A tu per tu con il male. Una volta al mese Patrizia Cattaneo, nata a Voghera nel ’64, fa da trait d’union tra esorcisti e posseduti, o semplicemente, malati psichici. Gli altri giorni prega, scrive. Sembra entusiasta di quello che fa. E pensare che prima di svolgere apostolato nei confronti delle persone tormentate da Satana, si occupava d’altro. Lo scopriremo in questa intervista.
Dunque, Patrizia, perché ha scelto un’attività così “tosta”?
Dopo gli studi linguistici, seguiti da diverse esperienze professionali anche all’estero, nel 2001 mi offrirono la possibilità ricoprire un ruolo direttivo in una Holding milanese, che mi propose anche un trasferimento nel Principato di Monaco.
E poi?
Quel mondo tuttavia poggiava su ideali, che mi erano estranei e capivo che la mia felicità era altrove.
Dove?
Sono appassionata di biografie di santi. Mi affascina scoprire il modo in cui Dio conduce la storia personale di ciascuno e compie grandi cose per mezzo di umili strumenti. Avevo seguito un corso di teologia e desideravo fare qualcosa per Dio, essere utile agli altri, ma non sapevo da che parte iniziare. Quando l’insoddisfazione giunse al culmine, subito dopo una promozione importante, rassegnai le dimissioni, deludendo e sconcertando il mio datore di lavoro. Ormai avevo deciso di compiacere solo la voce della mia coscienza, che mi spingeva in una direzione diversa. L’ultimo giorno, uscendo da quell’ingranaggio soffocante, mi sentii felice e libera di essere me stessa. Con lo zaino in spalla partii in pellegrinaggio per ringraziare la Madonna.
Ma come si manteneva?
Dovevo, sì, comunque mantenermi da sola e, per guadagnarmi il pane, accettai anche mansioni umili, che mi lasciavano, però, molto tempo libero per reimpostare la mia vita come desideravo. Interpellai alcuni editori cattolici, con la speranza di trovare lavoro in qualche casa editrice religiosa. Invece uno di loro mi propose di scrivere un opuscolo su un sacerdote carismatico italiano, che era anche esorcista.
A quel punto?
Beh, quello fu l’inizio della mia realizzazione professionale e umana, non priva di incognite e difficoltà, perché era un percorso tutto da inventare.
Qual era la grande difficoltà?
Era come aprirsi un varco nella giungla, senza sapere dove andavo a parare. Pregavo e mi lasciavo condurre dagli eventi. Il libretto fu tradotto in francese ed ebbe una vasta diffusione nel mondo francofono. Ogni giorno ricevevo telefonate di stranieri, che mi chiedevano di accompagnarli da quel sacerdote.
Dopo quella fase?
Le richieste aumentarono e divenni, mio malgrado, il riferimento dei francofoni che desiderano incontrare un esorcista in Italia. Col tempo ho conosciuto altri esorcisti, tra cui il decano, padre Cipriano de Meo.
E con lui ha scritto “Come difendersi dal diavolo”, edito da San Paolo, circa duecento pagine, pubblicato di recente. Un prezioso vademecum per tutti gli esorcisti e, soprattutto, per i novizi in questa attività di apostolato.
Esatto. De Meo è il decano degli esorcisti ed ex Presidente dell’Associazione internazionale degli esorcisti.
Torniamo alla sua attività. Ci traccia un identikit di chi richiede il suo aiuto?
Sono uomini e donne di lingua francese, di ogni età, ceto, razza, religione e livello culturale. Risiedono prevalentemente in Europa, anche se molti sono originari dei dipartimenti francesi d’Oltremare.
Cosa chiedono?
Vogliono incontrare un esorcista. Alcuni per curiosità, per fare un’esperienza nuova e verificare – non si sa mai – se hanno il diavolo in corpo. Altri soffrono di mali oscuri, depressione, manie di suicidio, odono voci e rumori misteriosi, accusano mali che sfuggono alle diagnosi e resistono alle terapie. Talvolta è il loro psicologo o psichiatra, che li manda dall’esorcista. Spesso affermano che la loro vita è “bloccata” e sospettano un’azione del demonio.
