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Anche Vitaldent, infatti, s’inventa il mese della prevenzione dentale e guarda caso! in ottobre, con una visita di controllo, con un omaggio ai clienti (no, non sono pazienti!), con un dentifricio per amico, con la fiducia messa spudoratamente in campo, con un numero telefonico (ma quello del dentista, non un più elegante e “democratico” numero verde). Allora siamo al plagio. Dell’idea certamente. Della formula del messaggio lascio al lettore la facoltà di decidere. D’altronde dicesi plagio la “appropriazione, riproduzione e pubblicazione anche parziale di un’opera dell’ingegno altrui”. Quindi vedete un po' voi... C’è però un elemento di profonda irritazione, almeno per chi considera ancora la medicina come un ambito dove necessita grande attenzione e dove le “parole” non possono essere spese a fini meramente economici. L’elemento di irritazione e di profondo fastidio morale e intellettuale è rappresentato dall’ennesimo tentativo di rendere commerciale ciò che dovrebbe essere e restare solo un atto medico, un’azione volta a garantire la salute pubblica. Sappiamo tutti, ormai, proprio grazie alle campagne di sensibilizzazione fatte da ANDI in trent’anni di presenza sul territorio, quanto la prevenzione sia determinante per evitare situazioni a rischio e quanto sia importante far capire alle persone che la salute non può essere affidata al primo che trovi perché si deve costruire un cammino di responsabilità personale con il proprio medico, e in questo caso con il proprio dentista, che non può essere oggetto di commercializzazione. E’ questione di capire se si voglia essere e restare “persone” o se si voglia diventare una mucca da mungere da parte di finanziatori ed esperti di marketing ma che non c’azzeccano nulla, proprio nulla! con la salute in generale e della bocca in particolare. Insomma, il vero contrasto alla diffusione di “soggetti” tipo Vitaldent - che non è l’unico nome nella galassia degli “sfruttatori” della salute del cittadino-paziente ma quello che ha certamente realizzato un pressing di marketing superiore ad altri ottenendo un effetto “memoria” notevole – parte dal cittadino stesso. Il primo gradino della scalata alla propria salvaguardia, alla propria salute è nelle mani del cittadino: a lui il compito di pensare al fatto che la fiducia è un bene prezioso e che non può essere affidato a chi lo cerca per far denaro e non per proteggerlo, aiutarlo, curarlo e dargli le risposte necessarie. Immagino che qualcuno penserà che tanti interventi odontoiatrici sono costosi. E che le catene come Vitaldent danno un servizio uguale ma più economico. Questo si chiama “prendere lucciole per lanterne”! e scambiare per soluzione, quel che invece è un problema, e serio: trattare il paziente, come un cliente al quale si offre un servizio, non una prestazione sanitaria. Al quale si propone un finanziamento cioè una richiesta di denaro, e non una risposta di salute; un trattamento da pollo di batteria e non l’assistenza medica “personalizzata” per risolvere una necessità o un’urgenza di salute che richiede attenzione, tempo, pazienza ed empatia del dentista. E sarebbe questa la base su cui poggiare la “fiducia” cui fanno riferimento nelle loro pubblicità, soggetti come queste cliniche o catene dentali? Si lavora solo sul condizionamento mentale, sullo sfruttamento della situazione economica attuale che i buoni manager sanno utilizzare per incrementare gli introiti, sulla faciloneria del cittadino che si lascia conquistare da messaggi pubblicitari suadenti come sirene, sulla carenza di un servizio pubblico che in Italia copre appena il 3% del fabbisogno delle cure dentali dei cittadini, sul fatto che fino a tempi molto recenti, l’ambito sanitario e quindi anche odontoiatrico, non poteva farsi pubblicità. Già! La pubblicità è stata proprio la miccia che ha fatto esplodere questa situazione. Ma non possiamo tornare indietro, eliminare quello che, se utilizzato bene, rappresenta uno strumento valido e prezioso