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PAVIA. La strada dell'argine è solo "pista di servizio" non una strada: la denuncia a Prefetto e AIPO da AD e dalle opposizioni.

Creato il 23 settembre 2015 da Agipapress
PAVIA. E’ stata inviata all’AIPO di Pavia e di Parma e alla Prefettura di Pavia una lettera di “diffida all’utilizzo della strada arginale del Siccomario “ e la richiesta di “vietare immediatamente al Comune di Pavia la circolazione sull’opera arginale”, situazione che si è creata a seguito della decisione della giunta comunale di istituire un senso unico di marcia in via Milazzo.
La lettera di oltre 20 pagine e accompagnata da molti allegati, è stata firmata dal presidente di Azione Democratica Fabrizio Protti e dai consiglieri comunali di opposizione Nicola Niutta (NCD), Melania Lanave (FI), Matteo Mognaschi (LN) e Rodolfo Faldini (Civica Pavia con Cattaneo) ed è stata inviata pochi minuti fa ad AIPO e Prefettura di Pavia.
“Questo è un grande messaggio per come va inteso il concetto di “buona politica” da parte di tutti coloro che vogliono per la città una buona politica” ha commentato il presidente di AD Fabrizio Protti nel comunicare la notizia. La buona politica che intende Protti parte ancora una volta dall’analisi dei testi e dei documenti che dimostrano alcuni punti critici e contraddizioni.
Anzitutto la strada del Siccomario è una strada “di seconda categoria” ovvero come la definisce AIPO una “pista di servizio” non una strada; va quindi utilizzata per il transito dei mezzi di servizio nei casi di necessità. Questa “pista di servizio” invece viene utilizzata normalmente come strada a doppio senso di marcia ovvero come fosse una strada maestra. E con il senso unico in via Milazzo, la percorrenza su questa “pista di servizio” è stata incrementata. Questo è il primo punto critico sollevato dagli scriventi.  Altro punto dolente della situazione rilevata dall’analisi dei documenti è l’assenza negli uffici del Comune di Pavia di alcune certificazioni del collaudo per l’uso della “pista di servizio” come “strada”. L’unico documento che ha il Comune è il testo della concessione regionale del luglio 2007 e gli allegati al disciplinare AIPO dell’agosto 2007 che però non indicano l’agibilità della strada per il doppio senso di circolazione ma solo il diritto di concessione come “pista di servizio” ed il rispetto dell’opera arginale come indicato dal Testo Unico del 1904.  “Nessuno ha trasformato l’argine in strada” ha confermato un tecnico del Comune nell’ampia documentazione raccolta ed inviata al Prefetto, anche se esistono eccezioni e casi particolari per cui questa può essere impiegata ma in quel caso ci si deve attenere all’applicazione del Codice della Strada e ad interventi che non devono compromettere il bene demaniale. Terzo elemento critico: non c’è alcun riferimento al Codice della Strada e al Decreto ministeriale delle infrastrutture e dei trasporti per le prescrizioni relative alle strade inerenti alla "classificazione delle strade".
Ed è evidente la ragione: per una “pista di servizio” non occorre applicare le indicazioni previste dal codice della strada e dai decreti ministeriali a patto però che venga usata per questo scopo e non trasformata in una strada normale.
Volerne trasformare l’uso in strada maestra, addirittura con doppio senso di marcia, non è possibile, anzi appare evidente una violazione del Codice e dei Decreti Ministeriali. Quindi la concessione regionale vale solo per quanto riguarda lo sfruttamento economico del colmo dell’argine ed ha validità di 9 anni scadendo a luglio 2016. Ma nulla più di questo
“Accertata la responsabilità del sindaco pro tempore nel garantire la percorribilità come strada a doppio senso di circolazione su un’opera arginale – si legge ancora nel documento – il Comune ha l’obbligo di effettuare le manutenzioni della strada e dell’opera arginale ma non può modificare in nessun modo la sagoma dell’opera arginale, non può erigere barriere che siano esse contenitive e che possano rendere difficoltoso il traffico dei natanti in caso di emergenza e in ogni caso per responsabilità prefettizia qualsiasi violazione porta alla chiusura immediata della strada”. Per capirci: mettere il guard rail è impossibile su una “pista di servizio” perché ostacolerebbe il transito di mezzi anfibi in caso di piena ma è obbligatorio su una strada che dista dal piano terra oltre 1 metro.  La strada dell’argine dista dal piano terra oltre 2 metri e quindi dovrebbe avere per legge, il guard rail.  Da qui la contraddizione creata dalla scelta del Comune: o si tratta la via dell’argine per come è davvero, una pista di servizio senza guard rail ma anche senza il traffico che si sta avendo dal momento in cui si è stabilito il senso unico, o la si tratta come una strada a doppio senso mettendo i guard rail ma violando così il Testo Unico. Ma c’è un ultimo punto critico: le barriere ridurrebbero ulteriormente la larghezza della carreggiata che per il codice della strada, in zona extra urbana deve arrivare a 3,50 metri per corsia per un totale di 7 metri di larghezza totale mentre la strada dell’argine misura a malapena 5 metri nei punti più ampi. Insomma comunque la si guardi, la situazione creata sulla via del’argine dalla scelta del Comune di fare un senso unico in via Milazzo, sconfina nell’illegalità da parte del Comune.  Ed il tentativo vano e tardivo del Comune di inviare a Regione Lombardia una lettera per chiedere il posizionamento delle barriere protettive sull’opera arginale è stato anche effettuato in modo scorretto perché è stata  inviata solo una lettera con allegata una piantina e indicazioni segnate a pennarello mentre una richiesta del genere deve per legge essere redatta da un ingegnere strutturista allegando una cartina con capitolato dettagliato.
di MiriamPaola Agili

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