Come nasce l'epopea di DooM e le novità della settimana nella nostra rubrica
Abbiamo dovuto aspettare l'estate 2014 ma finalmente si è tornato a parlare di Doom, con una manciata di informazioni e una demo - non rilasciata al pubblico - mostrata al recentemente concluso QuakeCon. Per capire come tutto è iniziato e perché ancora la serie creata da id Software ha una certa rilevanza, questo articolo ne ripercorre la genesi e alcuni degli elementi di design che ne hanno segnato il successo. Dato che nel 2014 non esistono più unicamente le grandi produzioni ma anche un mercato indipendente fresco e interessantissimo, è bene capire come alcuni sviluppatori hanno preso uno strumento relativamente semplice come GameMaker e l'hanno trasformato nel segreto del loro successo: PC Gamer ci accompagna alla scoperta di questa realtà. Infine se avete ancora GTA: San Andreas installato sul vostro PC, provate l'ultima versione di Multi Theft Auto che vi aggiunge la componente multiplayer.
twittalo! Tutto il mondo del gioco su PC nella rubrica settimanale di Multiplayer.it!
COMPONENTECARATTERISTICHEPREZZO
ProcessoreIntel Core i7 4790K € 310.00
Scheda MadreASUS Z97-DELUXE € 210.00
Scheda Video GeForce GTX 780Ti x 2 € 1300.00
RAM CORSAIR Vengeance 16GB 1600MHz € 150.00
Alimentatore EVGA SuperNOVA 1000 € 150.00
Hard DiskSeagate Barracuda 2 TB + Samsung 840 256GB € 240.00
Lettore-Masterizzatore Ottico ASUS BC 12B1ST € 60.00
CaseCooler Master Cosmos II € 340.00
CONFIGURAZIONE COMPUTER NINJA € 2760.00
L'estate videoludica è parca di emozioni, si sa. Per fortuna c'è sempre una rubrica in cui Tagliaferri sbeffeggia il sottoscritto.
Quest for Infamy è da tempo uno dei nostri progetti preferiti. Per l'esattezza da quando lanciò la sua gloriosa campagna di raccolta fondi su Kickstarter. E infatti ne abbiamo parlato più volte in questa rubrica. Adesso possiamo finalmente darvi il lieto annuncio: Quest for Infamy è uscito e può essere vostro per la vile somma di 19,99 dollari. Questa divertente avventura grafica è un omaggio alla mitica serie Quest for Glory e promette ore di appassionante punta e clicca in un mondo avventuroso in cui nulla è come sembra. Con tre classi a disposizioni e altrettanti approcci diversi al gioco, ognuno può forgiare il proprio destino senza scegliere per forza se essere un eroe o un criminale. Che siate ladri, stregoni o guerrieri, la città di Volksville ha bisogno di voi.
Quest for Infamy - Il trailer di lancio Vi mancano i bei tempi di Doom? Anche a noi, lo confessiamo. Per fortuna possiamo sognare un po' con Xibalba, un piccolo progetto amatoriale pensato inizialmente per la competizione 7DFPS. Lo sviluppatore non è riuscito a concludere il gioco in tempo per il concorso, ma ha continuato comunque a lavorarci, e ora tutti possono giocare a Xibalba sul proprio browser. Lo scopo è farci strada per sei mondi uccidendo tutto ciò che ci capita a tiro, con una visuale in prima persona e una grafica pixellosa che omaggia i gloriosi sparatutto del passato. Ci sono anche le armi per eccellenza del genere: pistola a energia, fucile a pallettoni e lanciarazzi. Non mancano neppure le chiavi magnetiche colorate per aprire le rispettive porte. La varietà è assicurata, con nemici che spaziano da orde di crudeli selvaggi mascherati fino a legioni di alieni conquistatori, con tanto di minaccioso boss finale. Insomma, ce n'è abbastanza per passare un'oretta di nostalgico piacere davanti al monitor. E senza spendere un euro.
