Sunset Park (il titolo prende spunto dal nome di un quartiere marginale di Brooklyn, pieno di immigrati provenienti da tutti i continenti, dove in una casa fatiscente e abbandonata si rifugiano i quattro protagonisti della storia) ci accompagna nelle vie di New York, nei suoi interni, nei negozi, nei bar, nel parchi; e attraverso i personaggi Auster ci parla dei suoi autori preferiti, dei libri che ama, dei problemi legati al mondo dell’editoria, delle canzoni, dei film, di università, di cinema, di fotografia, di attori, ma anche di baseball, di infelicità e di una spesso vana ricerca di sé. Racconta attraverso tutto questo anche della grave crisi economica che imperversa da qualche anno negli Stati Uniti (e non solo) e che pregiudica i destini di un’intera generazione, mettendo a dura prova la tenuta sociale della maggior democrazia occidentale: crisi aziendali, rapporti familiari irrimediabilmente rovinati e identità personali disgregate.
Auster è capace di tenere sotto controllo l’intreccio complesso del romanzo con agilità, grazie ad una narrazione che risulta come al solito fluente, mentre ci conduce in lungo e in largo nel tempo e nello spazio: i personaggi viaggiano dalla costa est a quella ovest e dal nord al sud degli USA e da una parte all’altra dell’Oceano Atlantico, mentre l’io narrativo cambia in continuazione: prima si racconta di Miles, poi di Bing e le sue coinquiline, quindi di Morris Heller, mentre l’ultima parte del libro diventa corale e ognuno dei personaggi scava nella propria psicologia e nei propri problemi irrisolti. Nei libri di Auster i personaggi risultano veri, avendo, ciascuno di loro, caratteristiche proprie e diverse dagli altri. Ognuno con un personale fardello di problemi che lo condiziona. Problemi quotidiani che ci portano lontano dai romanzi dove tutto ruota attorno ad un unico punto di vista e ad un’unica soluzione. Non c’è nulla che abbia implicazioni specifiche, ma ogni cosa dipende da numerose altre.
Lo scrittore americano Paul Auster
In ogni libro del romanziere americano c’è qualcosa che ci può apparire familiare, come un sentimento conosciuto, un disagio interiore oppure una passione nascosta, qualcosa per il quale ci si sente coinvolti. E così anche quest’ultimo romanzo incanta anche i lettori più sensibili con atmosfere mirabilmente ricostruite e in cui ciascuno può trovare un appiglio alla propria vita.
Parlando del principale protagonista Auster nel libro dice: “L’unico lusso che si concede è comprare libri, (…) ma alla fine i libri non sono tanto un lusso quanto una necessità, e leggere è una malattia da cui non vuole essere curato”. Anche noi, come Miles, non vorremmo essere curati da questa malattia, soprattutto quando ci imbattiamo in romanzi come Sunset Park, che può essere annoverato certamente tra i migliori libri, se non addirittura il migliore in assoluto, del grande scrittore newyorkese.
Paul Auster
Sunset Park
Pag. 228 € 19,50
Giulio Einaudi Ed.
Ernesto Kieffer