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PAVIA. 500 posti per migranti in provincia. "L'obiettivo deve essere accoglienza diffusa: pochi e ben distribuiti".

Creato il 02 febbraio 2016 da Agipapress
PAVIA. posti migranti provincia. PAVIA. 955 migranti ospitati dalla provincia di Pavia. A essi si aggiungono 52 ospiti presso lo SPRAR. Un bando in scadenza il 15 febbraio impone ora di trovare altri 500 posti sul territorio provinciale per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. 
Gli enti locali si sono attivati prontamente, benché la situazione rasenti l'insostenibilità. "Il Comune deve essere un interlocutore ascoltato - sottolinea l'assessore Laura Canale -. Il nostro obiettivo dev'essere l'accoglienza diffusa: pochi e ben distribuiti". 
La principale problematica del Comune di Pavia in questo ambito sembra essere quella dei minori stranieri non accompagnati. Ad oggi sono 109 di cui 18 ospitati al villaggio San Francesco, 28 al San Carlo e 63 nelle comunità educative. 
Ciascuno di essi può arrivare a costare alle casse comunali oltre 100 euro al giorno (per quanto concerne le strutture che non hanno stipulato una convenzione con Palazzo Mezzabarba).
"Hanno dei costi per la collettività molto più alti di quelli dei profughi, che rientrano nella rete prefettizia - spiega Laura Canale -. I Comuni risentono del fatto che l'Italia viene lasciata sola nella gestione di questi flussi. Il problema fondamentale non è solo garantire una vita dignitosa a queste persone, ma anche la loro integrazione sociale. Se l'Italia e la Grecia devono fronteggiare la situazione, il problema di quante risorse vengono affidate ai Comuni emerge prepotentemente". I Comuni sono in effetti chiamati a stanziare a bilancio cifre ulteriori rispetto a quelle previste per la tutela dei minori. 
"Sono sempre stata molto critica su questo tema, anche in qualità di referente per i minori non accompagnati di Anci Lombardia - aggiunge l'assessore -. Questi ragazzi sono quasi tutti maschi di 17 anni, che escono dalla nostra tutela nel giro di pochi mesi con pochissime prospettive di integrazione. Il lavoro che riusciamo a fare con loro è davvero scarso, anche per mancanza di assistenti sociali. Se il fenomeno dell'integrazione non viene ben gestito si trasforma in un boomerang". 
Sono molti i Paesi europei che stanno adottando misure drastiche. La Svezia, da sempre aperta all'integrazione interrazziale, espellerà a breve 80mila richiedenti asilo. 
"L'integrazione non è qualcosa di cui avere paura - riflette Laura Canale - ma una potenziale risorsa se ben gestita. L'Italia sta ancora navigando a vista. Forse mancano le competenze amministrative per dare vita alle riforme necessarie. E' compito della politica costruire dei percorsi credibili e al momento l'Italia non lo è. Capisco che il Governo ci tenga a portare alta la bandiera dell'integrazione, ma se un flusso non è assorbibile va rimandato al mittente con misure emergenziali".
Serena Baronchelli

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