Fiore di carne (Turks fruit) (1973) - 2,5/5
Kitty Tippel... quelle notti passate sulla strada (Keetje Tippel) (1975) - 3,5/5
Soldato d'Orange (Soldaat van Oranje) (1977) - 3,5/5
Spetters (Spruzzi) (1979) - 3/5
Il quarto uomo (De vierde man) (1983) - 3/5
L'amore e il sangue (Flesh+Blood) (1985) - 3,5/5
Robocop - Il futuro della legge (RoboCop) (1987) - 3/5
Atto di forza (Total Recall) (1990) - 2,5/5
Basic Instinct (1992) - 2,5/5
Showgirls (1995) - 2/5
Starship Troopers - Fanteria dello spazio (Starship Troopers) (1997) - 1,5/5
L'uomo senza ombra (Hollow Man) (2000) - 2/5
Black Book (Zwartboek) (2006) - 3/5
Verhoeven (1938) è uno dei più noti registi olandesi. Suo il merito di aver lanciato Rutger Hauer, abituale protagonista dei suoi primi film, e Jan De Bont, direttore della fotografia della maggior parte delle sue pellicole, prima di darsi anch'egli alla regia (Speed, Twister ed altri). I film di Verhoeven hanno al centro la commistione fra sesso e violenza, a dimostrazione della nota sentenza di Miike Takashi: "Più grande è l'amore, più aumenta la violenza". I protagonisti dei suoi film sono mossi da emozioni incontrollabili e pulsioni animalesche, ed i rapporti carnali presenti in buona parte della sua filmografia hanno connotazioni perverse. L'uomo maschio per Verhoeven è un animale bellicoso e costantemente in cerca di sesso, e la donna non è che un trofeo per il più forte o una sgualdrina amorale; le leggi sociali faticano a contenere gli istinti distruttivi delle persone che, in un modo o nell'altro, saltano sempre fuori. In un mondo privo di dei e possibilità di salvazione, i personaggi di Verhoeven si agitano frenetici in un delirio di sesso e morte che solo nell'amicizia virile sembrano a volte trovare un minimo di equilibrio (i rapporti uomo-donna invece si risolvono invece in esiti catastrofici per entrambi).
L'occhio sempre attento alla dimensione dell'intrattenimento ed il cimento in una certa varietà di generi diversi (fattore dovuto anche al trasferimento negli States a metà anni '80) rende Verhoeven un regista sempre interessante e ben più veritiero (col suo crudo iperrealismo spesso sul filo dell'esagerazione) nella rappresentazione dei comportamenti umani di molti autori dalle velleità di analisti psicologici: ancor prima che far pensare o parlare i personaggi, Verhoeven li fa agire.
-Fiore di carne
Olanda 1973 - commedia/drammatico/erotico - 112min.
Lo scultore Eric (Rutger Hauer) è raccattato da Olga (Monique van de Ven) mentre fa l'autostop. Tra i due scoppia subito la passione. Sebbene la madre di lei si opponga al loro rapporto, Olga ed Eric vanno a vivere nell'atelier di lui. L'idillio però non dura e a lung andare il rapporto si disgregherà fino a portare alla separazione fra i due. Tempo dopo si rivedono e lui decide di rimanerle accanto quando scopre che lei ha un tumore al cervello.
