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PAVIA. Il professor Orsenigo (IUSS Pavia) oggi a Johannesburg nel gruppo di Alto Livello dell’ONU. Si parla di accesso ai farmaci.

Creato il 16 marzo 2016 da Agipapress
PAVIA. Il professor Orsenigo (IUSS Pavia) oggi a Johannesburg nel gruppo di Alto Livello dell’ONU. Si parla di accesso ai farmaci.PAVIA. Con un’attenzione particolare per i Paesi in via di sviluppo il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon ha istituito un gruppo di alto livello sull’accesso ai farmaci a cui partecipano anche Maureen Mackintosh (Open University, UK), Luigi Orsenigo (Scuola Universitaria di Studi Superiori - IUSS Pavia), Dinar Kale (Open University, UK), Roberto Simonetti (Open University, UK).  Il gruppo di lavoro si incontrerà oggi 16 e domani 17 marzo in una audizione pubblica a  Johannesburg, cui farà seguito un dibattito pubblico che coinvolgerà tutti i portatori di interessi. Nel prossimo mese di giugno sarà presentato un report conclusivo al Segretario Generale delle Nazioni Unite. Uno dei temi cruciali del dibattito sarà il conflitto tra la tutela della proprietà intellettuale e quella dell’inalienabile diritto umano alla salute.  Ma qual è la proposta che da Pavia sarà portata all’attenzione di Ban Ki–moon? “Io sosterrò che le politiche sanitarie globali e locali che interessano l'accesso ai farmaci e dispositivi medici in Paesi a basso e medio reddito devono essere riprogettate – spiega il professor Orsenigo - e che occorre creare una maggiore coerenza tra le politiche sanitarie e industriali, a sostegno del mercato interno.  Diverse iniziative politiche, sia a livello globale e locale nei settori della sanità, riguardanti il commercio, i diritti di proprietà intellettuale, gli appalti, hanno reso più difficile per importanti produttori africani l’accesso al mercato locale  e il miglioramento della loro tecnologia”. Lo sviluppo delle capacità nazionali dell’Africa nella produzione e distribuzione di farmaci e dispositivi medici può quindi essere considerata come parte di un più ampio impegno a sostenere la crescita industriale, così come la salute, sviluppando apprendimento e innovazione. La costruzione di tali capacità rende più probabile da parte delle aziende un miglioramento dei prodotti esistenti, che saranno più adatti alle condizioni locali,  correggendo così la tendenza esistente verso farmaci diretti principalmente ai mercati ricchi. “Secondo una ricerca la maggior parte dei paesi africani è costretta, per mancanza di alternative, a importare dispositivi medici provenienti dai Paesi avanzati, ma c’è una mancata corrispondenza tra l'offerta e la domanda. Il risultato – aggiunge il professore Orsenigo – è che i farmaci e i dispositivi medici importati sono per lo più inadatti per le condizioni locali e addirittura talvolta mettono in pericolo la vita dei pazienti”. Solo un adeguato sostegno industriale a medio termine per la farmaceutica locale potrebbe dunque avvantaggiare realmente l’accesso ai medicinali nei Paesi africani ed aprire anche la strada per un'ulteriore crescita in altri settori. La necessità di questo nuovo orientamento verso una maggiore coerenza salute-politica industriale per l'Africa è già riconosciuta dalle Nazioni Unite che spingono verso un ripensamento delle norme sugli appalti a livello mondiale.

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