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PAVIA. Per continuare con “Socialmente Acerbi” occorrono finanziamenti.

Creato il 08 febbraio 2016 da Agipapress
PAVIA. Per continuare con “Socialmente Acerbi” occorrono finanziamenti.PAVIA. L'attività di “Socialmente Acerbi” è giunta al termine. "E' stata un'esperienza molto apprezzata - commenta Katia Pietra referente del Comitato di Coordinamento Pavese per l'Handicap - per continuarla, però, bisognerebbe trovare finanziamenti privati".  Il progetto in effetti era stato finanziato grazie ad un bando per le associazioni di volontariato con risorse messe a disposizione dalla Fondazione Cariplo. I laboratori che ne sono scaturiti sono stati poi proposti alle scuole in maniera gratuita.
"Difficile ripensarlo in altro modo - commenta la Pietra - anche se l'asilo di via Olevano aveva accennato alla possibilità di riprendere il lavoro svolto con le elementari, chiedendo una sottoscrizione ai genitori. Il progetto è poi sfumato ma abbiamo visto che da parte degli insegnanti e dei genitori viene percepita l'importanza di questo laboratorio".
Le attività del centro di Pavia Nord, in ogni caso, non si esauriscono di certo.
"Stiamo cercando di riproporre il laboratorio di animazione per scuole materne e le letture animate - spiega Katia Pietra - prendendo spunto da un libro che affronta tematiche di diversità e uguaglianza, coinvolgendo persone con disabilità e interagendo con i bambini utilizzando la diversità in generale, come punto di partenza".
La questione disabilità viene pertanto affrontata in modo divertente, affidando un ruolo alla persona disabile che non è spettatrice ma protagonista.
Il Coordinamento per l'Handicap è nato nel 1983 e si è sempre posto prevalentemente come attività culturale piuttosto che solo pratica. "Non pratichiamo assistenza - spiega Katia Pietra - la nostra attività è volta a un cambiamento di mentalità, al concentrarsi sulla persona disabile anziché sulla disabilità in generale. Tutti noi abbiamo dei limiti: per esempio non pensiamo mai al miope come persona disabile, anche se senza occhiali lo sarebbe. Nella concezione 
comune l'occhiale non è più un ausilio per sopperire alla disabilità ma un oggetto di uso comune. Vorremmo che lo stesso accadesse per la carrozzina o per il bastone per i ciechi".  Identico discorso per quanto concerne i mezzi di trasporto. "Da anni Combattiamo affinché i mezzi debbano essere accessibili - commenta Katia - ma si pensa sempre che non ci salga alcun disabile. Se so che non c'è il mezzo rinuncio a cercarlo. E' il cane che si morde la coda".
Serena Baronchelli

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