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Paul Valéry - Un chiaro fuoco

Da Ellisse


Alcuni testi giovanili di Paul Valéry, tratti da Album des vers anciens, tradotpaul valéry - clicca per ingrandireti da Maurizio Cucchi (Paul Valéry - Un chiaro fuoco - Ed. L'Arca Felice, 2012)
LE VANE BALLERINE
Quelle che sono fiori leggeri son venute,
figurine d'oro, bellezze minute
dove iride diviene, debole luna... Eccole
fuggire melodiose nel bosco rischiarato.
Di malva e d'iris e di notturne rose
le grazie nella notte, sotto la loro danza, schiuse.
Che velati profumi, da quelle dita d'oro!
Ma si sfoglia l'azzurro in questo morto bosco
e riluce a fatica un filo d'acqua sottile,
riposata, come tesoro pallido di antica
rugiada, da cui il silenzio in fiori sale. Eccoli
melodiosi fuggire nel bosco rischiarato.
Graziose quelle mani verso gli amati calici;
un po' di luna dorme sulle devote labbra
e le loro braccia splendide, dai gesti addormentati
dipanano piacevolmente sotto gli amici mirti
i fulvi loro vincoli, carezze... Ma talune
del ritmo meno schiave e delle arpe lontane
verso un sepolto lago vanno con passo lieve
a bere dai gigli la gracile acqua in cui dorme l'oblio.
Les vaines danseuses
Celles qui sont des fleurs légères sont venues,
Figurines d’or et beautés toutes menues
Où s’irise une faible lune... Les voici
Mélodieuses fuir dans le bois éclairci.
De mauves et d’iris et de nocturnes roses
Sont les grâces de nuit sous leurs danses écloses.
Que de parfums voilés dispensent leurs doigts d’or!
Mais l’azur doux s’effeuille en ce bocage mort
Et de l’eau mince luit à peine, reposée
Comme un pâle trésor d'une antique rosée
D’où le silence en fleur monte... Encor les voici
Mélodieuses fuir dans le bois éclairci.
Aux calices aimés leurs mains sont gracieuses;
Un peu de lune dort sur leurs lèvres pieuses
Et leurs bras merveilleux aux gestes endormis
Aiment à dénouer sous les myrtes amis
Leurs liens fauves et leurs caresses... Mais certaines,
Moins captives du rythme et des harpes lointaines,
S’en vont d'un pas subtil au lac enseveli
Boire des lys l’eau frêle où dort le pur oubli.


UN CHIARO FUOCO
Un chiaro fuoco m'abita e vedo freddamente
la violenta vita, illuminata tutta...
io non posso più amare oramai che dormendo
i suoi graziosi atti mescolati di luce.
I giorni miei, la notte, mi riportano sguardi
dopo i primi momenti di un infelice sonno,
quando sparsa nel buio è la sventura stessa,
tornano a farmi vivere, mi danno ancora occhi.
Se erompe quella gioia, un'eco che mi sveglia
ributta solo un morto, alla mia riva di carne.
E al mio orecchio sospende, il mio riso straniero
come alla vuota conchiglia un sussurro di mare,
il dubbio - sul bordo di un'estrema meraviglia,
se io sono, se fui; se dormo oppure veglio...
Un feu distinct
Un feu distinct m'habite, et je vois froidement
La violente vie illuminée entière...
Je ne puis plus aimer seulement qu'en dormant
Ses actes gracieux mélangés de lumière.
Mes jours viennent la nuit me rendre des regards,
Après le premier temps de sommeil malheureux ;
Quand le malheur lui-même est dans le noir épars
Ils reviennent me vivre et me donner des yeux.
Que si leur joie éclate, un écho qui m'éveille
N'a rejeté qu'un mort sur ma rive de chair,
Et mon rire étranger suspend à mon oreille,
Comme à la vide conque un murmure de mer,
Le doute — sur le bord d'une extrême merveille,
Si je suis, si je fus, si je dors ou je veille?

