Pastorale per l’infanzia

Creato il 13 giugno 2014 da Malvino
«Collaboratori di Dio, voi avete sui figli un’autorità che non viene dalla legge, né dallo stato, né dalla tradizione, ma da Dio stesso. Questa autorità assumerà una espressione differente, man mano che il bambino cresce; potrete anche delegarla, ma non potrete mai abbandonarla completamente finché il fanciullo non sia diventato adulto. Bisogna sostenere arditamente che per educare un bambino è necessario esercitare su di lui un’autorità ed esigere da lui ubbidienza. Il fanciullo al quale “si lascia fare”, sotto pretesto di rispettare la sua libertà, rischierebbe fortemente di diventare un essere malvagio, contro il quale in seguito si dovrebbe impiegare, per difendersi, la forza bruta. […] Volete che i figlioli vi ubbidiscano? Convinceteli fin da piccoli che un ordine e un desiderio di papà o di mamma non debbono soffrire ritardo alcuno nell’esecuzione. Quando un piccolo non ubbidisce, pensate che ciò non è colpa sua, ma dei genitori. Un bambino, che avrà acquistato l’abitudine a ubbidire al primo comando, non avrà neppure l’idea che si possa disubbidire ai genitori. Ripetere due volte lo stesso ordine è prova di debolezza e inizio di perdita d’autorità. […] Se la cosa è grave e importante, state attenti affinché il bambino ubbidisca subito senza mormorare, senza smorfie e senza quelle lentezze e quei sotterfugi a cui molti genitori lasciano che si abituino a poco a poco i loro bimbi e che diventano così difficili da correggere verso l’età di quattordici o quindici anni. […] Prendete i mezzi che crederete più opportuni per influire sullo spirito del bambino, ma ad ogni costo fatevi ubbidire. […] Fino ai due anni l’ubbidienza del piccolo non può essere che passiva. La madre deve sforzarsi a preparare il suo figliolo e formare in lui dei buoni automatismi e felici associazioni, che genereranno buoni comportamenti. Dai tre anni e anche prima, seguendo lo sviluppo intellettuale, l’ubbidienza deve incominciare a essere attiva; ma una cosa è certa ed è che da uno ai sette anni il fanciullo passa per tre tappe di ubbidienza: ubbidire perché lo vogliono, sapere ubbidire perché bisogna, voler ubbidire per necessità ed interesse. A sette anni il subconscio del fanciullo deve essere mobilitato in tutta la sua ricchezza con tutti gli automatismi, fisici, intellettuali e morali; in altre parole: i giochi devono essere fatti e ben fatti. […] Quando si comanda qualcosa al bimbo bisogna sapere con chiarezza ciò che si vuole e volerlo fermissimamente. Il fanciullo capisce istintivamente e subito, dal tono della voce, l’importanza reale che si da a ciò che gli si comanda…»
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Sei personcina troppo educata per mandare a fare in culo l’autorevole prelato che l’ha detto, ma fai un’eccezione, e ce lo mandi. 

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