PAVIA. E’scomparsa
domenica dopo una lunga malattia affrontata con fiducia e speranza, Maria
Vismara, professoressa associata di Diritto Canonico presso la facoltà di
giurisprudenza di Pavia.
I funerali si sono
svolti martedì nella chiesa milanese di Santa Cecilia.
65 anni, sposata
con una figlia, la professoressa Vismara si era laureata
in Giurisprudenza presso l’Università pavese discutendo con il professor
Tommaso Mauro una tesi di diritto canonico dal titolo “Natura e struttura del
Sinodo dei vescovi”. Ricercatrice a Pavia dal 1980 diventerà associata nel 2001.Dal 1984 è stata cultore di diritto canonico e dal 1988 di diritto ecclesiastico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Dal 1981 è stata membro della “Consociatio internationalis studio iuris canonici” e ha collaborato alla ricerca C.N.R., Comitato nazionale per le scienze giuridiche e politiche, “La codificazione del diritto canonico” responsabile professor Giorgio Feliciani.
Autrice
di diverse pubblicazioni, dal 1991 ha collaborato con il “Centro studi sugli
enti ecclesiastici e sugli altri enti senza fine di lucro” dell’Università
cattolica di Milano.
Con
discrezione e umanità nei suoi anni di insegnamento a Pavia ha seguito gli
universitari di Comunione e Liberazione.
Ecco come Marco Nattan, pavese oggi
praticante avvocato, la ricorda: “Ho conosciuto Maria Vismara poco dopo il mio
arrivo come matricola a Pavia. Il rapporto con lei è andato in crescendo fino a
diventare un punto di riferimento ineluttabile. Di lei sono rimasto colpito
dalla professionalità, che diveniva inscindibile dalla sua maternità, senza che
nessuno dei due aspetti confliggesse con l'altro. Mi è rimasto impresso anche
la profondità di rapporto con Andrea, suo marito, visibile nelle piccole cose.
Nelle battute semplici con suo marito racchiudeva un mondo che io stesso da
quel momento ho desiderato per ogni mio rapporto. Infine, la sua persona era
segnata da una familiarità semplice e profonda con Dio, che traspariva in una
naturalezza - invidiabile e desiderabile - con cui ha vissuto anche la
malattia”.
di Filippo Cavazza