E lei cosa fa nell’immediato ?
Anzitutto li preparo, con una catechesi, a interrogarsi sul loro rapporto con Dio, per sfatare l’illusione che l’esorcista sia la panacea di tutti i loro mali. Poi li accompagno in Chiesa dove, in attesa dell’esorcista, molti si accostano alla confessione dopo anni di latitanza. Segue l’incontro vero e proprio, che io normalmente traduco. Quando incontriamo padre Cipriano de Meo, è lui che fa la catechesi e risponde alle loro domande. E io faccio da interprete.
Lei in genere assiste a una “seduta” di esorcismo?
Fungendo da interprete, assisto eventualmente anche all’esorcismo. Ma i casi che ne
hanno bisogno sono estremamente rari.
Nella vita fa altro?
Faccio da tramite con gli esorcisti solo una volta al mese. Passo il resto del tempo a
scrivere libri e a documentarmi sui temi da trattare.
Chi è un indemoniato e quindi chi per lei deve andare da un esorcista?
Di notte tutti i gatti sono neri, ma l’esperienza insegna che non tutti quelli che reagiscono vistosamente alle preghiere dell’esorcista sono indemoniati. Alcuni sono solo vessati, altri fingono reazioni per attirare l’attenzione. La maggior parte non ha nulla di diabolico, ma è vittima di timori ingiustificati e superstizioni. L’esorcista è un banco di prova per scoprire la verità.
Ha una grande responsabilità: “etichettare” una persona come indemoniata o come psichicamente labile. Nel primo caso la preghiera degli esorcisti è efficace?
Il discernimento è competenza esclusiva dell’esorcista, non sono certo io a farlo. Anzi, sono fermamente contraria ai “gruppi di ascolto”. Parlo di quelle équipe di laici che, per volere di qualche esorcista inaccessibile, scremano i candidati, decidendo chi ha bisogno e chi no di un esorcismo. Anche quando i laici sviluppano una certa competenza, o sono esperti medici e psicologi, la certezza della presenza diabolica la dà solo l’esorcista, dopo avere pregato sul soggetto. Ci sono infatti casi di possessione completamente asintomatici e molto complessi e un laico, per quanto dotto e preparato, rischia di rifiutare un paziente che ha invece bisogno estremo dell’esorcista. L’esorcismo è l’unico sacramentale legato direttamente al ministero sacerdotale, pertanto nella Chiesa cattolica nessun laico, né diacono ha l’autorità, né il potere di sostituirsi, neppure nel discernimento, all’esorcista, il quale possiede la cosiddetta “grazia di stato”, per mandato divino.
Che percentuale di guarigione c’è, in genere?
Non si può generalizzare, ogni caso è a sé stante. L’esorcista sa quando inizia, ma non sa quando finisce. La liberazione dipende da innumerevoli fattori, e la collaborazione del “malato” è fondamentale. E’ necessaria la perseveranza da parte sua e dell’esorcista.
Gli indemoniati le hanno mai fatto violenza?
Forse ha letto troppi libri di don Amorth.
Non teme di essere in qualche modo “toccata” dalla potenza del demonio, anche se non si tratta di un virus che si trasmette…
Il diavolo non tocca nessuno senza il permesso di Dio. Certo crea noie e difficoltà, ma lo fa con tutti. Bisogna proteggersi con la vita di grazia e la frequenza ai sacramenti.
Qual è stato l’episodio più complesso? E come l’ha affrontato?
