Se qualche anno fa avessi dovuto fare l’elenco delle cose che non potevo mancare di fare, l’idea di leggere anche solo un libro della saga di Harry Potter non mi avrebbe minimamente sfiorato il cervello.
Nemmeno l’aver fatto l’animatore in un campo scuola con tema il tanto canzonato Potter mi aveva invogliato a sfogliare qualche libro di una delle saghe letterarie di maggior successo al mondo. Anche se, a dir la verità, l’aver vestito i panni di Hagrid e del professor Van Gilderroy (personalmente rivisitato dal sottoscritto) è stata un esperienza unica.
Anni e anni fa nemmeno i film mi ispiravano alcunché. Li vedevo sempre come roba per bambini e basta, un’accozzaglia inutile di magie e nient’altro.
Un bel giorno decisi di visionare le pellicole, sempre per il fatto che una cosa se la si vuole criticare la si deve almeno conoscere.
Guardai così i primi 5 capitoli cinematografici della saga, rimanendo profondamente colpito dall’evoluzione della storia e trovandomi letteralmente a sbavare sul personaggio di Severus Piton. Decisi quindi di approfondire la visione, guardando i suddetti film più volte: con piacere notai che il tessuto narrativo, che in partenza poteva apparire come una semplice storia per bambini, mano a mano si evolveva sempre di più prendendo in causa anche il mondo degli adulti e soprattutto la crescita personale dei personaggi. La saga stava cominciando ad appassionarmi.
Arriviamo quindi a sabato scorso. Mi trovavo in una libreria di Cividale per aiutare mio cugino a scegliere un libro.
Con la coda dell’occhio notai qualche copia del primo capitolo delle avventure di Harry Potter. Edizione nuova e prezzo decisamente più abbordabile.
E fu così che in un nanosecondo decisi di fare mio quel libro e immergermi, finalmente, non più nella dimensione cinematografica ma in quella letteraria della saga.
Innanzitutto c’è da dire che in questa nuova edizione la Salani ha deciso di rivedere la traduzione dei sette libri per renderla più vicina all’opera originale. In questo modo molti personaggi mantengono il loro nome originale, in quanto è molto più rappresentativo di quello scelto dalla traduzione iniziale.
Dimentichiamoci dunque della professoressa McGranitt e lasciamo lo spazio che spetta a Minerva McGonagall. Per non parlare del timido Neville Paciock, in originale Longbottom. Un punto a favore per l’edizione da me comprata.
Visto che la storia ormai la conoscete un po’ tutti, non mi soffermerò su di essa.
Uno degli aspetti più importanti da considerare sono proprio i personaggi: si avverte fin da subito che la storia che stiamo leggendo non è una semplice storiella per bambini. I vari personaggi che ci vengono presentati sono profondi, costruiti ad arte e con personalità ben distinte. Le loro descrizioni sono sublimi e scorrevoli, piacevoli agli occhi come all’intelletto.
Niente viene lasciato al caso all’interno di questo libro. Ogni più piccolo particolare è funzionale alla storia, fatto che denota un attento studio sull’intreccio dell’intera saga. In più di qualche passo mi sono trovato a notare quelle che paiono piccolezze ma che poi si scateneranno nei seguenti capitoli della saga.
Ma bando alle ciance, diamo spazio al professor Piton e alla “eroica” entrata nella storia:
«Durante il banchetto inaugurale, Harry aveva avuto l’impressione di non piacere al professor Piton. Alla fine della prima lezione di Pozioni seppe che si era sbagliato. Non è che a Piton Harry non piacesse… Piton lo odiava.
Le lezioni di pozioni si svolgevano in una delle celle sotterranee. Qui faceva più freddo che ai piani alti, il che sarebbe bastato a far venire la pelle d’oca anche senza tutti quegli animali che galleggiavano nei barattoli di vetro lungo le pareti.
Come Flitwick, anche Piton iniziò la lezione prendendo il registro e, come Flitwick, giunto al nome di Harry si fermò.
-Ah, ecco- disse con voce melliflua, –Harry Potter. La nostra nuova… celebrità-.»
Basta, mi fermo qui. So benissimo che non vi ho detto praticamente niente, ma sono convinto che se andassi avanti ancora un po’ rischierei di svelarvi qualche dettagli di troppo sul libro.
L’unica cosa che vi consiglio di fare è leggerlo, tutto qui. E credetemi se dico che mai avrei pensato di dire una cosa del genere su questo libro.
E.