Io voglio mescolarmi
ai pastori, riavermi nelle oasi,
vagabondare con le carovane,
vendere scialli, muschio,
caffè, mettere piede
su qualunque sentiero
dalle città al deserto.
(da Il divano occidentale-orientale di Johann Wolfgang Goethe)
Prima di stabilire che la pittura fosse il suo destino, il giovane Paul Klee (1879-1940) era stato anche poeta e musicista. Si era interessato di letteratura occidentale e orientale, scriveva versi ed era entrato a far parte dell’Orchestra Sinfonica di Berna in qualità di violinista. Di temperamento modesto, tranquillo e curioso nei Diari 1898-1918 (il Saggiatore, Milano, 2010 – traduzione di Alfredo Foelkel), Paul Klee scrive: «la musica è per me come una donna stregata dall’amore. La pittura mi darà la gloria? Potrò diventare uno scrittore, un lirico moderno? Illusioni! Sono disoccupato e vo’ girovagando». E fu proprio nel suo girovagare, durante uno dei tanti viaggi che Paul Klee realizzò dopo aver deciso che la pittura era la forma d’arte a lui più congeniale, che l’incontro con un Paese straniero rappresentò un vero momento di svolta. Era il 6 aprile del 1914 quando a Marsiglia Paul Klee, il suo amico Louis Moilliet e August Macke si imbarcavano a bordo del “Carthage” per raggiungere la Tunisia.
I Diari di Paul Klee ci descrivono in maniera asciutta e genuina le sensazioni e i momenti di questo viaggio, pianificato da tempo, più volte rimandato anche se fortemente voluto. Sin dalle prime impressioni Klee sentì di aver avuto ragione a riporre in questo viaggio grandi aspettative: «Sulla riva, vicinissimi, i primi arabi. Il sole di una forza oscura. La chiarità colorata sulla terra, promettente. Anche Macke lo sente. Sappiamo tutti e due che qui lavoreremo bene». Era il mattino del 7 aprile e stavano per approdare a Tunisi; le prime passeggiate per i souk e i vicoli della città gli valsero la sensazione di riuscire a vivere il sogno e la realtà contemporaneamente con un terzo fondamentale elemento, il suo «personale e indipendente giudizio». Le impressioni notturne ricche e stimolanti lo indussero a riflettere su Arte-Natura-Io, consapevole della distanza fra se stesso e la natura. Klee visitò Tunisi, Cartagine e Sidi Bou Said, il suggestivo villaggio bianco e azzurro che negli anni ha conquistato generazioni di artisti e che oggi è destinazione prediletta dal turismo internazionale.
Il 14 aprile i tre amici partirono alla volta di Hammamet e dalle descrizioni che Klee affidò alla carta, comprendiamo che l’entusiasmo per questa terra si intensificava di giorno in giorno: «Che giornata! In ogni siepe cantano gli uccelli. In un giardino un dromedario è al lavoro presso un pozzo. È proprio un quadro biblico. La città situata sul mare, ha del favoloso, con le strade intersecantisi in tutti i sensi. Ogni tanto uno sguardo dal muraglione di cinta. Le canne e i cespugli sono un bel ritmo di macchie. Nei dintorni, bellissimi giardini. Girovagato e dipinto molto». I tre compagni di viaggio decisero di raggiungere anche Kairouan, la quarta città santa dell’Islam dopo La Mecca, Medina e Gerusalemme. Afferrati dalla magnificenza di questo paese, come lo stesso Klee scrive, il 16 aprile giunsero dunque a Kairouan: «Assetati, beviamo molto tè per poter procedere degnamente alla scoperta di quella meraviglia. Per prima cosa un gran delirio che culmina di notte al “Mariage Arabe”. Nulla di singolo, solo un tutto. E che tutto! Una quintessenza da Mille e una notte, con il novantanove per cento di realtà. Che aroma, penetrante e inebriante, e che dà chiarezza, a un tempo. Cibo, vero cibo e bevanda stimolante, inebria e tonifica. Profumo di legna ardente. La patria?».
Questi giorni furono decisivi: Klee viene scosso da forti emozioni, riesce ad abbandonarsi al turbamento, al “traboccar” dell’animo, un crescendo che culmina in un’epifania dai colori delicati e decisi di una serata tunisina: «Un senso di conforto penetra profondo in me, mi sento sicuro, non provo stanchezza. Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore»; il giorno successivo, il 17 aprile, Klee giunse a questa decisione: «Oggi devo essere solo, e devo potermi concentrare; è stato troppo forte quanto ho provato». In un sovrapporsi di emozioni e sensazioni è innegabile che questo viaggio in Tunisia (insieme alla conoscenza di Kandinskij e di Delaunay, questo va ricordato), abbia decisamente influito nella maturazione artistica del pittore.
Alcuni critici tendono ad affermare che Klee avrebbe comunque portato a compimento il suo percorso artistico anche senza questa scoperta del Maghreb e delle sue atmosfere; osservando le opere realizzate durante il viaggio (circa 20 acquerelli e 12 disegni) e quelle successive, anche l’occhio meno esperto può però notare che il colore e la luce appaiono rinnovati, i soggetti strutturati in maniera geometrica e armoniosa anche se il linguaggio pittorico e le composizioni tendono all’astratto: è proprio al rientro dalla Tunisia che Klee riesce a raggiungere con piena consapevolezza e serenità il massimo livello di astrazione; fra le opere più suggestive di questo periodo ricordiamo Cupole rosse e bianche, Case rosse e gialle a Tunisi, Motivo da Hammamet, Il tappeto del ricordo, Davanti alle porte di Kairouan; risalgono tutte al 1914 e rientrano a pieno titolo fra i capolavori più ammirati dell’Artista. Forte di nuove e feconde suggestioni artistiche, piacevolmente consapevole di aver ritrovato nel viaggio stupore, entusiasmo ed una naturalezza tutta giovanile, il 19 aprile 1914 Paul Klee si preparava alla partenza da Tunisi e nel suo Diario annotava: «Molti acquerelli e una quantità di altre cose. Il più in me, profondamente in me, ma così abbondante che sarà sempre presente».