Una ricerca de ll’Electric Power Research Institute (EPRI) è arrivata alla conclusione che le radiazioni, in piccole dosi, avrebbero rischi per la salute molto minori di quanto si pensi.
Come noto, gli effetti delle radiazioni in grandi dosi sulla salute sono stati studiati in moltissimi casi, a partire dai militari esposti in occasione dei test atomici e, poi, in seguito alle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki. Per le radiazioni in piccole dosi, invece, gli effetti non erano osservabili, e quindi erano stati dedotti in modo indiretto, con estrapolazioni teoriche su una stessa quantità di dose assorbita in una unica esposizione o in tempi lunghi.
Secondo la ricerca dell’EPRI (che ha confrontato i risultati di oltre 200 studi scientifici in proposito), questo metodo avrebbe sovrastimato i rischi per la salute delle radiazioni in piccole dosi: «Quando una certa quantità di radiazioni è somministrata a piccole dosi, cioè in un arco di tempo molto lungo, causa molte meno modifiche biologiche rispetto alla stessa quantità somministrata in un breve periodo».
Questo per dire che molto spesso i rischi delle radiazioni sono volutamente esagerati da parte di chi è interessato a trovare ogni motivo per contrastarne lo sviluppo dell’energia nucleare. E quello delle supposte radiazioni emesse “normalmente”, cioè senza incidenti, dalle centrali e dai depositi di rifiuti nucleari è appunto un motivo irrazionale, quando non in malafede.
Eppure, fino agli anni ’80, era abbastanza comune fare il bagno in terme che pubblicizzavano con grandi manifesti le proprie “acque radioattive”. Oggi le strutture termali non pubblicizzano più la cosa, ma ci sono almeno una ventina di strutture (vedi qui un breve elenco) che, nei dati analitici delle acque, ammettono che sono radioattive. Avvisando non di stare attenti, ma che la radioattività fa bene al sistema nervoso, all’artrosi e tanti altri malanni.
D’altra parte tutti gli esseri umani sono esposti ad una dose naturale di radiazioni di circa 2 milliSievert all’anno. Ma in media. Il che vuol dire che ci sono zone ove tale dose è doppia, tripla ed in qualche caso anche 10 volte superiore al valore medio, senza che questo comporti differenze nello stato di salute o nell’attesa di vita.
Ad esempio, in Italia gli abitanti del Viterbese e della zona dei Campi Flegrei sono soggetti a dosi di radiazione 2-3 volte la media nazionale. E che dire del fatto che in Piazza San Pietro, a Roma, la radioattività è 10 volte superiore alla media nazionale, per via dei particolari blocchetti di granito usati per la pavimentazione?