, ormai in procinto di essere declassata dalle agenzie di rating.
Difficile capire cosa ci riserverà il futuro, ma si può prevedere che la strada intrapresa dal governo Monti non è quella più praticabile per uscire dalla crisi e che prima o poi bisognerà mettere mano al piano B, sempre che questo governo ne abbia uno.
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