EPISODIO
Una sera prediletta da colombe sublimi,
una fanciulla, dolce, si pettina nel sole,
alle ninfee dell'onde un alluce abbandona
e per intiepidire le fredde vaghe mani, talvolta
ne immerge, nel tramonto, le rose trasparenti.
E se rabbrividisce a un'innocente ondata
la sua pelle, è la parola assurda di uno zufolo,
flauto di cui il colpevole nella pietra preziosa dei denti
trae d'ombra e di sogno come un futile vento
sull'occulto bacio che arrischia sotto i fiorì.
Ma quasi indifferente all'inganno di quei pianti,
né da alcuna parola, di rosa, resa dea,
una pesante aureola discioglie
e traendo dalla nuca un piacere che la torce,
deliziosi i suoi pugni premono le ciocche d'oro
di cui la luce scorre tra le sue dita limpide
... Una foglia muore sulle sue spalle umide,
una goccia cade dal flauto sull'acqua,
e il puro piede si spaura come un vago uccello
ebbro d'ombra.
Épisode
Un soir favorisé de colombes sublimes,
La pucelle doucement se peigne au soleil.
Aux nénuphars de l’onde elle donne un orteil
Ultime, et pour tiédir ses froides mains errantes
Parfois trempe au couchant leurs roses transparentes.
Tantôt, si d’une ondée innocente, sa peau
Frissonne, c’est le dire absurde d’un pipeau,
Flûte dont le coupable aux dents de pierrerie
Tire un futile vent d’ombre et de rêverie
Par l’occulte baiser qu’il risque sous les fleurs.
Mais presque indifférente aux feintes de ces pleurs,
Ni se se divinisant par aucune parole
De rose, elle démêle une lourde auréole ;
Et tirant de sa nuque un plaisir qui la tord,
Ses poings délicieux pressent la touffe d’or
Dont la lumière coule entre ses doigts limpides !
… Une feuille meurt sur ses épaules humides,
Une goutte tombe de la flûte sur l’eau,
Et le pied pur s’épeure comme un bel oiseau
Ivre d’ombre…

VEDUTA
Se declina la spiaggia, se l'ombra
sull'occhio si consuma e piange
se l'azzurro è lacrima, così
pura, al sale dei denti, affiora
il fumo vergineo o l'aria
che culla in sé poi spira
verso l'acqua, su un mare
assopito nel suo impero
Colui che senza udirle
con le sue labbra mosse al vento
già si distrae a svanire
mille voci vane in cui si muta
sotto l'umido bagliore dei denti
dolcissimo il fuoco dell'interno
Vue
Si la plage planche, si
L'ombre sur l'oeil s'use et pleure
Si l'azur est larme, ainsi
Au sel des dents pure affleure
Là vierge fumée ou l'air
Que berce en soi puis expire
Vers l'eau debout d'une mer
Assoupie en son empire
Celle qui sans les ouïr
Si la lèvre au vent remue
Se joue à évanouir
Mille mots vains où se mue
Sous l'humide éclair de dents
Le très doux feu du dedans.

VALVINS
Ti confondi alle foglie se tu vuoi
dipanare la foresta felice
che ti arieggia nella sempre letteraria
iole trainando soli ardentemente posti
nei biancori di un fianco carezzato dalla Senna
commossa, o in un presagio di cantato pomeriggio
secondo che il gran bosco una lunga treccia
immerga e la tua vela mescoli al meglio dell'estate.
Ma a te vicino sempre che libera il silenzio
ai ripetuti gridi di un aspro azzurro
l'ombra di qualche sparsa pagina di un libro
trema, riflesso di vagabonda vela sulla
polverosa superficie di un verde rivo
fra il lungo sguardo della Senna socchiusa.
Valvins
Si tu veux dénouer la forêt qui t'aère
Heureuse, tu te fonds aux feuilles, si tu es
Dans la fluide yole à jamais littéraire,
Traînant quelques soleils ardemment situés
Aux blancheurs de son flanc que la Seine caresse
Émue, ou pressentant l'après-midi chanté,
Selon que le grand bois trempe une longue tresse,
Et mélange ta voile au meilleur de l'été.
Mais toujours prés de toi que le silence livre
Aux cris multipliés île tout le brut azur,
L'ombre de quelque page éparse d'aucun livre
Tremble, reflet de voile vagabonde sur
La poudreuse peau de la rivière verte
Parmi le long regard de la Seine entr'ouverte.
nell'illustrazione un autografo in inglese di P. Valéry datato 1931, in cui è possibile leggere, in alto a sinistra, "il futuro non è quello che era solito essere", e in basso, "negli ultimi 20 anni la materia, lo spazio e il tempo non sono (più) stati ciò che erano. Dobbiamo aspettarci innovazioni nella tecnica da trasformare le arti, da trasformare la nostra stessa nozione di arte". Con probabile riferimento alla recenti scoperte nel campo della fisica, come la teoria della relatività di A. Einstein, che Valéry aveva conosciuto (nel 1929 il poeta aveva accompagnato lo scienziato a visitare H. Bergson ammalato) e a cui non è escluso che l'autografo sia dedicato. Sono noti gli interessi di Valéry in campo speculativo e filosofico, espressi tra l'altro nei celebri Cahiers. (g.c.)

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