I Patents’ Trolls[1], presenti negli Stati Uniti, sono aziende che operano sul mercato acquisendo in licenza o, quasi sempre, in proprietà brevetti di terzi – non utilizzati dal titolare, in genere per mancanza di mezzi – e attaccano società che commercializzano beni brevettati.
I Patents’ Trolls portano alle loro logiche conseguenze le “regole” del mercato nel rispetto delle leggi esistenti, in quanto i brevetti: i) sono titoli di proprietà iscritti in un pubblico registro; ii) sono merci, sia pure immateriali, e possono essere legittimamente trasferiti; iii) la cessione conferisce al nuovo proprietario il diritto di tutelare il brevetto nei confronti dei terzi.
Non vi è quindi un problema legale e non è possibile agire contro chi trae profitto dalle opportunità offerte dal mercato inviando ai contraffattori minacce di azioni legali. Nei confronti dei “Trolls” vi è tuttavia un’attitudine generalmente negativa e l’opinione pubblica ritiene che vi sia qualcosa di illecito nelle loro operazioni, legata alla possibilità estortive. Infatti si minacciano danni gravissimi ad aziende operative, le quali possono valutare anche tecnicamente e giuridicamente infondate le pretese dei Trolls ma, ciò nonostante, decidere di trovare una accordo al fine di evitare il rischio di causa e più ancora l’eventuale blocco della produzione fino alla sentenza.
Negli Stati Uniti le critiche ai comportamenti dei Trolls sono le seguenti: i) pongono ostacoli alle attività di aziende che operano sul mercato con successo, aumentando i loro costi operativi e provocando un aumento del prezzo dei loro prodotti; ii) rendono impossibile l’avanzamento delle conoscenze, che normalmente si accompagna all’utilizzazione pratica delle invenzioni brevettate.
Un brevetto statunitense deve, per essere concesso, superare il vaglio del locale Ufficio Brevetti e ha quindi una forte presunzione di validità, anche se i consulenti brevettuali statunitensi ritengono che, a causa del numero insufficiente di esaminatori e di una loro scarsa preparazione, vengano concessi brevetti che non meriterebbero protezione. Ciò è importante per i Patents’ Trolls in quanto proprio i brevetti “poveri” sono quelli che più facilmente vengono violati, anche in buona fede, da società importanti e da multinazionali affermate, nei cui confronti un’eventuale causa può rendere buoni risultati.
Negli Stati Uniti il problema della tutela brevettuale è il costo della causa, che difficilmente è inferiore al milione di dollari e che, nel caso di grosse multinazionali, può arrivare a svariati milioni. Ciò rende poco credibile una minaccia di azione non supportata da una forte capacità economica. Pertanto il Troll svolge anche una funzione di intermediario per raggiungere un obiettivo lecito, subentrando nella titolarità dei diritti di un titolare debole, al fine di rendere credibile la minaccia di un’azione legale.
I Trolls quindi sono società con grossi capitali, che costituiscono un proprio portafoglio brevetti, dei quali conoscono a fondo forza e debolezza, e che hanno un’idea ben chiara delle loro possibilità di azione. La minaccia di un Troll è una minaccia credibile; il destinatario valuterà non solo le probabilità di successo dell’azione ma anche i costi che comporta una difesa nei confronti di un avversario agguerrito.
I Trolls scelgono gli avversari razionalmente; attaccano quando hanno buone possibilità di successo. Scelgono avversari deboli se hanno “carte” non particolarmente forti, e avversari importanti quando hanno buone possibilità.
È vero che tale attività potrebbe avere una potenzialità estortiva, ma se qualcuno agisce in modo estortivo è un estortore e non un Troll. Nell’attività dei Trolls non vi è nulla di necessariamente illegale.
Se si vuole cambiare tale situazione occorre intervenire sul sistema, magari, come viene proposto anche negli USA, abolendo i brevetti (in tal senso si paragona il brevetto ai diritti doganali e al libero scambio delle merci) o ponendo un tempo limite per l’utilizzazione commerciale del brevetto, come già avviene nel caso dei marchi.
Il Troll minaccia semplicemente coloro che possono credibilmente essere accusati di contraffazione, quindi dei soggetti che violano il diritto di proprietà industriale. Certamente vi sono comportamenti più o meno spregiudicati, più o meno seri, ma ciò non è certo una prerogativa dei Trolls in un sistema che premia il profitto e non è giudicabile in termini “morali”.
In conclusione, il quesito iniziale diviene chiaro modificandolo nel modo seguente: qual è il problema, il Troll, il contraffattore o il sistema economico? Tra i tre io credo che il Troll sia il meno grave.
[1] I Trolls, nella mitologia norvegese sono esseri sgradevoli e pericolosi per gli uomini. Con il termine troll, nel gergo di Internet e in particolare delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, fuori tema o senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione.
Patents’ Trolls. Qual è il problema DSindico