
Una componente importante dei poteri del cibo di cui si parla assai poco e quasi sempre citando Proust, è il suo potere evocativo. A volte basta soltanto pensare o pronunciare il nome di un alimento per far sorgere sensazioni e sentimenti caduti in oblio, esattamente come accadde a Proust con la sua madeleine. E se per Proust è servita una madeleine inzuppata per farlo ripiombare nel suo passato da fanciullo, io sortisco lo stesso effetto con una vongola!Sono passati tanti anni, ma anche solo la parola mi fa tornare immediatamente in mente i nostri fine settimana al mare di Salamina, sulla spiaggia sabbiosa, dove pescavamo le vongole, aperte con il coltellino sul momento, goccia di limone e via con quel profumo e sapore inebriante di mare, di iodio e di spensieratezza come solo i bambini e nessuno mai più nella vita, appena inasprito dal limone e appena irruvidito da qualche granellino di sabbia.Era uno dei pochi modi, forse un paio in tutto, in cui nella mia famiglia mangiavamo le vongole. Successivamente e con la cucina italiana ne ho scoperti tanti altri e capita ancora di scoprirne qualcuno!

Per la pasta ho optato per un formato che per quanto desueto in Italia, in Grecia si usa ancora parecchio e l'ho cotta alla greca; a mio avviso il piatto ne guadagna tantissimo. Ovviamente le vongole fresche sarebbero da preferire di gran lunga e difatti è quello che farò la prossima volta!Ingredienti:
- 150 gr fagioli cannellini già lessati
- 250 gr. di pasta corta
- 1 retina di vongole (circa 700 – 800 gr)
- 1 bicchiere di vino bianco
- 4 cucchiai di polpa di pomodoro
- 2 spicchi di aglio
- 1 peperoncino piccante tritato
- 1 bicchiere di vino bianco
- prezzemolo tritato
- sale
- olio evo