Nel tratteggiare questa storia di amore e morte priva di spunti narrativi particolarmente originali, Verhoeven si concentra sulla rappresentazione: grazie alla fotografia di De Bont, nitida e a fuoco, mette in scena immagini provocanti di incontri erotici forsennati e dialoghi sopra le righe recitati da attori istrionici, tutti esagitati, come preda di emozioni irrefrenabili. Il montaggio quasi convulso, i personaggi in perenne movimento, i frequenti movimenti di macchina, contribuiscono a dar vita ad un ritmo che accompagna tutto il film con pochi momenti distesi. La brama di vivere di questi due giovani, la carica erotica che li pervade, sembrano alimentare il motore a propulsione del film, che scorre veloce per quasi due ore di durata, rallentando solo nell'ultima parte, quando un'atmosfera mortifera inizia a prendere il sopravvento sul piglio rocambolesco cui la pellicola ci aveva abituati. Sebbene questo Fiore di carne non sia un'opera all'altezza dei successivi lavori del regista, a livello di equilibrio interno (alcune scene lunghe e noiose, come la visita della regina, si potevano evitare) che di contenuto (il tema del binomio amore/morte certamente è presente ma ancora abbozzato ed assai sbilanciato verso il versante erotico, tanto da far sembrare il film quasi una tarda pellicola sessantottina sulla liberazione sessuale), ma Verhoeven mostra doti acute nella scelta del cast ed in un'accattivante resa formale che lasciano presagire un promettente futuro.
Tratto dal romanzo omonimo di Jan Wolkers, è uno dei maggiori successi nazionali del cinema olandese (è stato visto dal 27% della popolazione).
Voto: 2,5/5
-Kitty Tippel... quelle notti passate sulla strada
Olanda 1975 - storico/drammatico - 106min.
Si inizia nel 1881, seguendo le vicende di Kitty (Monique van de Ven) e della sua famiglia, partita dal paesino di Stavoren verso Amsterdam in cerca di fortuna. Passando per varie tappe lavorative che la portano anche ai più bassi livelli della scala sociale, Kitty si invaghisce di un banchiere (Rutger Hauer) e cambia vita, andando a stabilirsi nei quartieri alti. Ma anche questa apparente felicità è destinata a deteriorarsi, e la giovane donna finisce anche per essere coinvolta dai tumulti civili dei socialisti braccati dalla polizia.
Il film segna il cimento di Verhoeven nel genere storico, cui ritornerà più volte in seguito. Come nel film precedente la coppia di attori protagonisti è la stessa, ma stavolta i ruoli sono invertiti: Hauer fa da spalla a fredda e sensuale van de Ven, perfetta per il ruolo: la sua aria vagamente assente ed il suo corpo esile danno forma all'idea di una donna scossa da una moltitudine di eventi più grandi di lei, ma che nonostante tutto combatte per cercare di autoaffermarsi. In questo film, come in un certo senso anche nel precedente e come più incisivamente anche nei lavori successivi, si narra un percorso umano di ascesa e caduta (non per forza in quest'ordine), ed in questo senso si può notare una certa somiglianza fra il personaggio di Kitty e quello di Nomi, protagonista del futuro (1999) Showgirls. Il cast tecnico principale è inalterato rispetto a Fiore di carne, e la fotografia di Jan de Bont spicca ancora per la sua attitudine alla nitidezza ed alla saturazione dei colori (il nettissimo blu dell'abito di Kitty rimane impresso nel cervello).
Bel lavoro da parte di tutti gli interpreti e una conferma delle capacità registiche di Verhoeven, che realizza con successo scene di massa tanto quanto claustrofobiche scene in notturna.
Tratto dai libri autobiografici di Neel Doff (1858-1942).
Voto: 3,5/5
-Soldato d'Orange
Olanda 1977 - storico/guerra/drammatico - 147min.
Liberamente tratto dal romanzo Soldaat van Oranje '40-'45, di Erik Hazelhoff Roelfzema: vicissitudini di un gruppo di sei amici olandesi, studenti universitari all'epoca dello scoppio della WWII, fra chi cerca di barcamenarsi evitando i conflitti e chi decide di arruolarsi per difendere la patria.