LA Cops - Il trailer dell'accesso anticipato A rivegliarci dal torpore estivo è arrivato in accesso anticipato LA Cops. A un primo sguardo, questo gioco di belle speranze potrebbe ricordare molto Hotline Miami, ma ci sono delle differenze significative fra i due titoli. Intanto LA Cops è molto meno oscuro e morboso, senza tutti quelli eccessivi spargimenti di sangue (che però tanto ci piacevano), e poi al posto di un singolo pistolero abbiamo qui una squadra da gestire. Fra l'altro si tratta di una squadra di polizia, per di più uscita da un telefilm degli anni Ottanta. Baffoni e capigliature a microfono sono quindi all'ordine del giorno. Tanto il trattamento visivo quanto lo stile di gioco di LA Cops invogliano a provarlo, ma per il momento è disponibile solo un livello. Ci pare quindi molto prematuro approfondire la questione. Aspettiamo ancora un paio di mesi e poi torniamo a parlarne. Intanto voi potete comunque guardarvi il video e, se siete di quelli che amano dare consigli di gioco agli sviluppatori, buttarvi nel progetto approfittando del fatto che si trovi ancora nelle prime fasi di lavorazione.
Black Feather Forest è un interessante progetto attualmente in fase di sviluppo. Anzi, pare proprio che il suo autore, l'olandese Hedgefield, abbia iniziato solo da pochi mesi a lavorarci. In compenso è già disponibile una demo nella quale si possono apprezzare le sue doti di illustratore e game designer. Black Feather Forest è un'avventura ambientata in Canada, nella remota cittadina di Augier's Peak. Con nostra grande sorpresa i protagonisti di questa vicenda sono una documentarista e il suo fidato cameraman: finalmente un duo insolito all'interno di un videogioco. I loro nomi sono Sofia e Caleb e si trovano ad Augier's Peak per investigare sulla misteriosa scomparsa di tre giovani ragazze. Intervistando le persone del luogo, raccogliendo indizi ed esplorando i dintorni della cittadina, Sofia e Caleb potrebbero fare luce sulla vicenda e imparare al contempo qualcosa sulle tradizioni della popolazione indigena di Augier's Peak. Le premesse sono perciò molto buone, e se Hedgefield riuscirà a portare fino in fondo il suo progetto, magari con l'aiuto degli utenti, invitati a condividere con lui le loro opinioni, potrebbe regalarci un gioco ambientato in uno scenario davvero nuovo per il pubblico occidentale. In attesa di saperne di più, vi lasciamo alla demo, con l'avvertenza che si tratta di una prima versione ancora acerba. Non siate perciò troppo severi.
Nelly Cootalot: The Fowl Fleet - Il trailer di Greenlight Ecco che torna un altro progetto di cui vi abbiamo parlato quando ancora era impegnato in una piccola campagna di raccolta fondi su Kickstarter. Si chiama Nelly Cootalot: The Fowl Fleet, un'avventura punta e clicca che ogni appassionato di The Secret of Monkey Island dovrebbe sostenere. Al momento infatti il gioco è in attesa del via libera su Steam Greenlight, e un aiuto farebbe certamente comodo al suo autore. Se volete saperne di più prima di alzare il vostro pollice verde, date uno sguardo al video qui di fianco. Speriamo conveniate con noi che si tratta di una deliziosa avventura piratesca, piena di gag divertenti e con un'affascinante protagonista dall'occhio bendato. Ce ne vorrebbero di più di giochi come Nelly Cootalot. [edit: il gioco ha da poco ottenuto l'approvazione su Steam, viva!]
Il gioco per browser della settimana si chiama The Wizard. Al contrario di quello che può sembrare a prima vista, non è un gioco con livelli generati casualmente nei quali si muore quasi per caso. Gli scontri sono a turni, e ogni livello ci chiede di fare attenzione all'ambiente circostante e alla situazione in cui ci troviamo, un po' come se fosse un puzzle game. Da provare.
