PAVIA. Che fine ha fatto la discarica di materiale
ospedaliero che venne rivenuta nel 2011 nel corso delle rilevazioni effettuate per
la definizione del tracciamento della nuova autostrada
Broni-Mortara-Stroppiana?9mila metri quadri fra i
Comuni di San Martino e Pavia, fra il ponte della tangenziale e quello della
ferrovia, che nel 1969 divennero la sede della più grande discarica locale di
materiali ospedalieri. Anni in cui l’attenzione per l’ambiente non era certo un
modus operandi normalmente accettato ma al contrario, visto con un profondo senso
di fastidio perché i rifiuti da qualche parte dovevano pure essere messi.
Una discarica nota a tutti che però venne riscoperta, diciamo
così, nel momento in cui si dovette procedere con gli scavi lungo il tracciato della
nuova autostrada che avrebbe dovuto portare la pianura padana in Europa.Una strada subito osteggiata da chi teneva in considerazione più l’ambiente e
il suolo che non l’asfalto e il traffico e che tentava di salvaguardare ambiente
ed economia territoriale perché la nuova strada cancellava ampi tratti di terreni agricoli,
perché faceva di fatto crescere un inquinamento ambientale che in pianura
padana è sempre stato più alto della norma, perché in ultima analisi non
serviva un’altra striscia di asfalto in mezzo a tante altre che potevano invece
essere sistemate meglio e rese più agevoli alla percorrenza quotidiana e che permettevano
comunque di arrivare a Mortara, e da lì perché no? anche a Stroppiana volendo… ma
senza ferire ulteriormente e inutilmente il suolo.
Ci voleva però proprio una discarica a mettersi per traverso nella realizzazione
di un’infrastruttura sentita essenziale solo da chi la voleva per un interesse politico e certo, non solo economico: una, quella! discarica di materiale
ospedaliero alle porte di Pavia.
Certo, Pavia con l’ospedale e le tante cliniche presenti ha avuto sempre parecchio da smaltire e dunque, un terreno era necessario trovarlo, meglio se lontano dalla città. Ed il Comune dal 1969, come affermò il comandante della Forestale di Pavia Virgilio Graneroli dopo una serie di verifiche, concesse autorizzazioni su autorizzazioni per il conferimento di materiale in discarica.
Materiale di qualsiasi genere tanto che nel 2011, quando gli escavatori cominciarono la loro opera, si imbatterono in ogni genere di rifiuti dalle siringhe alle provette, dai farmaci agli aghi, da materiale ferroso a vetri e oggetti rotti e abbandonati in sacchi di plastica sfasciati che lasciavano uscire di tutto.
L’aspetto pericoloso di tutto questo è che l’area di scavo
scendeva a circa un metro di profondità andando a contatto con la falda
acquifera che nel 2013 risultava già contaminata sicuramente da zinco; ma si registravano alte concentrazioni di sostanze che andavano dal piombo al ferro e
manganese oltre ad un componente del Ddt il cui uso dal 1981 era vietato.
La ditta che doveva realizzare il tracciato decise allora una
variante al percorso per aggirare la discarica ma restava pure il fatto che da quel
momento iniziò lo scontro politico e poi legale per questa discarica che è su
un terreno nel frattempo passato in mano alla Milano-Serravalle nel cui cda più
tardi sarebbe entrato il futuro presidente della Provincia Daniele Bosone. La
Serravalle entra in gioco però solo dal 1999 perché fino a quell’anno, la
proprietà era della Società Calcestruzzi Pavia alla quale il Comune aveva sempre
autorizzato e pagato la disponibilità del terreno per depositarvi questi
rifiuti.Essendo nel frattempo passato a miglior vita l’allora proprietario del terreno,
l’unico soggetto cui attribuire la colpa dell'inquinamento ambientale restava il Comune di Pavia; ed è al Comune, guidato dall’allora sindaco
Alessandro Cattaneo che, dopo le ricerche effettuate dalla Forestale di Pavia, nella
primavera del 2014, venne fatta pervenire un’ordinanza della Provincia di Pavia a firma del
presidente Bosone: con quella si imponeva di bonificare l’area.
Il Comune non accettò il dicktat e ricorse al Tar chiedendo si facesse luce su chi
realmente avesse inquinato e a chi si doveva quindi attribuire la colpa; il
Tar alla fine però bocciò il ricorso e la bonifica resta ora in capo al Comune; ma quando sarà effettuata?
Questa domanda se l'è posta Azione Democratica che ha approfondito le ricerche e riportato in luce la vicenda, procedendo anche con una richiesta di accesso agli atti in Regione Lombardia, in Provincia di Pavia, al Comune di Pavia e al Comune di San Martino Siccomario.
"Già da anni si è al corrente che la falda acquifera è a contatto con il percolato prodotto da questa discarica tombata e di cui tutti conoscono l'esistenza se pur forse fanno finta di nulla. Ora parrebbe che il Tar si sia espresso e che la Regione dal 2013 abbia preso una posizione e che perciò anche le responsabilità comunali forse siano finalmente chiare" commenta il segretario cittadino di Azione Democratica Daniela Vittori.
"Azione Democratica quindi ritiene che la politica e l'amministrazione ora debba intervenire seriamente non facendo orecchie da mercante e che si occupi della bonifica per le responsabilità accertate, insieme con gli altri Enti coinvolti - prosegue la Vittori -. Abbiamo un sindaco che proviene da Legambiente e che perciò sa quali sono i problemi veri legati a questa situazione accertata. Ci auguriamo che oltre a farsi fregio di operazioni "placebo" come il futuro aumento della differenziata, pensi e risolva nell'immediato i veri e propri disastri ecologici accertati per tutelare anzitutto la salute dei cittadini. Ricordandoci di un fatto vicino come il manganese presente in quantità elevata proprio in quell'area, per come risulta dalle analisi pubbliche sui valori, rese note da Pavia Acque, è ora che senso di responsabilità e ambientalismo vero facciano ciò che si deve fare e di cui tutti sono a conoscenza".
(mpa)
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PAVIA. A quando la bonifica della discarica di rifiuti ospedalieri a San Martino? Il problema ripreso da Azione Democratica.
Creato il 17 dicembre 2015 da AgipapressI suoi ultimi articoli
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