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PAVIA. L’estroflessione italiana da Castellani a Castelvecchi: la mostra dedicata a cinquanta artisti che superano la tela
Creato il 31 ottobre 2014 da Agipapress
PAVIA. Il dinamismo, l’idea di uno spazio che non si limita
alla tela ma ne oltrepassa i confini deformandoli, forzandoli, ed è un’opera pronta a invadere territori non suoi, che diventa
ambiente, luogo tattile, esperienza fisica.
Questo il filo conduttore de “L’estroflessione italiana: da Castellani a Castelvecchi” la mostra che s’inaugura venerdì 7 novembre alle ore 18, a Spazio per le arti contemporanee del Broletto di Pavia. Organizzata dall’Associazione culturale Giorgio La Pira Onlus, La Bezuga e Artea Gallery, in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Pavia, e curata da Giosuè Allegrini (che ha redatto anche i testi di presentazione in catalogo), l’esposizione, che resterà aperta fino al 23 novembre prossimo, propone una cinquantina di opere provenienti da gallerie e collezioni private di alcuni dei più noti rappresentanti dell’estroflessione in Italia: Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Turi Simeti, Giuseppe Amadio, Dino Castelvecchi e Andrea Bassani. Ciascuno, secondo la propria poetica, è stato in grado di liberare la pittura dalla schiavitù della logica, della bidimensionalità a tutti i costi. Con gli estroflessionisti l’arte non interpreta più la realtà, non si limita a darne una spiegazione: piuttosto la rivive, la trasforma, la mastica. Il primo in Italia è stato Lucio Fontana, che ha dischiuso la pittura alla terza dimensione, facendole conquistare lo spazio oltre i propri limiti, intraprendendo così una delle linee di ricerca fondamentali dell’arte del XX secolo. Lo Spazialismo ha ispirato le generazioni successive, fornendo i presupposti che hanno portato Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e gli altri a fondare la propria volontà sulla violazione dei confini dell’opera, sul bisogno di ridiscutere i tempi e i modi del dipingere, sulla necessità di rivedere il ruolo del pittore stesso. Se per tutti gli altri o almeno per la gran parte degli altri la tela è solo la superficie su cui dar vita alla creazione, e di conseguenza la cosiddetta preparazione serve ad accogliere quella che sarà l'azione artistica vera e propria – dunque alla fine si finisce per dar vita a un'attenzione e un'aspettativa quasi sacrali per l'arrivo della pennellata –, per gli estroflessionisti il supporto diventa ben presto l'anima stessa del lavoro, il suo nerbo, il suo respiro.
Non solo uno scheletro sul quale costruire la narrazione, piuttosto un carattere definito e compiuto capace di indirizzare il colore, il gesto, la forma che dovranno arrivare. La preparazione del quadro non è semplice stesura del fondo: è, invece, architettura dell'idea, presa di possesso dello spazio, scansione dei volumi e degli elementi dell’opera.
I quadri non hanno nulla dell'impianto tradizionale, sono sculture, installazioni su cui la storia non poggia ma scorre, s'insegue, s'avventa. Scivola attorno, da una parte e dall'altra, senza che lo spettatore possa sentirsi rassicurato dalla tridimensionalità della superficie. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da La Bezuga con testi critici di Giosuè Allegrini. Mostra:“L’estroflessione italiana: da Castellani a Castelvecchi. La strutturazione dinamica della superficie: Amadio, Bassani, Bonalumi, Castellani, Castelvecchio, Simeti Sede: Spazio per le arti contemporanee del Broletto Periodo: 7 – 23 novembre 2014 Orari: dal martedì al venerdì 16.30 - 19.30; sabato e domenica 10.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30; chiuso lunedì. Catalogo in mostra. Ingresso libero
Questo il filo conduttore de “L’estroflessione italiana: da Castellani a Castelvecchi” la mostra che s’inaugura venerdì 7 novembre alle ore 18, a Spazio per le arti contemporanee del Broletto di Pavia. Organizzata dall’Associazione culturale Giorgio La Pira Onlus, La Bezuga e Artea Gallery, in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Pavia, e curata da Giosuè Allegrini (che ha redatto anche i testi di presentazione in catalogo), l’esposizione, che resterà aperta fino al 23 novembre prossimo, propone una cinquantina di opere provenienti da gallerie e collezioni private di alcuni dei più noti rappresentanti dell’estroflessione in Italia: Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Turi Simeti, Giuseppe Amadio, Dino Castelvecchi e Andrea Bassani. Ciascuno, secondo la propria poetica, è stato in grado di liberare la pittura dalla schiavitù della logica, della bidimensionalità a tutti i costi. Con gli estroflessionisti l’arte non interpreta più la realtà, non si limita a darne una spiegazione: piuttosto la rivive, la trasforma, la mastica. Il primo in Italia è stato Lucio Fontana, che ha dischiuso la pittura alla terza dimensione, facendole conquistare lo spazio oltre i propri limiti, intraprendendo così una delle linee di ricerca fondamentali dell’arte del XX secolo. Lo Spazialismo ha ispirato le generazioni successive, fornendo i presupposti che hanno portato Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e gli altri a fondare la propria volontà sulla violazione dei confini dell’opera, sul bisogno di ridiscutere i tempi e i modi del dipingere, sulla necessità di rivedere il ruolo del pittore stesso. Se per tutti gli altri o almeno per la gran parte degli altri la tela è solo la superficie su cui dar vita alla creazione, e di conseguenza la cosiddetta preparazione serve ad accogliere quella che sarà l'azione artistica vera e propria – dunque alla fine si finisce per dar vita a un'attenzione e un'aspettativa quasi sacrali per l'arrivo della pennellata –, per gli estroflessionisti il supporto diventa ben presto l'anima stessa del lavoro, il suo nerbo, il suo respiro.
Non solo uno scheletro sul quale costruire la narrazione, piuttosto un carattere definito e compiuto capace di indirizzare il colore, il gesto, la forma che dovranno arrivare. La preparazione del quadro non è semplice stesura del fondo: è, invece, architettura dell'idea, presa di possesso dello spazio, scansione dei volumi e degli elementi dell’opera.
I quadri non hanno nulla dell'impianto tradizionale, sono sculture, installazioni su cui la storia non poggia ma scorre, s'insegue, s'avventa. Scivola attorno, da una parte e dall'altra, senza che lo spettatore possa sentirsi rassicurato dalla tridimensionalità della superficie. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da La Bezuga con testi critici di Giosuè Allegrini. Mostra:“L’estroflessione italiana: da Castellani a Castelvecchi. La strutturazione dinamica della superficie: Amadio, Bassani, Bonalumi, Castellani, Castelvecchio, Simeti Sede: Spazio per le arti contemporanee del Broletto Periodo: 7 – 23 novembre 2014 Orari: dal martedì al venerdì 16.30 - 19.30; sabato e domenica 10.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30; chiuso lunedì. Catalogo in mostra. Ingresso libero
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