Il Museo Nazionale Alinari di Firenze ospita fino al 31 luglio, 38 scatti di Patrick Mimran, artista poliedrico nato a Parigi nel 1956. Le stampe esposte sono state selezionate direttamente da Mimran che ha voluto in questo modo creare una sorta di evoluzione visiva dei suoi quarant’anni di fotografia. Le foto spaziano dai primi scatti ancora inediti dell’artista, realizzati quando era ancora quindicenne, sino ad arrivare ai più recenti, sintesi di una maturità conquistata.
Il nome della retrospettiva «Symbols As Symptoms» (simboli come sintomi), evidenzia il modo dell’artista di costruire le sue immagini, siano esse studiate o casuali. Immagini che rivelano all’osservatore il volto nascosto della condizione umana, cercando di smuovere l’indifferenza, volendo lasciare dolcemente indifferenti. Per raggiungere il suo fine, Mimran si serve di manichini, tracce di sangue, fiamme, bambole che sembrano non avere occhi. Mimran non vuole stupire, vuole sciogliere i colori e le anime dei suoi flash, impacchettarle in confezioni regalo che non potrete scartare. Confezioni fluorescenti che vi parleranno di passione, solitudine, abusi, parcheggi metropolitani, smog, preghiere, povertà, pubblicità, sesso in vendita, cosmetici prezzati che vogliono farvi credere che le rughe siano il primo segno dell’invecchiamento.
L’artista parigino nel 2001 ha inaugurato un progetto chiamato Billboards che consiste nell’affitto spazi pubblicitari su cui sono riportati alcuni suoi pensieri; pensieri che criticano, in modo a volte velato e a volte più diretto, la condizione attuale dell’arte. Dello stesso progetto fa parte la frase irriverente che troverete all’ingresso della mostra di Firenze: “Today’s rich and powerful collectors are unfortunately not as tasteful as the Medicis” ( “I collezionisti ricchi e potenti di oggi, sfortunatamente non hanno lo stesso buongusto dei de’Medici”).
N.L.