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PAVIA. Un pezzo di pane secco: e si entra nella Memoria dell'odio umano

Creato il 03 febbraio 2015 da Agipapress
PAVIA. Un pezzo di pane secco: e si entra nella Memoria dell'odio umano PAVIA. Mai dimenticare l'odio dell'uomo per l'uomo. Con questo obiettivo Arcigay Pavia ha organizzato la quarta edizione di "La memoria sono anch'io", momento di riflessione su  tutte le tipologie di discriminazione ancora esistenti.
Quest'anno, però, sono state apportate alla manifestazione alcune importanti novità.
I partecipanti alla serata sono stati infatti direttamente coinvolti in un viaggio nella Memoria, attraverso emozioni lontane dal nostro tempo ma che in realtà non potrebbero essere più reali e contemporanee.
Prima di accedere all'aula del 400, location scelta per lo spettacolo, tutti i presenti hanno ricevuto un pezzo di pane secco, corrispondente alla razione che gli Ebrei ricevevano nei campi di concentramento.

PAVIA. Un pezzo di pane secco: e si entra nella Memoria dell'odio umano

Niccolò Angelini

Subito dopo il presidente di Arcigay Pavia Niccolò Angelini si è seduto al centro dell'aula e si è fatto rasare a zero, con l'obiettivo di ricordare come questa pratica, tipica dei lager nazisti, privasse ogni individuo della sua identità. A seguire, canti ebraici a cura dei 4/4 Ensamble e la performance della compagnia di danza contemporanea Else4Motion. Mentre gli artisti si esibivano, una presentazione multimediale alle loro spalle ricordava ai presenti come quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale non sia poi così lontano dalle discriminazioni ancora oggi messe in atto nei confronti di malati, anziani, disabili, omosessuali e persone di colore.

PAVIA. Un pezzo di pane secco: e si entra nella Memoria dell'odio umano

Else4Motion

PAVIA. Un pezzo di pane secco: e si entra nella Memoria dell'odio umano
"Abbiamo voluto accompagnarvi in un viaggio diverso dal consueto - ha commentato Angelini - La nostra intenzione era organizzare un evento in cui non ci fosse qualcuno che potesse ergersi insegnante, ma un dialogo costruttivo".
Alcune rappresentanti della Cooperativa LiberaMente, centro antiviolenza di Pavia, hanno poi riportato alcune testimonianze di donne sopravvissute a Ravensbruck, un campo di concentramento che ancora pochi testi ricordano. Destinato alle donne, si poneva l'obiettivo di eliminare tutte coloro che non corrispondessero agli standard di "normalità" imposti dal regime tedesco. Da Ravensbruck sono passate 130mila donne, sfruttate per pulire le fogne, scavare le fosse e infine mandate a morire.
Le punizioni consistevano in bastonate o frustate. E torture psicologiche. Senza contare sterilizzazioni, aborti forzati e stupri; eppure su tutte queste donne è calato il silenzio.
"Arcigay Pavia ha voluto miscelare vari linguaggi per parlare di argomenti difficilissimi - ha poi spiegato Giuseppe Polizzi, da anni sostenitore dell'associazione - dobbiamo fare in modo che le nuove generazioni ricordino quanto accaduto. I nuovi fascismi si scagliano contro chi dice che nella diversità c'è uguaglianza, è ora di dire basta".
"Ammetto di essere stato scettico nel venire qui e sono stato piacevolmente sorpreso - ha ammesso Nicola Niutta, presente in rappresentanza del consiglio comunale - siete riusciti a regalare una nuova lettura all'argomento".
Assente l'assessore alla cultura Giacomo Galazzo che ha però dichiarato: "Il Comune dà volentieri il suo patrocinio a questa serata, che ben si inserisce fra le iniziative organizzate per il Giorno della Memoria. L'offerta del Comune e quella delle associazioni devono integrarsi per il bene della città. “La memoria sono anch'io” si è inoltre guadagnata un grande spazio nel corso degli anni perché va ad analizzare aspetti che spesso rimangono un po' in ombra. Lo sterminio fu un attentato all'idea stessa di uguaglianza, se intendiamo questo concetto come rispetto delle diversità".
In rappresentanza delle vittime di discriminazione in quanto diversamente abili è infine intervenuto Fabio Pirastu di Uildm. "Molti non lo sanno - ha esordito - ma le prime vittime dello sterminio di massa sono state le persone con disabilità. Nella Germania nazista, l'indrottinamento iniziava dai più piccoli. Come si convincono i più piccoli? A scuola, con un problema di matematica sul costo di un ospedale psichiatrico e delle cure per i disabili". La serata si è conclusa con un dibattito. I più restii a intervenire hanno potuto confidare le loro riflessioni all' "albero dei pensieri" posto all'ingresso dell'aula. "È spoglio per via dell'inverno - ha commentato Angelini con un sorriso - ma stasera si riempirà di foglie pensierose".
a cura di Serena Baronchelli


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