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Paura delle parole

Creato il 22 gennaio 2015 da Obbrobbrio @obbrobbrio
Paura delle parole
Quando l'ondata emotiva legata ai fatti di Parigi si sarà esaurita, tutto tornerà come prima. 
Il diritto alla satira dovrebbe essere sempre garantito e rispettato. Il mondo è pieno di gente non libera, per scelta o imposizione. Ma chi ha deciso di aderire a una fede, che si tratti di una fede politica, religiosa o addirittura sportiva, non dovrebbe cercare di imporre il proprio sistema di valori agli altri. Queste parole potranno apparire scontate, eppure son certo che ognuno di voi si sia imbattuto almeno una volta nella vita nella tendenza a  cercar di chiudere la bocca altrui.
 E se il capo della Chiesa può permettersi di affermare "se offendi mia madre ti do un pugno", equiparando la satira a una mera diffamazione, mi chiedo cosa accadrebbe se questa logica, la logica del pugno, la usassero contro di lui tutte le persone che ogni giorno vengono discriminate dal credo di cui si è fatto esponente. I "ma se la son cercata" arrivano dalla stessa gente che sostiene che una gonna costituisca l'attenuante per lo stupro, atteggiamenti vergognosi come la mentalità bigotta di cui non ci libereremo mai.
Non sempre chi "sbaglia" con la satira paga con la vita. C'è chi, come Luttazzi, viene semplicemente messo a tacere e chi, come Crozza, alla prima lamentela da parte del Vaticano (per le sue imitazioni di Ratzinger) ha scelto l'autocensura.
La satira deve essere libera. Una satira castrata diventa satira di regime.
La satira deve far incazzare, perché prende di mira profondi pregiudizi, perché spinge la "vittima" a un impietoso confronto con se stessa.
Io non voglio un mondo pieno di gente che dice di essere Charlie. Voglio un mondo in cui chi vuole essere Charlie sia libero di farlo senza rotture di coglioni. Ma fino a quando piccoli e grandi fascismi ci permeeranno, non saremo pronti ad accettare il cambiamento.
Sostenere la libertà di espressione è facile, non costa nulla. Ma basta farsi un giretto nel web per imbattersi nell'incapacità diffusa di accettare una critica, un parere discordante. E così gli amministratori di un forum possono atteggiarsi a capetti sfoggiando i loro gradi virtuali, blogger più o meno noti possono calare la scure della "moderazione" su pareri discordanti dal loro. I social non aiutano il confronto, bensì favoriscono la nascita di ghetti virtuali in cui chi la pensa diversamente viene escluso o messo alla gogna.
Siamo nel 2015, il Medioevo è lontanissimo rapportato alla sfuggente durata di una vita umana, ma le piccole e grandi repressioni di ogni giorno dimostrano un fatto orrorifico e consolatorio al tempo stesso: la parola fa ancora paura. Fa paura ai Papi e agli Imam, ai politici e ai mafiosi, ai poveri stronzi dalla capacità di confronto ridotta a minacce di querele e segnalazioni d'abuso. 
La parola può illuminare o irritare, sovvertire un ordine, scatenare una guerra. Anche se, troppo spesso, si rivela un'arma intelligente nelle mani di perfetti imbecilli.

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