Piccola e confusionaria storia d’Italia
Tratto dall’omonimo saggio scritto da Enrico Deaglio, Patria è un prodotto piccolo e apparentemente accattivante. Purtroppo il regista Farina realizza una pellicola sgraziata e che ha delle indubbie difficoltà nel collegare adeguatamente gli eventi, che hanno portato all’attuale degrado italiano.
Salvo, operaio siciliano trapiantato a Torino, sale sulla torre più alta della fabbrica, quando la stessa annuncia la chiusura e il conseguente licenziamento in tronco di tutti i dipendenti. Giorgio, per evitare che si butti di sotto, sale anche lui e così diventa ostaggio di Salvo. I due, di schieramenti politici opposti, cominciano a discutere e si trovano d’accordo nell’affermare che lo sfacelo italiano ha radici lontane.
Farina fa leva sui cliché e sugli stereotipi in modo assoluto. Tuttavia quegli stessi stereotipi vengono debitamente distrutti per giungere a un finale accettabile, che apre la porta alla speranza e a un futuro migliore. Salvo, operaio berlusconiano e prima ancora fascista, Giorgio, rappresentante sindacale, e Luca, custode e “assunzione obbligatoria” dell’azienda, sono tre protagonisti di una vicenda che è attuale, ma ciò che poco convince nell’esecuzione filmica e nella costruzione narrativa è quella voglia di condensare gli eventi di un’Italia disastrata dal 1978 ad oggi. Una notte che fa nascere qualche rivelazione, ma che denota numerosi difetti strutturali che sfociano in un’evidente confusione. Inoltre non aiuta la recitazione costantemente sopra le righe di Pannofino, un operaio dal carattere difficile, e l’interpretazione dell’autistico dalla nozione facile di Gabardini.
Patria disunisce i fili storici italiani, dissemina filmati di repertorio e fatica nell’appassionare. Un film del quale si perde l’interesse e nemmeno la sterile impostazione teatrale si rivela realmente accattivante. Farina mostra la Storia italiana, ma si dimentica di costruire una vicenda coinvolgente, esibendo una costruzione dialettica insufficiente. I tre “sfigati” che lottano contro il sistema (anche se sarebbe meglio affermare che combattono per essere notati e far valere la loro situazione drammatica) faticano a più riprese e non hanno le carte in regola per essere ideali cartine tornasole dell’attuale situazione lavorativa, e sociale, italiana.
Contraddistinto da una sequela di banali affermazioni, Patria è un film sviluppato in modo superficiale e che non riesce a essere efficace e comprensibile come lo è stato nel passato prossimo il film di Sabina Guzzanti La trattativa. Farina perde l’occasione di farsi cantore indipendente del malaffare, che ha condotto l’Italia in questa situazione. Urla e sbraiti non bastano; l’arma dovrebbe essere la sottigliezza altrimenti il rischio è quello di avvicinarsi eccessivamente ai modi e comportamenti di una classe politica, che guarda e passa in modo indifferente.
Uscita al cinema: 26 febbraio 2015
Voto: **