Pauline, Hannah, Joseph, il tirannosauro

Creato il 12 gennaio 2014 da Wsf

Che cos’é l’amore?
Un gioco di specchi. Quasi mai immacolati, ma più spesso sporchi, rotti, venati in più punti, scheggiati.
Forse tale frammentazione é dovuta all’asse storto della nostra visione del mondo, che solo in parte riesce a riequilibrare le azioni deformandole ulteriormente.

Questo è ed allo stesso tempo non é, Tyrannosaur.
Opera prima del talentuoso attore Paddy Considine, che scrive e dirige uno dei film inglesi più importanti degli ultimi anni.
La storia si dilata con i propri tempi fra le strade e le stanze periferiche di un quartiere di Glasgow. Una delle tante zone abbandonate dalla società borghese, in cui l’alcool e il razzismo possono trovare libero sfogo.
In questo ambiente, vive e si muove Joseph, sessantenne vedovo e disoccupato, con spiccate tendenze autolesionistiche. La scena di apertura infatti, ci permette di comprendere immediatamente il temperamento del protagonista che perso nella furia inutile di una discussione da bar, colpisce violentemente con un calcio il suo cane, uccidendolo.
Il senso di colpa é sempre più forte dell’oblio della memoria e dopo la distruzione del capanno in cui il cane era solito dormire, l’uomo si spinge come un animale ferito dentro al negozio di Hannah.
Questo inconsueto primo incontro manderà in collisione due diverse visioni del mondo, cambiando per sempre le loro esistenze. La donna fervente cattolica, cerca di consolare Joseph nell’unico modo che conosce, pregando. Ma l’uomo sebbene sia ostile ad ogni forma di religiosa gentilezza, si sente profondamente toccato dalle parole della donna ed ormai totalmente indifeso reclina il capo e piange.

L’esplosione emozionale incontrollata dalle forti tinte devastanti di Joseph viene sublimata attraverso un serie ripetuta ed ossessiva di azioni sfrenate che si stemperano dolcemente nel charity shop di Hannah, interpretata da Olivia Colman.
Il filo conduttore che lega due personalità così diverse é la solitudine, che andrà scemando attraverso una dinamica di repulsione e attrazione, fino a condurre entrambi, in modo quasi del tutto inaspettato, alla nascita di un legame di amicizia amorosa.
Un’ emozione, l’affetto, che appartiene intrinsecamente all’essere umano e che s’insinua nelle pieghe profonde della coscienza mettendo continuamente in discussione la morale.
I due personaggi paiono non avere radici, eccezione fatta per le persone che hanno vicino.
L’unico vero amico di Josef sta morendo di cancro ed Hannah ha solo il suo negozio ed i lividi che il marito giornalmente le regala.
“Tirannosauro” non é dunque solamente il nomignolo che Joseph dà a sua moglie Pauline, ma il tipo di ambiente in cui si muovono i personaggi. La periferia, le persone ed i loro atteggiamenti da working class, ormai allo sbando.
Scelte perennemente sbagliate che conducono alla distruzione intrinseca di se stessi.
La ricompensa alla fine del viaggio non sarà la redenzione, ma la riscoperta interiore di quella parte animale dell’essere che permette all’uomo di vivere secondo natura. Un vivere per noi stessi e forse di riflesso anche per gli altri.
Il passato, come tutte le possibili opportunità, smetteranno di esistere ogni qualvolta si raggiungerà un punto di rottura, poiché dire addio ad una cattiva abitudine é più nichilistico che piangerla.
L’amore non vince sempre e le azioni non devono o forse più semplicemente non possono essere dimenticate.
Ognuno di noi porta con se’ il suo “carico di merda” e non c’é fede o santone a cui rivolgersi per smacchiare l’anima.
L’ uomo può sopportare fino ad un certo limite torture e privazioni, prima che tutto torni nuovamente in equilibrio. L’evoluzione umana di Josef non é quella canonica dell’eroe buono, quanto più la circolarità della chiusura di un cerchio biologico.
Quale é dunque la conclusione finale?
Semplicemente averne abbastanza.
Solo allora ogni parola, credo o gesto potrà tornare di nuovo ad avere la sua preistorica utilità; come l’inquadratura fissa della camminata che chiude il film e pare volerci dire: “porta con te le cose belle quando parti e per favore chiudi la porta quando l’anima sarà uscita”.

Christian Humouda


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