Alberto Ribolla
PAVIA. Qui di seguito pubblichiamo la lettera firmata da tutti i presidenti delle Associazioni degli Industriali lombarde sul futuro di EXPO e sulle opportunità che si presentano all’intero territorio lombardo sopo questo evento internazionale.I firmatari sono il Presidente di Confindustria Lombardia Alberto Ribolla
il Presidente di Confindustria Bergamo Ercole Galizzi
il Presidente dell’Associazione Industriale Bresciana Marco Bonometti
il Presidente Unindustria Como Francesco Verga
il Presidente Assocaiazione Industriali Cremona Umberto Cabini
il Presidente Confindustria Lecco e Sondrio Giovanni Maggi
il Presidente di Confindustria Alto Milanese Giuseppe Scarpa
il Presidente di Confindustria Mantova Alberto Marenghi
il Presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca
Alberto Cazzani
il Presidente di Confindustria Monza e Brianza Andrea Dell’Ortoil Presidente di Unione Industriali Varese Riccardo Comerio
il Presidente di ANCE Lombardia Luigi Colombo
il Presidente di Confindutria Pavia Alberto Cazzani
Caro direttore,
come presidenti delle associazioni territoriali lombarde di Confindustria e di Ance che raccolgono 13 mila imprese, desideriamo lanciare un forte appello alle istituzioni di Milano, della Lombardia e al governo sul post Expo.
Apprezziamo molto l’iniziativa del Corriere di aver rilanciato questo tema a livello nazionale. Occorre non perdere altro tempo e fare ora la scelta più giusta per l’utilizzo post EXPO dell’area che ospita ciò che si è rivelato uno straordinario successo dell’Italia nel mondo. Il dopo EXPO può e deve dar vita a un grande acceleratore del talento, della conoscenza e della produttività. In modo da accrescere ulteriormente le eccellenze competitive milanesi e lombarde, al servizio della crescita nazionale. Le imprese lombarde hanno intensamente creduto in EXPO.
E’ stata una fede ben riposta. Abbiamo creato in questi mesi una straordinaria vetrina culturale, realizzato centinaia di incontri preziosi per intensificare la nostra presenza sui mercati mondiali. Non solo nel settore agroalimentare, ma nelle tecnologie avanzate a tutela della biodiversità e delle life sciences, delle catene distributive e delle global supply chains.
Le esperienze negative delle precedenti edizioni a Siviglia e Hannover dimostrano una cosa chiara. Occorre trasferire la stessa determinazione che ci ha condotti al successo di EXPO nella scelta di come tradurlo in un moltiplicatore permanente. Perché EXPO non sia soltanto un eccezionale fattore abilitante ma temporaneo, tutti i soggetti istituzionali coinvolti devono scegliere subito il futuro dell’area che lo ospita.
Come è stato ricordato dal Corriere nei diversi interventi su questo tema, è già stata avanzata una proposta complessiva che tiene insieme i vincoli di destinazione a parco relativi a metà della superficie dell’area, con il progetto concreto di una cittadella della ricerca e dell’innovazione, delle grandi imprese e delle start up, del campus dell’Università statale e di servizi pubblici avanzati. Cassa Depositi e Prestiti ha presentato un documento che comprova la fattibilità del progetto, e insieme richiama alcune criticità ancora aperte.
Serve un accordo istituzionale intorno alla figura di un decisore dotato di poteri commissariali, per accrescere fin da subito la valorizzazione dell’area grazie alla redditività di lungo periodo degli investimenti che possono immediatamente partire, se si compie una scelta rapida. E’ sbagliato commisurare la scelta al valore attuale dell’area infrastrutturata. Occorre assumere come parametro il valore che assumerà nel tempo, se le istituzioni compiono ora, insieme alle imprese, una decisa scommessa su un grande hub nazionale della conoscenza, di livello europeo e mondiale.
Ecco perché rivolgiamo a Comune, Regione e Governo una appassionata richiesta: il momento di decidere il dopo EXPO è ora. Noi, come imprese, ci siamo. Non ci sfugge il valore che un progetto simile può arrecare all’intero paese. Non lasciamo che il tempo freni la velocità e l’entusiasmo che vivono ogni giorno a EXPO, sotto gli occhi del mondo.Bisogna affrontarle e risolverle subito, prima che EXPO chiuda le sue porte. Occorre uno sforzo straordinario che raccolga la piena disponibilità del governo nazionale a essere parte del progetto, poiché le sue ricadute non sono solo milanesi e lombarde, ma italiane.