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Paura|bellezza|amore - una visione potente ed estrema

Creato il 11 luglio 2013 da Minerva Jones
I miei ragionamenti sono sempre un po' contorti e complessi, ma a seguirli bene poi una loro logica ce l'hanno. Chissà se mai rivelano anche una qualche verità? E soprattutto - problema che ormai mi pongo da tempo - chissà se per chi li legge, li comprende e infine ne riconosce la correttezza, si rivelano essere un contributo positivo o negativo per la propria vita? Ché io ormai sono sempre più persuasa che gli esseri umani preferiscano chiudere gli occhi e stare in una dimensione spenta e inconsapevole d'esistenza, attaccati strenuamente come patelle a uno scoglio qualunque che hanno individuato come potenziale stabile punto fisso mentre onde, maree e flutti li sferzano senza sosta. E non posso biasimarli - se mi metto nella loro prospettiva...
Che poi - dato perché dalla mia ho l'ignoranza almeno quanto la presunzione - tal prospettiva non è per forza la migliore, la più sana, la più felice, ma è quella che coincide con la maggior parte della storia della produzione filosofica dell'Occidente (almeno di quella più conosciuta, dato che chi non sta nel mainstream viene anche lì preso a sprangate sui denti pur con premesse fasulle, eh? altrimenti già da tempo la religione non esisterebbe più, avremmo le comuni anarchiche, e si vivrebbe poco, nell'abbondanza e facendo sesso come ricci tutto il tempo suonando di tanto in tanto qualche musica che ci aggradi) e con la ricerca di facili strade per sedare la paura nei viventi. Cosa che è pure strumentale a un certo sistema di dominio (cosa di cui però non discuterò in questo pezzo).
La paura della vertigine e della perdita del proprio fragile sé è ciò che ovunque vedo ormai come ragione di terrore, e motivazione profonda di qualsiasi scelta esistenziale (da chi decidiamo d'avere a fianco al lavoro per cui accettiamo di svendere ore, giorni, settimane della nostra vita). La paura di seguire ciò che desideriamo, perché magari non è ciò che sceglie la massa, e temiamo il giudizio e l'esclusione altrui - e di qui una vita di censure, mortificazioni, nascondimento della verità di ciò che siamo. Cui s'accompagna la paura della solitudine e del dover magari un giorno ritrovarci ad affrontare da soli i problemi gravi della vita, per cui ci si convince che sia giusto diventare altro da sé e coltivare un orticello sicuro di poche persone cui si perdona tutto pur di tenersele vicino. E infine la paura della morte, cui spesso si pensa di poter porre rimedio con una relazione di coppia, ma qui sta già un errore: la relazione di coppia e l'amore non sono per forza (anzi, quasi mai lo sono) in reciproca identità. Lo sono in rarissimi casi, basta ascoltare le descrizioni del rapporto e del sentimento da parte di chi ne è protagonista! Per non dire poi che siamo vittime di un altro grande equivoco: l'amore non è più forte della morte - piuttosto è forte come quella (vedasi Der müde Tod).
Io sono persuasa che ci sia un collegamento tra paura, morte, bellezza e amore - ma che non sia quello che per secoli abbiamo visto trionfare pacificante e mortificante nelle soluzioni praticate nella nostra società.
Ciò che penso è che quando si accetta lucidamente la mancanza di senso dell'esistenza - ma si supera anche la paura che si genera da questa consapevolezza così come tutte le variabili di terrore a questa collegate (la paura della solitudine, la paura della mancanza di appoggi concreti, la paura dell'incapacità di sopravvivenza, la paura della morte stessa e via dicendo) - si aprono altre dimensioni percettive ed esistentiali d'una tal forza, intensità, bellezza e amore che tutte le soluzioni precedenti diventano infime, mediocri, spregevoli e quindi intollerabili.
Perché ciò che si apre è potente a tal punto da risucchiarti nella sua mancanza di limiti nel tempo e nello spazio - nella bellezza della sua perfezione - da rendertene completamente partecipe, tanto che non temi neanche più quella 'vertigine' in cui il tuo sé si perde, perché quella perdita coincide con la profonda unione con tutto l'esistente del passato, del presente e del futuro, ed è una condizione che annulla semplicemente la morte.
Di qui la mia 'famiglia' (=le persone che ami) viene a coincidere con l'umanità intera che vorrei liberata per sempre dalla paura e cui grido con rabbia e dolore affinché si sciolga da quelli che sono solo agghiaccianti simulacri (tipo i sedativi emotivi/affettivi offerti dalla nostra società) e di qui la mia celebrazione incessante di tutte le manifestazioni concrete della bellezza offerta dalla natura e dall'opera dell'uomo nei secoli con l'accorato appello a immergercene e goderne pienamente.
Di qui anche la mia disperazione quando continuamente vengo richiamata a rientrare, e costretta, nelle categorie previste per quelli come me da questa società che rifiuta la libertà di pensiero e di sentire ai propri membri perché troppo 'pericolosa' e la disciplina, incanala, norma, stabilizza e mortifica anziché da quella costruire e magari provare a renderci lucidi, ma anche beneficiari e donatori d'un amore autentico e profondo e incredibilmente felici!
E qui i miei riferimenti  - e poco m'importa (ma non mi stupisce) che secondo la 'cultura' tradizionale della nostra società siano dei reietti tenuti ai margini - sono i discorsi di Emma Goldman sull'amore, i falansteri di Fourier, e anche le parole di Bill Hicks a conclusione dello spettacolo Revelations: "Gli occhi della paura vogliono che voi mettiate serrature più grandi alla vostra porta, che vi compriate delle armi, che vi isoliate. Gli occhi dell'amore, invece, ci vedono tutti come una cosa sola. Ecco che cosa possiamo fare per cambiare il mondo, proprio adesso, in un giro di giostra migliore. Prendiamo tutti i soldi che spendiamo in armi e nella difesa ogni anno e spendiamoli invece per cibo, vestiti ed educazione per i poveri nel mondo, e basterebbero a farlo molte volte, nessun essere umano escluso, e potremo esplorare lo spazio, insieme, sia interiore che esteriore, per sempre, in pace".
E' come se da una parte trovassimo insieme "paura, finzioni pacificanti e soluzione parziale del problema della morte" e dall'altra "bellezza, amore assoluto e soluzione definitiva del problema della morte" e i due poli fossero in completa antitesi e mutua esclusione.
Il mare è pieno di pericoli, e in più sei per lo più solo, in uno spazio aperto e sconosciuto. Impetuoso e buio, può risucchiarti, trattenerti sott'acqua, riempirtene i polmoni e magari farti anche annegare. Ti prende e ti trascina con sé, ma piano piano ti rendi pure conto che puoi stare sott'acqua più di quanto immaginassi e che puoi respirare anche attraverso quella. E in quell'ignoto spazio profondo tu comincia a sentire altri suoni, a vedere altre rifrazioni di luce, a distinguere una molteplicità incredibile di movimenti e colori. Ed è d'una tale bellezza che non provi neanche più malinconia - perché la malinconia è la nostalgia della bellezza e tu non vuoi più tornare a una condizione in cui la rimpiangi dopo averla perduta. La vuoi vivere nel presente assoluto, con tutto il tuo corpo, il tuo pensiero e il tuo cuore, con tutta la percettività e l'amore che puoi sentire. Quando arrivi a questo, non puoi più tollerare nulla di meno - la costrizione a esperire quella malinconia è ciò che piuttosto ti uccide sul serio...


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