John Turturro ha detto che "Passione" è un "piccolo e umile regalo a questa città, artefice di musica meravigliosa". E lui realizzando un documentario sulla musica napoletana, "voleva ricambiare al dono fatto da Napoli al mondo".Sarò onesta. Mi riesce difficile essere oggettiva e imparziale stavolta. Perchè sono nata a Napoli. Perchè sono dedita alla lacrima facile. Perchè, è viscerale, so che la mia città è unica al mondo.E forse questa non sarà una recensione, ma il ringraziamento piccolo piccolo al regista italo americano. Dio, o chi per lui, grazie per aver creato gli artisti. Quando il razionale non spiega più niente, l'animo sensibile di chi capisce oltre le banali apparenze può essere una guida fondamentale. Turturro ha capito Napoli, ne ha percepito le viscere, si è immerso nella sua anima. Meglio di tanti miei compaesani. Utile sarà stato il distacco da "parzialmente" straniero, utile, lo ha ammesso, l'essere nato a New York che, udite udite, "è più simile a Napoli di quanto potreste pensare".Il viaggio attraverso il sound partenopeo non stanca. L'antico si fonde con il moderno. Le stratificazioni e le tante anime urlano incessanti la loro presenza. Napoletani, si, ma anche portoghesi, americani, arabi, spagnoli. C'è un'anima elegante, rappresentata dal duo Peppe Servillo e gli Avion Travel con Misia. C'è la tradizione rivisitata in chiave pop, con il bellissimo arrangiamento di "Comme facette Mammeta" realizzato da Eugenio Bennato per la voce unica di Pietro Montecorvino. Ci sono le atmosfere blues di James Senese. C'è l'eccezionale Peppe Barra. Ancora la Montecorvino, con Raiz e la cantante tunisina M'Barka Ben Taleb, danno vita ad un' inedita versione di "Nun te scurda". Aprono Mina e subito dopo gli Spakkaneapolis 55, simbolo del new folk partenopeo.Location i vicoli, le piazze, la Solfatara, Bagnoli. Nessuna cartolina, la città permea la pellicola senza filtri e si mostra per quello che è diventata negli anni. Ogni tanto uno sguardo sul passato: le immagini di repertorio della guerra, la fame, Raffaele Cutolo, Massimo Ranieri, Angela Luce, Sergio Bruni in bianco e nero. Sempre Ranieri con Lina Sastri danno vita ad una sorta di melò sulle note di "Malafemmina" di Totò. Chiude Pino Daniele che spiega "Napul'è".E' una bella avventura quella della canzone napoletana, ha ragione Turturro. Da napoletana, non so dire se può essere un linguaggio universale. Lo spero, è chiaro. Anche "Buena Vista Social Club" parlava da una realtà strettamente locale. Credo, tuttavia, che le carte in regola ci siano tutte. Ora è solo tempo di far viaggiare questa "Passione" senza sosta per il mondo.
John Turturro ha detto che "Passione" è un "piccolo e umile regalo a questa città, artefice di musica meravigliosa". E lui realizzando un documentario sulla musica napoletana, "voleva ricambiare al dono fatto da Napoli al mondo".Sarò onesta. Mi riesce difficile essere oggettiva e imparziale stavolta. Perchè sono nata a Napoli. Perchè sono dedita alla lacrima facile. Perchè, è viscerale, so che la mia città è unica al mondo.E forse questa non sarà una recensione, ma il ringraziamento piccolo piccolo al regista italo americano. Dio, o chi per lui, grazie per aver creato gli artisti. Quando il razionale non spiega più niente, l'animo sensibile di chi capisce oltre le banali apparenze può essere una guida fondamentale. Turturro ha capito Napoli, ne ha percepito le viscere, si è immerso nella sua anima. Meglio di tanti miei compaesani. Utile sarà stato il distacco da "parzialmente" straniero, utile, lo ha ammesso, l'essere nato a New York che, udite udite, "è più simile a Napoli di quanto potreste pensare".Il viaggio attraverso il sound partenopeo non stanca. L'antico si fonde con il moderno. Le stratificazioni e le tante anime urlano incessanti la loro presenza. Napoletani, si, ma anche portoghesi, americani, arabi, spagnoli. C'è un'anima elegante, rappresentata dal duo Peppe Servillo e gli Avion Travel con Misia. C'è la tradizione rivisitata in chiave pop, con il bellissimo arrangiamento di "Comme facette Mammeta" realizzato da Eugenio Bennato per la voce unica di Pietro Montecorvino. Ci sono le atmosfere blues di James Senese. C'è l'eccezionale Peppe Barra. Ancora la Montecorvino, con Raiz e la cantante tunisina M'Barka Ben Taleb, danno vita ad un' inedita versione di "Nun te scurda". Aprono Mina e subito dopo gli Spakkaneapolis 55, simbolo del new folk partenopeo.Location i vicoli, le piazze, la Solfatara, Bagnoli. Nessuna cartolina, la città permea la pellicola senza filtri e si mostra per quello che è diventata negli anni. Ogni tanto uno sguardo sul passato: le immagini di repertorio della guerra, la fame, Raffaele Cutolo, Massimo Ranieri, Angela Luce, Sergio Bruni in bianco e nero. Sempre Ranieri con Lina Sastri danno vita ad una sorta di melò sulle note di "Malafemmina" di Totò. Chiude Pino Daniele che spiega "Napul'è".E' una bella avventura quella della canzone napoletana, ha ragione Turturro. Da napoletana, non so dire se può essere un linguaggio universale. Lo spero, è chiaro. Anche "Buena Vista Social Club" parlava da una realtà strettamente locale. Credo, tuttavia, che le carte in regola ci siano tutte. Ora è solo tempo di far viaggiare questa "Passione" senza sosta per il mondo.
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