Un film storico di notevole spettacolo e potenza, dipinge un affresco interessante del clima tumultuoso della guerra, condizione terrificante ma anche esaltante per alcuni, che pone l'uomo al centro di scelte difficili. Verhoeven tornerà sull'argomento molti anni più tardi con Black Book (2006). Qui ricorre al suo attore prediletto Rutger Hauer per la parte del protagonista; Hauer gioca bene le sue carte tenendosi su registri meno esagitati del solito e dando finalmente prova delle sue virtù recitative. La ricostruzione d'ambiente è perfetta, anche grazie al budget chiaramente più elevato rispetto alle precedenti produzioni. La sceneggiatura offre una buona dose di varietà, penso in gran parte grazie al materiale letterario di partenza. L'espediente è classico (raccontare una vicenda storica da vari punti di vista) ma sempre fresca, anche perché almeno per noi italiani l'ambito della resistenza olandese ai tedeschi durante la WWII non è molto conosciuto. La cinepresa è sempre mobile, anche se a differenza dei film precedenti ci sono molte più riprese statiche. La fotografia di Jan de Bont è sempre eccellente. La lunghezza in qualche caso può diventare lungaggine, ma è un difetto minore in un film complessivamente eccellente.
Voto: 3,5/5
-Spetters (Spruzzi)
Olanda 1979 - commedia - 117min.
La vita di 3 amici adolescenti di Rotterdam appassionati di motociclette; uno pensa di avere la stoffa per diventare un campione mentre è una schiappa, un'altro è una promessa sportiva ma in seguito ad un incidente rimane in sedia a rotelle e vedere svanire il suo sogno, un terzo affronta con difficoltà una crisi di identità sessuale.
Un altro film corale dopo il precedente, questa volta però si dipinge l'affresco della contemporaneità giovanile del ceto medio-basso olandese di fine anni '70, un mondo senza grandi speranze per il futuro nel quale i ragazzi pensato principalmente a rimorchiare. Come i precedenti film di Verhoeven anche qui la commistione di sesso (spesso impedito) e violenza (spesso ingiustificata) concorre ad esplicitare la pessimistica visione del mondo del regista, che vede l'uomo, ancor prima che lupo degli uomini, animale randagio in cerca disperata di un branco, che tradotto sta a dire ruolo nella società e consenso comunitario. Tuttavia il regista è qui abbastanza spiritoso, complice la buona sceneggiatura di Gerard Soeteman, ed inanella molte scene divertenti, alcune delle quali incentrare sul suo pupillo Rutger Hauer che interpreta un campione di motocross. Così la componente drammatica, presente soprattutto nella seconda metà del film (cioè il momento della disillusione dopo l'euforia giovanile) è alleggerita e non risulta troppo pesante da sostenere.
Dopo la regia più convenzionale del precedente film, Verhoeven è di nuovo libero di girare nel suo solito modo convulso ma ordinato, confidando nella fotografia del sempre valido Jan de Bont che è garanzia di varietà. Bella colonna sonora, con pezzi dell'epoca e musiche originali piene di sintetizzatori come volevasi agli inizi degli anni '80.
Qualche dubbio di verosimiglianza nella rappresentazione di questo mondo giovanile votato per forza all'eccesso, comunque, c'è.
Voto: 3/5
-Il quarto uomo
Olanda 1983 - thriller/giallo/fantastico - 97min.
Uno scrittore cristiano ma bisessuale incontra ad un convegno una femme fatale che lo seduce e lo tiene a vivere con sé; malgrado il pericolo che egli sente nello stare con questa donna, la quale sembra essere la causa della morte di tutti i suoi amanti precedenti, l'uomo non riesce a staccarsene e precipita in un baratro sanguinoso.
Un film diverso dai precedenti, impregnato di pulsioni mortifere e suggestioni fantastiche, Il quarto uomo è un originale giallo, la cui struttura di base funse da modello per il futuro Basic Instinct. Rinnovando del tutto il parco attori, Verhoeven realizza un thriller morboso e notturno, in cui il protagonista scrittore è ossessionato più dalle immagini che dalle parole, e proprio dalle immagini (dai corpi) viene sopraffatto, proprio come accade a Jack Torrance nel capolavoro Kubrick-iano, di sicura influenza su questo film. Come al solito la regia dell'olandese conferisce una visione personale al tutto, miscelando i suoi ingredienti preferiti: sesso e violenza. La fotografia di Jan de Bont è anche stavolta determinante per il risultato finale, un'angosciante incubo fitto di ombre e minacce, reali o immaginarie. Qualche difetto invece nel montaggio, a volte non all'altezza della situazione, e nei sorpassati effetti speciali che tolgono un po' di suspence. Come macchina di dramma voyeuristico invece il film funziona ancora alla grande.