I problemi che ho avuto – in realtà rari – sono stati causati solo da malati psichici, mai da indemoniati. Un pazzo francese, uscito da un ospedale psichiatrico, aveva orchestrato una campagna diffamatoria per togliermi di mezzo e proporsi come unico referente tra il mondo francofono e un esorcista italiano. Trattandosi di uno squilibrato, che aveva anche tentato di uccidere un suo familiare, quando mi ha inviato deliranti minacce scritte, ho informato le forze dell’ordine. Quindi l’ho avvisato che la polizia lo attendeva al suo arrivo. Il pazzo ci ha ripensato e si è dileguato, privandomi così del “piacere” di conoscerlo. Un’altra volta uno psicologo francese mi ha inviato un pregiudicato, che aveva compiuto diverse violenze sessuali su donne. L’ho fatto alloggiare in un luogo isolato, in compagnia di soli uomini. In entrambi i casi ho vissuto momenti di apprensione.
Occorrono requisiti fisici e psichici per fare questa attività?
Occorrono nervi saldi, preparazione teologica, doti di problem solving e, soprattutto, molta fiducia in Dio.
Non le fa paura questa attività?
Mi fanno più paura i libri degli esorcisti demonocentrici, che rendono un pessimo servizio a Dio e alla Chiesa. L’esorcismo è una manifestazione visibile della vittoria schiacciante di Dio su Satana. In esso si sprigiona tutta la potenza di Dio, che libera e guarisce. Come il focus di un intervento chirurgico non è il bisturi, ma la guarigione del paziente, così il focus dell’esorcismo non è il diavolo, come lo presenta morbosamente una certa produzione letteraria e cinematografica, ma la vittoria di Dio sul male.
Come si comporta in genere un indemoniato?
Ha avuto dei casi di bambini indemoniati?
Uno, di 7 anni.
Chi non potrebbe mai fare il suo lavoro?
Chi lo considera, appunto, un “lavoro”. Ritengo rischioso autocandidarsi a questa attività, che mette in gioco tutta la dimensione esistenziale, senza la guida di un padre spirituale esperto.
In Italia si fanno studi particolari per fare la sua attività? C’è una preparazione?
Oggi non si parla più del diavolo neppure nei seminari e molti preti non credono neppure nella sua azione, svuotando il Vangelo dall’interno e vanificando il senso della morte di Cristo, che è venuto per distruggere le opere del diavolo (1 Gv, 3,8). Tacendo, la Chiesa tradisce il Vangelo e crea un tabù intorno al diavolo. Ma è risaputo che dove c’è un tabù, le persone, per reazione, sviluppano intorno una curiosità morbosa e malsana. Più la Chiesa evita di parlare del diavolo, più la gente cerca morbosamente di scoprirlo attraverso pratiche esoteriche, sedute spiritiche, sette, musiche e mode perverse che inneggiano al principe del male. Se la Chiesa tornasse a predicare il Vangelo, insegnando ai fedeli e in primo luogo ai sacerdoti le strategie del demonio, forse anche all’interno della Chiesa stessa ci sarebbero meno defezioni e aberrazioni. Smettendo di parlare dell’azione ordinaria del diavolo e delle sue seduzioni, che sono tanto banali quanto efficaci, la Chiesa anche al suo interno ha eliminato gli anticorpi per difendersi dal diavolo.
Quanto si sente tosta?
Se essere tosti significa andare controcorrente e lasciare le sicurezze materiali per realizzare la propria unicità, direi che mi sento abbastanza tosta !
Non è mai stanca dalla sua attività?
Non mi stanco, perché è un’attività sempre nuova e appassionante. Per certi aspetti gratificante.
Cosa la soddisfa di più?
Un tempo frequentavo le librerie cattoliche di Parigi, Lourdes e Cracovia – per citarne alcune – alla ricerca di letture interessanti. Ora sono i miei lettori che frequentano le stesse librerie per acquistare i miei libri, dai quali affermano di trarre benefici spirituali. Come può essere divertente e imprevedibile la vita!
Lavora per tante ore ogni giorno?
Bonum urget nos. Chi lavora con zelo non si stanca mai, ma quando posso mi riposo volentieri. I tipi tosti non sono sempre eroi.
Cinzia Ficco