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passi

Creato il 24 febbraio 2015 da Giuseppe Martella @GiuseppeMartel1
Tuttavia nel costante viluppo di queste liriche tanto dense il tema che più ricorre è l'afasia, un'afasia prima ancora spirituale che verbale, più ontologica che logica o razionale. "Non parla, ascolta, e se parla/ è per ritrovarsi nel saluto"; "E tutto riesce a fuggire,/ solleva furie, asfalto, chiede/ un alfabeto del mondo"; "Voci accese,/ in cammino, voci nel silenzio, inabissate..."; altrove la parola viene definita a più riprese "obliqua" e gli oggetti o i sentimenti si ribadiscono "non definibili", quasi che la cosiddetta realtà sfugga oramai fra le maglie slargate del linguaggio come sabbia fra le dita. Qui Martella percorre con ambizione e rischio la via più ardua e feconda della poesia moderna, il tunnel di tenebra compressa che parte da Holderlin e dalla sua follia, passa per l'inquietante silenzio di Rimbaud, poi per l'impotenza del Lord Chandos di Hofmannsthal e sfocia infine nelle lacerazioni di Trakl e Celan, nel modernissimo avvitarsi del canto su di sé, nel suo strozzarsi al cappio della ragione o non ragione d'essere. Martella quindi, come ogni vero poeta odierno è costretto a fare, si pone la domanda delle domande: ha senso che io scriva ciò che scrivo? E dopo: ha senso che io scriva? E in assoluto: ha senso scrivere?

Su NewsTown, Enrico Macioci legge e commenta Nel centro della regola, pochi giorni prima della presentazione dell'Aquila. L'articolo integrale si trova su questa pagina.

Alcuni testi della raccolta, insieme alla quarta di copertina, sono reperibili sul primo amore, a cura di Serena Gaudino. Il libro, infine, sul sito dell'editore.

Tag:Enrico Macioci, Giuliano Ladolfi Editore, Giuseppe Martella, Il primo amore, Poesia


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