Il valido cast aiuta.
Voto: 3/5
-L'amore e il sangue
USA/Olanda/Spagna 1985 - guerra - 126min.
Lotte fra bande di mercenari nell'Europa medievale.
Il lavoro che assomma tutte le idiosincrasie del Verhoeven prima maniera, riassunte anche nel titolo, quello originale: la carne e il sangue. Non l'amore, come stupidamente recita il titolo italiano, che peraltro è del tutto assente nell'intera filmografia di Verhoeven. Sono passioni estreme quelle che animano i personaggi del film: libido erotica da una parte e violenza estrema dall'altra, in un delirio nichilismo che cinicamente ci viene propinato nei modi di un kolossal d'azione, come vogliono i crismi della megaproduzioni di Hollywood. Questa è infatti la prima produzione americana di Verhoeven, che si trasferirà negli States inaugurando una nuova fase della sua carriera. Un memorabile Rutger Hauer impersona un mercenario che si convince di essere prescelto da Dio per qualche assurda missione di conquista; il film è anche un attacco alla religione vista più che mai come oppio dei popoli ed instrumentum regnii. Grande sfarzo nelle scenografie e nelle scene di massa, con agili movimenti della mdp. Qualche influenza da Conan il barbaro (1982) è ipotizzabile.
Voto: 3,5/5
-Robocop - Il futuro della legge
USA 1987 - fantascienza - 102min.
Alex Murphy, poliziotto onesto in una città di corrotti (una futuristica e degradata Detroit) viene massacrato da una banda di criminali. I suoi poveri resti vengono racoclti da una potente società di elettronica ed armamenti che lo trasforma in un cyborg poliziotto, Robocop. L'esperimento funziona, ma Robocop causerà guai ai suoi stessi creatori, anche loro immanicati con la malavita.
Un classico della fantascienza violenta americana. Un eroe entrato nell'immaginario collettivo e nella storia del cinema, una regia robusta e truculenta che non ci risparmia efferatezze di tutti i tipi ma mantiene anche una classica compostezza tipica del filmone hollywoodiano.
Sparatorie di tutti i tipi e robottoni giganti faranno felici gli amanti dei dyna movies.
Voto: 3/5
Inizia poi una fase calante da parte del regista, che pur dirigendo pellicole di buon successo di pubblico, hanno ormai ben poco di autoriale; le tematiche proprie della filmografia passata del regista perdurano sotto altra forma, soffocate da stereotipi Hollywood-iani che solo quà e là lasciano intravedere sprazzi di genuina creatività.
-Atto di forza
USA 1990 - fantascienza - 109min.
Uno dei più famosi film di Schwarzenegger, ispirato ad un racconto breve di Philip J. Dick. Verhoeven continua l'esplorazione del genere fantascientifico ricco di adrenalinaa cruenta e con un sottotesto di denuncia sociale sullo sfruttamento di classe. Si strizza l'occhio alle aberrazioni corporali di Cronenberg, e non manca qualche momento umoristico (la donna con tre tette, la famosa battuta: "Porta le chiappe su Marte"). A volte un po' idiota, sia avvale di scenografie suggestive (anche se decisamente posticce viste oggi) e riesce a divertire se si è in vena.
Voto:2,5/5
-Basic Instinct
USA 1992 - thriller/erotico - 127min.
Un detective di San Francisco (Michael Douglas) deve indagare sulla morte di un cantante famoso. Sembra centrare una sensuale scrittrice, Catherine Tramell (Sharon Stone).
