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PAURA DI VOLARE - di Erica Jong

Creato il 21 febbraio 2012 da Ilibri
PAURA DI VOLARE - di Erica Jong PAURA DI VOLARE - di Erica Jong

Titolo: Paura di volare
Autore: Erica Jong
Editore: Bompiani
Anno: 1978

La paura di volare di Erica Jong è qualcosa che si conosce ma di cui ci si libera a fatica.

E’ la paura di vivere, di prendersi lo spazio necessario per respirare e per capire che la vita che si sta vivendo non è la propria, ma quella di qualcun altro.

Isadora Wing è la protagonista suo malgrado disincantata ma ancora ostinatamente idealista di queste pagine. Le sue contraddizioni sull’amore, il matrimonio, il sesso e la scrittura costringono il lettore ad una riflessione forzata sulla propria esistenza sentimentale e non. Le domande sono quelle che Isadora pone costantemente a se stessa e le risposte non si concludono mai con un punto e a capo.

Non c’è soluzione, non c’è salvezza. C’è solo la vita.

Erica Jong, attraverso la sua tormentata poetessa Isadora, traccia il profilo di una donna che teme i fallimenti, il dolore, l’abbandono, il tradimento ma che, nonostante ciò, non riesce ad evitarli. E’ una donna che analizza gli uomini ed il sesso con attenzione maniacale, indiscreta, a tratti isterica. Le responsabilità delle miserie delle relazioni sentimentali – tra cui le sue - sono ben distribuite tra donne con la testa infarcita di romanticismo spicciolo e sensi di colpa, votate alla sofferenza ed alla sottomissione e uomini frustrai e bipolari, all’eterna ricerca di conferme sulla propria virilità.

Mostratemi una donna che non si senta colpevole e io vi mostrerò un uomo”.

Isadora mal tollera l’immobilismo e teme la sua innata irrequietezza. Si ritrova ad assecondare i suoi desideri, per sfuggire alla noia devastante di giorni ingabbiati, per lasciarsi poi demolire ed affliggere dagli immancabili sensi di colpa che seguono alla liberazione.

Ero intrappolata, ed erano le mie paure ad intrappolarmi. Alla base di tutto c’era il terrore di rimanere sola. A volte mi sembrava che avrei potuto accettare qualunque compromesso, sopportare qualunque ignominia, stare con qualunque uomo pur di non affrontare la solitudine. Ma perché? Che cosa c’era di così terribile nello star soli?”

La Jong ci parla di donne combattute tra il desiderio di libertà ed il bisogno di sicurezza, tra l’incontrollabile fame d’amore e la dipendenza da un marito. L’autrice sviscera ogni cosa con arguzia ed ironia cercando un ordine necessario nella confusione dei rapporti umani. Classifica, etichetta, archivia.

Ecco allora la scopata senza cerniera che “è molto più di una scopata pura e semplice. E’un ideale platonico. Senza cerniera perché al momento buono le cerniere cadono come i petali di una rosa sfiorita, la biancheria si sparge nel vento come la bambagia di un soffione. Le lingue si intrecciano e si liquefano. L’anima scivola come un sospiro nella lingua e poi nella bocca dell’amante. Nella vera scopata senza cerniera […] non si arriva mai a conoscere l’uomo. […] Così un’altra delle condizioni essenziali della scopata senza cerniera è la brevità. E anche l’anonimato: l’anonimato è il massimo”. Ma il sesso non rappresenta comunque la soluzione finale. Questo Isadora lo sa bene quando, abbandonato l’ennesimo marito, si ritrova in fuga per l’Europa tra le braccia di un ipocrita esistenzialista.

Non vi sono soluzioni finali e l’eterno conflitto tra donne e uomini (di qualunque cosa si tratti) si riduce fondamentalmente ad un pensiero elementare:

“…più si invecchia più diventa chiaro che gli uomini sono fondamentalmente terrorizzati dalle donne. Alcuni segretamente, altri apertamente […] Tutti i problemi più importanti della storia impallidiscono davanti a queste due presenze cosmiche: l’eterno femminino e l’eterno cazzo moscio. L’estrema risorsa: il cazzo che sciopera. L’arma estrema nella guerra fra i sessi: il cazzo moscio. La bandiera dell’accampamento nemico: il cazzo a mezz’asta. Il simbolo dell’apocalisse: il cazzo a testata atomica che si distrugge da solo. Era quella la disuguaglianza fondamentale che non si poteva annullare: non che il maschio aveva una meravigliosa attrazione in più di nome pene, ma che la femmina aveva una fantastica figa a prova di bomba. Non c’era tempesta, tormenta o cataclisma che potesse metterla fuori uso. Era sempre lì, sempre pronta, sempre all’erta. Una cosa terrorizzante, se ci pensate bene. Non c’è da meravigliarsi che gli uomini abbiano inventato il mito dell’inadeguatezza femminile”. Nessuna complementarietà tra i sessi, solo autodistruzione.

Il primo romanzo di Erica Jong “Paura di volare” esce in America nel 1973, trasformandosi subito in un caso letterario. Ciò comportò commenti lusinghieri (come quello di Henry Miller che lo salutò come il corrispondente femminile di “Tropico del Cancro”), ma anche aspre critiche. L’etichetta di “donna che parla di sesso come un uomo” che le fu affibbiata agli esordi è certamente riduttiva se si pensa al talento letterario di una scrittrice che, anche con i suoi successivi romanzi, ha saputo analizzare le profonde e complesse contraddizioni della sessualità e dell’affettività femminili, alla ricerca delle loro cause e dei condizionamenti sociali.

L’immaginazione linguistica ed il coraggio intellettuale della donna e scrittrice Erica Jong nello sviscerare le problematiche affrontate rendono il romanzo credibile e davvero appassionante, senza mai scadere nella facile banalizzazione di certe tematiche.

Per donne ed uomini indiscriminatamente.

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