Magazine Cultura
Di manie da lettore ne ho in abbondanza. Tra queste, una mi affligge in questo momento: il timore di terminare un libro, alquanto corposo, che desidero concludere, ma che so mi mancherà. Al l'iniziale ritmo convulso di lettura sono passato a un sostanziale rallentamento: solo un'ottantina di pagine e poi...il vuoto. "Preghiera per un amico" di John Irving mi sta facendo questo effetto. Tra le altre cose, questo genere di libri è inadatto alle attività di Biblioterapia perché prolisso. Fatico a trovare brani lunghi da utilizzare, la bellezza di Irving sta proprio nei continui flashback temporali e nella compiutezza, solo conclusiva, della trama. Perciò la lettura di questi libri assorbe tempo che dovrei dedicare ad altro. Sarà per questo altro che sostituirà la lettura di Irving a farmi rallentare? Quando un mondo letterario si impone a noi, desideriamo non finisca mai tanto è il benessere che procura. Faccio Biblioterapia agli altri, questa è quella che pratico a me stesso.
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