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Con troppa facile ingenuità siamo abituati a pensare che amore coniugale e passione (desiderio), dimorino naturalmente sotto lo stesso tetto, ma, in verità, l'amore coniugale vuole ciò che il desiderio respinge e difficilmente è dato, se non per il breve periodo dell’innamoramento (settimane? mesi? tre/quattro anni, come dicono i biochimici dell’amore?), di fare esperienza di questi due sentimenti insieme.
Solo nello spazio dell’innamoramento amore e desiderio convivono per davvero insieme e con facile respiro, per il resto occupano posizioni distanti: affannati e separati tra la spinta del de-siderio di andare all’avventura tra le stelle (sidereo) e la necessità dell’amore di avere protezione, stabilità, sicurezza.Da sempre questa dualità ha definito, consciamente o meno, la natura di amore e desiderio e le modalità della loro fruizione, ma, oggi, per i molteplici motivi che in questo blog ho elencato e ancora elencherò, qualcosa è cambiato e proprio nel rapporto di coppia coviamo, più che altrove, l’insana illusione che amore e desiderio possano convivere naturalmente… così: per grazia ricevuta, come rami dello stesso albero.Una certa cultura da romanzo rosa e facili canzonette, ma anche, perché no, tanta colta letteratura, ci ha reso convinti che laddove c’è amore ci debba per forza essere anche desiderio (e viceversa) e che, quando questo non accade, si debba necessariamente aprire lo scenario della crisi. Ma amore e desiderio, non possono vivere, per loro natura, per lungo tempo insieme. Affinché sopravvivano è allora indispensabile che intervenga un artificio (il gioco dell'amore, dicevamo) capace di produrre e far coesistere la spinta destabilizzante del desiderio nella staticità rassicurante dell’amore, iniziando, anzitutto, a comprenderne il senso profondo.
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Massimo Silvano Galli
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