Verhoeven tenta invano di inserirsi nel filone dei grandi noir americani. A parte l'atmosfera torbida ed il sex appeal della bella Stone, però, Basic Instinct è un thriller scontato e piuttosto inverosimile, a meno di giudicare scarsamente intelligente la polizia di San Francisco. Tuttavia il film è stato eccessivamente maltrattato dalla critica: la lascivia che trasuda dalla luministica soffusa e dal corpo di Catherine rendono il lavoro di Verhoeven ben più interessante delle opere contemporanee di Adrian Lyne.
Voto: 2,5/5
-Showgirls
USA 195 - commedia/drammatico - 125min.
Nomi va a Las Vegas in cerca di fortuna. Si trova derubata e costretta ad entrare nel giro delle showgirls negli spettacoli - più o meno a luci rosse - locali. Farà carriera.
Uno dei film più bastonati dalla critica degli anni '90, soffre di smisurate ambizioni che lo fanno spesso prrecipitare nel ridicolo. In questa parabola di dannazione e riscatto Verhoeven sembra quasi cercare di risultare epico nella fastosissima messinsca. La recitazione purtroppo è altalenante, a volte grottescamente esagerata, a volte inadeguata allla drammaticità del momento. ltre a questo aggiungiamo che la storia raccontata non offre elementi di novità, ed il film è troppo lungo per ciò che ha da dire. Il kitch di certe scene lo rendono però interessante dai cultori delle stramberie e degli eccessi audiovisivi. Bella colonna sonora.
Voto: 2/5
-Starship Troopers - Fanteria dello spazio
USA 1997 - fantascienza - 129min.
Facchissimo ritorno alla fantascienza spaziale per Verhoeven, con un film senza una storia decente che è una parata di pupazzoni digitali insettoidi. Gli effetti speciali forse erano buoni all'epoca, ma ora quasi non si possono vedere. Piattezza narrativa senza freni con personaggi monocordi e pochissimi guizzi di sceneggiatura. L'unico interesse che può suscitare il film è una certa somiglianza di contenuti con la saga videoludica di Mass Effect. Peraltro anche questo film ha dato irgine ad una trilogia - del tutto inspiegabilmente.
Voto: 1,5/5
-L'uomo senza ombra
USA 2000 - fantahorror - 112min.(director's cut 120min.)
Ultima inccursione - per ora - del regsta nella fantascienza, qui più che mai a tinte horroor, basata sul classico canovaccio dell'esperimento dalle tragiche conseguenze. Ribaltamento dei film di super-eroi: stavolta il "super-potere" viene utilizzato per fini tutt'altro che benevoli. La prima parte merita attenzione per l'effettistica notevole e la costruzione dei personaggi, poi scivola nella carneficina come una sorta di Shining più splatter, perdendo molto del fascino che aveva acquisito. peccato perchè poteva essere meglio. Bella prova attoriale di Kevin Bacon.
Voto: 2/5
Black Book
Olanda/Belgio/UK/Germania 2006 - guerra/storico - 145min.
Il miglior film di Verhoeven in vent'anni è un ritorno alle sue origini, geografiche e filmografiche, riprendendo il filone storico e guerresco di Kitty Tippel e Soldato d'Orange; ambientato nella resistenza olandese racconta gli intrighi dal punto di vista di una ex cantante ebrea che si infiltra nei servizi di sicurezza delle SS a L'Aia. SDue ore e passa di intrighi, giochi di gatto col topo, tradimenti concatenati, doppi giochi, spie e controspie per ricostruire un periodo nerissimo di storia olandese in cui si è in piena zona grigia, senza distinzioni chiare tra buoni e cattivi. Con qualche compiacimento estetico ed eccesso violento sembra anticipare il capolavoro tarantiniano Bastardi senza gloria: in realtà Verhoeven è tornato fedele alla sua poetica, dopo anni in sordina. Goodibile.
Vto: 3/5
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