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Paura della donna - Appunti sparsi

Creato il 16 ottobre 2014 da Stupefatti
Paura della donna - Appunti sparsi
1) L’uomo primitivo è vittima di una perpetua disposizione all’angoscia…questa disponibilità all’angoscia si manifesta con maggiore forza in tutte le occasioni che differiscono in qualche modo dal normale, che implicano qualcosa di nuovo o inaspettato, qualcosa di non comprensibile o strano. Essa costituisce anche l’origine delle pratiche cerimoniali, estensivamente adottate nelle religioni più tarde, associate con l’inizio di ogni nuova impresa e di ogni nuovo periodo di tempo, i primordi della vita umana, animale e vegetale. I pericoli da cui l’uomo in angoscia si crede minacciato mai gli appaiono più vivi di quando si trova in una situazione pericolosa, e quella è per altro l’unica volta che ha senso proteggersi da esso. Nel matrimonio il primo rapporto sessuale può certamente esigere, in virtù della sua importanza, di essere preceduto da tali misure precauzionali (rituali, cerimonie, etc ndr)…
…(nelle civiltà primitive ndr) il rapporto con le donne è soggetto a restrizioni tanto solenni e numerose che abbiamo ogni ragione di dubitare sulla presunta libertà sessuale dei selvaggi….

L’uomo primitivo ovunque abbia eretto un tabù teme qualche pericolo e non c’è alcuni dubbio che in tutte queste regole volte a evitarlo si manifesti una paura generalizzata delle donne. Questa paura si basa forse sul fatto che la donna è diversa dall’uomo, sempre incomprensibile e misteriosa, strana e quindi apparentemente ostile. L’uomo teme di essere indebolito dalla donna, di restare infetto dalla sua femminilità e quindi di apparire incapace.Il coito, scaricando le tensioni e provocando flaccidità, produce l’effetto che può rappresentare il prototipo di quel che l’uomo teme, e il rendersi conto dell’influenza che la donna esercita su di lui mediante il rapporto sessuale, la stima che ottiene da lui, possono giustificare l’aumento di questa paura. In tutto ciò non v’è nulla di desueto, nulla che non sia ancora vivo anche tra noi.Sulla tendenza universale alla devalorizzazione della vita amorosa,