per informare i cittadini. Occorre un’etica maggiore da parte di tutti, e una severità nel controllo anche da parte degli organi d’informazione che dovrebbero costituire un baluardo, una trincea a difesa della salute del cittadino. Non si può sventolare in articoli e servizi giornalistici la bandiera della tutela della salute pubblica e la necessità di garantire cure a misura di persona, non si possono stilare classifiche di strutture sanitarie usando come discrimen la professionalità e le cure offerte, non si può consigliare la massima attenzione a non farsi incantare da proposte troppo “ruffiane” o smaccatamente imbonitrici (si può in tutta onestà mentale pensare di curarsi i denti con uno sconto dell’86% ? Si può paragonare la propria salute all’acquisto di un detersivo o di un paio di scarpe?) e poi approvare la pubblicazione di spazi pubblicitari e di banner, sui media ma anche di affissioni esterne che invece fanno proprio questo, il pifferaio magico, l’imbonitore che induce a scegliere in base al soldo e non alla cura? Sì, perché la professionalità della cura non significa solo aggiornamento, apprendimento approfondito e costante ma anche e paritariamente l’etica nei rapporti medico-paziente. Non si può tenere una posizione ambigua, surrettizia, perché si dimentica che così facendo ci si rende complici di un mercimonio, di un processo di vendita che lentamente incrina e alla fine annienta il valore morale, etico e professionale della terapia. Di qualsiasi terapia. Adesso tocca ai denti, domani ad altre branche della medicina, la lotta all’HIV per esempio. Interessanti le considerazioni espresse in merito, dal Dottor Giuseppe La Torre, Presidente di ANDIPavia sindacato dei dentisti liberi professionisti, il più significativo e numericamente più rappresentativo. “Leggiamo con paziente indulgenza la pubblicità di Vitaldent apparsa sulla Provincia Pavese di martedì scorso. Sopportiamo ormai allegramente ogni forma di idiosincrasia professionale, ma non possiamo esimerci dal condannare la scorrettezza commerciale, rilevarne la pochezza deontologica ed esprimere le nostre riflessioni. Infatti, finché i dibattiti e le considerazioni specifiche si mantengono all'interno del comparto dentale è ancora possibile che si abbia una discussione passabilmente articolata e ragionata, con conoscenza effettiva delle situazioni e possibilità di confronto delle opinioni e delle motivazioni. È ancora possibile che vi siano forme reali di contraddittorio tra i sostenitori delle parti, di comparazione tra i rispettivi programmi. Insomma, che si parli davvero di “filosofia odontoiatrica”. Ma quando il messaggio promozionale si sposta all'esterno, nell'indifferenziato «contesto sociale» sotto forma di spot pubblicitario, è assai probabile che la capacità di discernimento diventi assolutamente aleatoria e abbiano la meglio altri fattori: per esempio, l'immagine stereotipata dei protagonisti, il pregiudizio ideologico, l'influenza dei mass media. Chi è chiamato a scegliere potrebbe essere indotto a farlo in base a motivazioni che alla fine si riducono alla «simpatia» o all’«antipatia», con un effetto dumping sulla sostenibilità del dibattito generale e sulla razionalità delle valutazioni che è facile immaginare. La pacata indignazione diventa poi risentita delusione verso chi dovrebbe salvaguardare i comuni interessi (della popolazione ed i nostri) contro lo strapotere economico ed organizzativo dei soliti “competitor” odontoiatrici, possibilmente arginando la loro aggressività commerciale; non per eliminarla, ma per renderla onesta e corretta, con una buona dose di moralità. Dalle stanze dei bottoni tutti strepitano e si dichiarano pronti a garantire ogni cosa a chiunque, ma quando si tratta di agire, chissà perché, nessuno agisce. Ancora una volta, la nostra (di ANDIPavia) è l’unica voce che si alza e protesta per il mancato rispetto delle più semplici norme deontologiche. Nel nostro piccolo, continueremo a vigilare”.
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