-PAVIA, dal nostro inviato
”Io guardo alla prestazione, che nel primo tempo non c’è stata: a parte quel palo di Ferretti non abbiamo costruito nulla. Nell’intervallo ho detto ai ragazzi di metterci un minimo d’amor proprio ed abbiamo reagito d’orgoglio, ma perchè non abbiamo dato tutto prima? Non sono stato coinvolgente con i ragazzi e mi assumo le mie responsabilità, anche se in settimana avevo notato una decisa crescita, ma così non va e dovremo lavorare: senza l’atteggiamento giusto, nel calcio e nella vita, non si va da nessuna parte”.
Partiamo doverosamente dalle parole di mister Rossini per analizzare la partita che abbiamo seguito in prima persona nella cornice del ”Pietro Fortunati”, ed ha portato alla bruciante sconfitta per un Pavia ufficialmente rientrato nella categoria dei malati terminali, per una malattia che neppure la cura di un Rossini commuovente per come ha spronato e radiocomandato la squadra dall’inizio alla fine (le sue urla si sentivano distintamente, ed a nostro modo di vedere il migliore in campo è il mister stesso) ha saputo curare, ed ora ha portato gli azzurri a 4 punti dalla zona-playoff, ed a un sostanziale punto di non ritorno.
”O si fa il filotto o si muore”, è questo il riassunto migliore della situazione attuale della squadra lombarda, che si trova nella peggior condizione possibile, con l’obbligo di vincere gli scontri diretti contro Bassano ed Alessandria per regalarsi una flebile speranza di ottenere quel traguardo che mai come ora sembra pura fantascienza: è questa la cronaca migliore di una situazione surreale, di una settimana nella quale si sono susseguite prima una rivoluzione dettata dallo stordente 3-0 di Padova e che ha sostituito il duo ”invernale” composto da Brini ed Imborgia con Rossini-Preite, poi le polemiche nazionali sulle frasi fuori controllo di Bignotti riguardo ai problemi di uno spogliatoio non unitissimo, ed infine l’annunciata contestazione dei tifosi.
E la Curva Sud ha mantenuto le promesse, entrando solo alla mezz’ora e lasciando a campeggiare in tribuna solo lo striscione ”Rispetto”, rimasto al suo posto anche dopo il termine della gara a fotografare una giornata dal sapore disincantato, di disillusione generale: tutti si aspettavano la reazione del Pavia ed una partenza arrembante ma, nonostante le urla a squarciagola di un Rossini entrato pienamente nei panni del tenore, ecco arrivare l’uno-due di un Renate più affamato e col sangue agli occhi.
Sono Napoli su rigore e Scaccabarozzi da fuori area, con la gentile complicità di un Facchin distratto e lontano dai giorni migliori, a dare il mesto benvenuto a Rossini, che deve fare i conti coi limiti del 4-3-1-2 di un Pavia ancora scottato da tutti gli eventi citati in precedenza, e mentalmente assente: succede così che Carraro sbagli un’infinità di palloni, che Muscat abbia la testa altrove e che il solo Marchi sia all’altezza del compito in una mediana troppo lenta e sprecona, mentre dietro paradossalmente il migliore è Grillo, quel giocatore mai partito titolare e schierato a sorpresa dall’inizio (con un comprensibile calo nella ripresa), e Ghiringhelli recita la parte del dispensatore d’errori, in quella che è una delle sue peggiori prove in assoluto.
Un Pavia troppo brutto e troppo impaurito per essere vero, che risente evidentemente del clima complessivo della piazza e soffre per l’ennesima ansia da prestazione, dimostrando ancora una volta al mondo quanto sia lontano l’idillio delle tre vittorie consecutive (ed ingannevoli) di Brini, e quanto sia complicato il momento attuale, scandito dai duri e meritati cori provenienti dalla Curva: Rossini risistema i suoi col 4-4-2 nella ripresa ed inserisce Manconi al posto di uno Sforzini impalpabile (mentre sul finale del primo tempo era andato ko Malomo, al suo posto Dermaku) e mai veramente servito dai compagni, e così la squadra, spinta più dall’orgoglio che dal merito, inizia ad alzare il suo baricentro e giustificare la sua presenza in campo. I problemi sono ancora reali, dato che il Renate rischia più volte di colpire in contropiede (ad occhio, abbiamo contato almeno 4-5 palle gol nitide), ma almeno c’è un abbozzo di gioco che porta Cesarini al gol, e dà una speranza che poi si rivelerà vana.
Esatto, perchè quando la condizione mentale non è al top, è difficile sfruttare certe situazioni, e così il Pavia più volte s’incarta sul più bello e non trova un 2-2 che sarebbe suonato come una beffa per un Renate tatticamente ed agonisticamente perfetto, capace di fare una gran partita e di dominare completamente l’avversario in mezzo al campo, col trio Scaccabarozzi-Pavan (ex di turno)-Graziano a dare una lezione di calcio ai dirimpettai, e Colella a mostrare tutta la sua gioia nel post-partita. E dire che Rossini le aveva provate tutte, inserendo anche De Silvestro e passando ad una formazione d’assedio con Marchi terzino destro di spinta, Ghiringhelli a sinistra ed il trio formato da Manconi, Cesarini e dall’ex Lanciano alle spalle di un Ferretti che oggi aveva le polveri bagnate (ed ha sprecato due chiare occasioni da rete), ma neppure questo assalto sparagnino è bastato agli azzurri per trovare un risultato diverso dalla sconfitta.
È arrivato così un 2-1 dal sapore di game over, con la scena finale delle scuse dei giocatori sotto la curva, per una partita che ha avuto l’esito esattamente contrario alle attese: la sensazione è che Rossini, con l’entusiasmo e la grinta mostrate in conferenza stampa, sia l’uomo giusto per il Pavia, che però deve ritrovare la rotta da qui a giovedì, e lasciare nello spogliatoio quella ”scimmia” che blocca le teste di alcuni giocatori.
Serve una rivoluzione mentale per arrivare ai playoff e dare un senso ad una stagione che sembra già giunta al capolinea, per lo più in una sfida importante come quella di Bassano, che arriva già giovedì e che vedrà il Pavia privo di un infortunato Malomo, dello squalificato Carraro e del nazionale maltese Muscat, e quindi con gli uomini contati a centrocampo: il 4-2-4/4-4-2 del finale potrebbe dunque essere la soluzione iniziale di Rossini, con Sforzini in panchina e Cristini in mezzo (Pirrone non si è allenato con la squadra in questi giorni, e Kladrubsky è palesemente indietro di condizione) ma, più dei giocatori o del modulo, conteranno l’atteggiamento e le motivazioni.
Perchè il Pavia scarico dei primi 45 minuti non può andare da nessuna parte, e Rossini sicuramente cercherà di ribaltare l’umore dei suoi (e non guarderà in faccia a nessuno, ipse dixit) nella seconda delle 8 finali che decideranno il suo futuro e quello del Pavia: altrimenti arriverà il fallimento definitivo, ed a quel punto la sfida casalinga contro l’Alessandria verrà vissuta nel peggior clima possibile…