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Passi di libri, passi di vita - Sulla pelle viva

Creato il 26 ottobre 2011 da Emanuelesecco

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Per introdurre questo libro mi affido ad alcune parole firmate da Giampaolo Pansa, facenti parte dell’introduzione.

«Sulla pelle viva è un libro sul potere e sui mostri che può generare. L’arroganza di troppi poteri forti. L’assenza di controlli. La ricerca del profitto a tutti i costi. La complicità di tanti organi dello Stato. I silenzi della stampa. L’umiliazione dei semplici. La ricerca vana di una giustizia. Il crollo della fiducia di una repubblica dei giusti. C’è tutto questo nel racconto di Tina. E sta in questo la modernità bruciante del suo libro»1

Non ci sarebbe nient’altro da dire, vero?! Proviamoci…
Il libro che oggi vi propongo è Sulla pelle viva, come si costruisce una catastrofe. Il caso Vajont.
L’autrice, Tina Merlin, ci guida attraverso i retroscena della catastrofe del Vajont illustrandoci, grazie anche all’ausilio di documenti ufficiali e processuali, non il disastro in sé (quella terribile notte del 9 ottobre del ‘63) ma l’intera storia degli espropri e della costruzione della diga. La narrazione, infatti, comincia nel 1956, anno in cui cominciarono le infamità da parte della SADE contro le popolazioni della valle. Via via ci vengono mostrate le prove riguardanti la prevedibilità di ciò che sarebbe accaduto e di come, il potere forte della società idroelettrica, si a rimasto muto pensando solo ai suoi interessi economici, letteralmente fregandosene delle popolazione che tale catastrofe sarebbe andata a colpire.

Tina, in questo libro, riesce con estrema maestria e guidarci attraverso un mondo fatto di usurpatori e stupri contro il pubblico interesse. Si potrebbe bollare quest’opera etichettandola come un documento puramente fazioso, ma è proprio la vita di Tina Merlin a svelarci la verità a riguardo; sto parlando del processo da lei vinto contro la SADE quando si vide, come giornalista dell’Unità e a causa di un articolo riguardante il Vajont datato 5 maggio 1959, imputata di “pubblicare notizie false, atte a turbare l’ordine pubblico” (fonti originali). Tina lavorava all’Unità, sì, ma seguiva l’interesse della popolazione scagliandosi contro alla democristiana SADE.
Ma bando alle ciance e diamo spazio a qualche estratto (come è mia abitudine):

«Resterà un monumento a vergogna perenne della scienza e della politica. Un connubio che legava strettissimamente, vent’anni fa, quasi tutti gli accademici illustri al potere economico, in questo caso al monopolio elettrico della SADE. Che a sua volta si serviva del potere politico, in questo caso tutto democristiano, per realizzare grandi imprese a scopo di pubblica utilità – si fa per dire – dalle quali ricavava o avrebbe ricavato enormi profitti. In compenso il potere politico era al sicuro sostenuto e foraggiato da coloro ai quali si prostituiva. La regola era – ed è ancora – come in tutti gli affari vantaggiosi, quella dello scambio.»2

«La Società Adriatica di Elettricità arriva  in forze a Erto nel 1956. Tecnici, operai, macchine, strumenti. È l’anno precedente l’inizio della costruzione della diga, vanto degli imprenditori elettrici veneziani, dei tecnici, degli scienziati che concorsero, in perfetta divisione di ruoli e di prebende, alla portata a termine dell’opera, dal progetto alla realizzazione. Nel 1956 la SADE ha quasi tutte le carte in regola, o almeno così fa capire: la concessione governativa per la derivazione delle acque del Vajont, i progetti di costruzione del bacino artificiale e della diga, terreni pubblici del Comune di Erto già espropriati e che sono destinati ad andare sott’acqua.»3

Questa lettura non vi lascerà indifferenti al caso. Vi sentirete indignati come non mai di fronte all’ennesima testimonianza riguardante il vizio dei potenti di agire indisturbati con la complicità di coloro che dovrebbero pensare alla nostra vita e al nostro benessere.
Sono innumerevoli le volte in cui lo Stato italiano, preso dal suo istinto di autoconservazione, ha tentato e tenta ancora di far cadere la tragedia del Vajont nell’oblio della dimenticanza. Questo libro è un invito a non dimenticare, a mantenere sempre viva la voce del ricordo. Proprio per questo vi invito a leggerlo.

 

E.


1. Tina Merlin, Sulla pelle viva, Cierre Edizioni, Sommacampagna, 2001, p. 17
2. Ibidem, p. 21
3. Ibidem, p. 38


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