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PAVIA. L'Italicum confuso e sbagliato incapace di rappresentare il pluralismo attuale.

Creato il 26 ottobre 2015 da Agipapress
PAVIA. L'Italicum confuso e sbagliato incapace di rappresentare il pluralismo attuale. PAVIA.Una Costituzione sbagliata e confusa e una legge elettorale incapace di rappresentare il pluralismo odierno. Così si configura l'Italicum, la nuova legge elettorale che verrà applicata dal 2018, agli occhi di chi stasera ha preso parte a Italia in (Ri)Forma, conferenza organizzata dal Coordinamento per il Diritto allo Studio e svoltasi questa sera presso l'Aula Magna dell'Università degli Studi di Pavia. 
Alla base della nuova legge, 630 deputati da eleggere,100 collegi plurinominali con 6 seggi disponibili per ogni collegio e una soglia di sbarramento per i partiti del 3%. 
Sono 5 i punti di criticità presentati dall'Italicum secondo i relatori. Innanzitutto “delegittima la Corte costituzionale“. 
Poi il premio di maggioranza: “Espresso in una percentuale minima di seggi, anche se prevede una soglia, non supera la contraddizione fondamentale che è tanto più consistente quanto minore è il consenso elettorale della lista beneficiaria”. Sotto accusa anche “la distribuzione del premio nelle circoscrizioni”, che sarebbe affidata a un algoritmo influenzato dalla partecipazione elettorale. Inoltre il ballottaggio che “costituisce un modo di aggirare la necessità di una soglia minima per l’attribuzione del premio”. 
Infine le minoranze linguistiche: “Eleggono i loro rappresentanti al primo turno, ma contano ai fini del premio di maggioranza e partecipano al secondo turno, mentre gli italiani all’estero no”. 
PAVIA. L'Italicum confuso e sbagliato incapace di rappresentare il pluralismo attuale."Io non ho votato questa legge - ha sottolineato Andrea Giorgis, deputato Pd -. Le leggi devono essere il risultato di un confronto parlamentare. Questa legge presenta invece troppe analogie con la precedente legge, dichiarata incostituzionale. Non sostiene una rilegittimazione dei partiti, ma alimenta l'idea dell'autosufficienza. Non vi è più l'espressione di un partito, ma un cartello elettorale". 
"La lista raccogli-partiti è una possibilità del centrodestra, non di Renzi - ha replicato Andrea Mazziotti Di Celso, deputato di Scelta Civica per l'Italia -. Qualcosa di analogo si è verificato dal 1994. Se un partito è forte, non ha bisogno di assorbire piccoli partiti. I partiti si devono rafforzare con una maggiore presenza sul territorio. Se si è persa quella forza è perché la politica è degradata al punto che la gente la ha sentita distante". 
Nel mirino anche le liste bloccate "lunghe", che impediscono l'immediata riconoscibilità dei candidati. "Liste bloccate significa impossibilità per i cittadini di scegliere - spiega Danilo Toninelli, deputato M5S -quando un capopartito si scontra con un altro, chi vince può nominare buona parte del suo partito e sommare all'interno della sua persona poteri che dovrebbero rimanere separati. Il quadro costituzionale va letto anche alla luce della riforma Rai: l'amministratore delegato Rai, che decide il palinsesto di servizio pubblico,  viene deciso dal governo. C'è da preoccuparsi".
di Serena Baronchelli


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