Sigmund Freud, 19122) Ogni uomo vive l’erezione da un lato come un evento primordiale, carico di potenza e di mistero e degno di venerazione, dall’altro come un meccanismo al di fuori del proprio controllo, di cui non si è mai completamente certi e che quindi suscita paura e insicurezze.Scrive Arno Gruen: “Tutta l’infelicità insita nella pulsione maschile a dominare la donna si evidenzia nelle fantasie che gli uomini hanno durante l’atto sessuale. Si tratta spesso di fantasie del tutto impersonali e aggressive, che riducono la donna a un oggetto passivo…Disprezzando le donne,gli uomini possono sfuggire alla vera intimità di cui hanno paura perché dubitano della propria adeguatezza; in verità non credono che qualcuno possa accettarli senza riserve. Mi pare che il motivo per cui noi uomini abbiamo bisogno di fantasie sessuali aggressive sia poter compensare i nostri sentimenti di inadeguatezza”.Sembra che la segreta paura di assomigliare alla donna, che molti riconoscono come elemento intrinseco all’identità maschile, sia stata progressivamente affiancata daun’invidia del potere femminile, ritenuta una “spia” della crisi della virilità.L’invidia della sessualità femminile, che comprende la capacità seduttiva, la possibilità di mantere un’eccitazione prolungata e di provare più orgasmiL’invidia è un sentimento doloroso, del quale è difficile liberarsi attraverso riflessioni di tipo razionale. È un meccanismo di difesa, un tentativo di recuperare la fiducia e la stima di se stessi attraverso la svalutazione di chi ha più successo e più opportunità…L’invidioso spesso non si limita alla svalutazione mentale, ma elabora atteggiamenti di tipo aggressivo e distruttivo, cercando di danneggiare e di ostacolare la persona invidiata, colpevole, ai suoi occhi, di essere apprezzata più del dovuto.…L’invidia maschile nei confronti delle donne viene riconosciuta dalla psicanalisi soltanto quando sostiene che l’uomo s difende da un rapporto troppo coinvolgente con l’altro sesso, per esempio cercando sempre nuove relazioni, perché teme l’onnipotenza femminile-materna, e la situazione di dipendenza che ne consegue.“Le nuove ferite degli uomini”, Vera Slepoj, 20103) “(Su Clitemnestra ndr) Il dramma classico, forgiato nell’ambiente ateniese del V secolo, si prospetta come eredità dell’epica e della poesia arcaica misogina (Esiodo e Simonide), con il compito di esorcizzare, tramite vicende spesso cruente e feroci, le paure che da sempre attanagliano l’uomo, in questo caso specifico il timore suscitato dalla donna, in particolare dalla moglie apparentemente devota, repressa e segregata, che si immagina pronta ad esplodere e ribellarsi, rappresenta la prima generalizzazione della letteratura occidentale contro le donne, avendo macchiato con i suoi crimini tutte le spose.Naturale l’associazione oppositiva con Penelope, simbolo della fedeltà coniugale: infatti, l’una intesse una rete fatale di morte e inganno, l’altra invece fila una tela a garanzia della propria virtù.In quanto donna, è portatrice di una differenza e di un’inferiorità naturale e sessuale, come sostengono le teorie di Platone e soprattutto di Aristotele, statuale e politica, in quanto regina e xenia, vale a dire straniera greca, spartana, priva della cittadinanza ateniese.“Nella rete di Clitemnestra”,dal blog Aliceinwriting4) I - Le donne sono una razza nemica….Mascherate da «sesso debole» sono quello forte….L’uomo è diretto, la donna trasversale. L’uomo è lineare, la donna serpentina. Per l’uomo la linea più breve per congiungere due punti è la retta, per la donna l’arabesco. Lei è insondabile, sfuggente, imprevedibile. Al suo confronto il maschio è un bambino elementare che, a parità di condizioni, lei si fa su come vuole. E se, nonostante tutto, si trova in difficoltà, allora ci sono le lacrime, eterno e impareggiabile strumento di seduzione, d’inganno e di ricatto femminile.La donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale. E quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni, l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso femminile.Sul sesso hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda, anche se la cosa, a ben vedere, interessa e piace molto più a lei che a lui. Il suo godimento — quando le cose funzionano — è totale, il nostro solo settoriale, al limite mentale («Hanno sempre da guadagnarci con quella loro bocca pelosa» scrive Sartre).Ma adesso che si sono finalmente «liberate» sono diventate davvero insopportabili. Sono micragnose, burocratiche, causidiche su ogni loro preteso diritto. Han perso, per qualche carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso anche dei figli quando si degnano ancora di farli.II -  Considero la donna, meglio: la femmina, molto più vitale del maschio. È lei, che procrea, la protagonista del gran gioco della vita (quello reale, non quello virtuale) mentre il maschio è un fuoco malinconico e transeunte animato da un oscuro istinto di morte. La donna è la vita, l’uomo è la legge, la regola, il rigore, la morte (il contrasto tra Antigone e Creonte in Sofocle). Non a caso nella tradizione kabbalistica, e peraltro anche in Platone, quando l’Essere primigenio, dopo la caduta, si scinde in due la Donna viene definita “la Vita” o “la Vivente” mentre l’Uomo è colui che “è escluso dall’Albero della Vita”.È per riempire questo vuoto, per sopperire a questa impotenza procreativa (“l’invidia del pene” è una sciocchezza freudiana),che l’uomo si è inventato di tutto, la letteratura, la filosofia, la scienza, il diritto, il gioco regolato e il gioco di tutti i giochi, la guerra, che però oggi ha perso quasi tutto il suo fascino perché affidata alle macchine e anche perché in campo han voluto entrare pure le stronzette che pretendono di fare i soldati e vogliono fare, con i loro foularini, le corrispondenti di guerra (Ma state a casa, cretine, a fare figli. L’interesse della donna per la guerra è una perversione degli istinti. La donna, che dà la vita, non ha mai amato questo gioco di morte, tipicamente maschile. Ma ormai così è: le più assatanate guerrafondaie di questi ultimi anni sono state la Albright, Emma Bonino e quella pseudodonna e pseudonera di Condoleezza Rice).Comunque sia è vero che da quando si sono “liberate” si sono appiattite sul maschile,diventandone una parodia, e insieme alla femminilità hanno perso anche il loro fiore più falso e più bello, il pudore, per il quale valeva la pena, appunto, di corteggiarle. Han perso la sapienza delle loro nonne alle quali bastava far intravedere la caviglia. Rivestitevi, sciocchine. All’uomo non interessa la vostra nudità, ma scartocciare, lentamente, la colorata e inquietante caramella anche se, alla fine, c’è sempre la solita, deludente, cosa.III - Conosco molte trentenni, spesso belle, colte, eleganti (fini no, la ragazza “fine” è scomparsa dall’Occidente) che fan una fatica boia a trovare un partner. Non per una scopata (anche per quella, gli uomini, di fronte all’aggressività femminile, stan diventando tutti finocchi), ma un uomo che dia loro la sicurezza e il senso di protezione di cui hanno bisogno. Consiglio uno stage in Afghanistan. Troveranno degli uomini che le faranno rigar dritto, come meritano e come, nel fondo del cuore, desiderano.Massimo Fini(Leggi qui, qui, qui e qui)5) Le donne sono state finora trattate dagli uomini come uccelli che, dopo aver spiccato il volo da una certa altezza, si sono smarriti abbassandosi fino a loro: come qualcosa di più fine, di più vulnerabile, di più selvaggio, di più singolare, di più dolce, di più spirituale – ma anche come qualcosa che si deve imprigionare affinchè non se ne rivoli via.Ciò che nella donna incute rispetto e piuttosto spesso timore è la sua natura, che è “più naturale” di quella dell’uomo, la sua genuina rapace astuta duttilità, i suoi artigli di tigre sotto il guanto, la sua ingenuità nell’egoismo, la sua ineducabilità e intima selvatichezza, l’inafferrabilità, vastità, vaghezza dei suoi desideri e delle sue virtù…Ciò che, nonostante ogni paura, ispira pietà per questa bella e pericolosa gatta “donna”, è che essa è più sofferente, più vulnerabile, più bisognosa d’amore ed appare più condannata alla delusione di qualunque altro animale. Paura e pietà: con questi sentimenti l’uomo è stato finora di fronte alla donna, sempre con un piede già nella tragedia che lacera estasiando.Al di là del bene e del male, Friedrich Nietzsche, 1885

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