di Andrea Rubbini
World of Warcraft
Settimana un po' fiacca in ambito MMORPG, questa, eccezion fatta per il kolossal Blizzard che si è distinto più per le notizie in pillole che per fatti di vera cronaca. Durante l'ultimo Comic Con, per esempio, abbiamo scoperto qualche dettaglio in più sul film previsto per il 2016: il regista Duncan Jones ha reiterato che la pellicola si incentrerà sulle origini del conflitto tra Orda e Alleanza, rappresentate rispettivamente dall'orco Durotan e dall'umano Anduin Lothar. Tuttavia, Jones ci ha tenuto a precisare che la sceneggiatura è stata scritta tenendo bene a mente anche i neofiti del franchise, in modo da poter accontentare proprio tutti... ricetta che potrebbe condurre a un disastro, ma incrociamo le dita. Lo stand della Legendary Pictus, d'altronde, era ricco di prop e artwork, tra i quali spiccavano certe armi che vorremmo davvero vedere nel film fatto e finito. Per il teaser mostrato a porte chiuse, invece, ci sarà ancora da attendere. Per quanto riguarda il vero World of Warcraft, abbiamo potuto finalmente vedere il nuovo modello definitivo dei Non Morti maschi: la regola è sempre la stessa, migliorare senza snaturare, e lo stesso vale per le espressione dei nuovi volti, cui è stato dedicato un intero appuntamento di ArtCraft. Si parla di modellazione tridimensionale, buoni propositi e risultati nel passato e nel presente, una lettura sicuramente interessante per i giocatori vecchi e nuovi del MMORPG. Cattive notizie, invece, per chi gioca - o vuole giocare - nei panni di un Elfo del Sangue: il loro modello riveduto e corretto è stato rimandato a data da destinarsi, presumibilmente a una patch successiva al lancio dell'espansione. Per chi si stesse chiedendo come mai si è data la precedenza ai Draenei (introdotti originariamente in The Burning Crusade proprio come gli Elfi del Sangue) la risposta è molto semplice: in Warlords of Draenor ce ne sono molti di più ed era più importante rimodellare loro. Infine, era ovvio che il famigerato "show" Azeroth Choppers avrebbe generato dei nuovi veicoli per il gioco, e infatti Blizzard ha appena annunciato il Chopper Alleanza per, ehm, l'Alleanza: costerà un sacco di monete d'oro e si potrà acquistare solo dopo l'uscita dell'espansione, mentre l'Orda riceverà il suo gratis, purché i giocatori si colleghino a World of Warcraft entro il 30 settembre.
A Realm Reborn: Final Fantasy XIV
A grande richiesta, inizia la Free Trial anche per il Reame Rinato di Naoki Yoshida: il capoccia Square Enix ha infatti deciso di attivare il tanto atteso periodo di demo per chi non ha ancora provato il suo pluripremiato remake. La Free Trial è, come dice il nome stesso, completamente gratuita, e permette di giocare per quattordici giorni a Final Fantasy XIV ed eventualmente di "upgradare" l'account e acquistare il gioco completo. Ci sono delle limitazioni, ovviamente: il livello massimo dei giocatori in prova sarà il 20 e non si potranno accumulare più di ventimila gil; inoltre, non sarà possibile unirsi alle Free Company, scambiare oggetti e denaro o usare la casa d'aste. La Free Trial nasce contemporaneamente a un programma Recruit a Friend altrettanto interessante e non troppo diverso da quello già implementato da Blizzard anni fa nel suo World of Warcraft: suggerite a un vostro amico di giocare Final Fantasy XIV invitandolo per e-mail, e se dovesse decidere di acquistare il titolo e di pagare le mensilità sarete ricompensati di conseguenza con un Friendship Circlet che aumenta del 20% l'esperienza sotto il livello 25 e un Aetheryte Pendulum che vi permetterà di teletrasportarvi all'Aetheryte più vicina a un nuovo giocatore senza spendere gil se il vostro amico rinnoverà per un mese e poi, ancora più ghiotto, con un bel Chocobo da cavalcare a due posti se deciderà di rinnovare per novanta giorni. Un'ottima occasione, insomma, per provare uno dei migliori MMORPG attualmente sul mercato... nonché uno dei migliori Final Fantasy degli ultimi anni.
Neverwinter
Per quanto riguarda i MMORPG il servizio Xbox Live è sempre stato un po' blindato, ragion per cui, per esempio, Square Enix ha desistito dal pubblicare Final Fantasy XIV sulle console Microsoft. Il problema, a quanto pare, non frenerà Perfect World, che ha appena annunciato una strategia davvero sorprendente: il suo Neverwinter - MMORPG ispirato a Dungeons & Dragons e ambientato nell'universo di Forgotten Realms, in caso non lo sapeste - uscirà all'inizio del 2015 su Xbox One... però in Cina. Il producer del gioco, Andy Velasquez, ha affermato che la versione console proporrà tutte le razze, le classi e le mappe già implementate nella versione PC e che il content sarà praticamente lo stesso, a parte qualche non precisata eccezione. Come prevedibile, la versione Xbox One di Neverwinter non sarà in cross-play con quella PC e se lo stesso piano è previsto anche per altre piattaforme, o regioni, ancora non è chiaro: a quanto pare, per ora, si tratta di una vera e propria esclusiva.
di Christian La Via Colli
OutRun 2006: Coast 2 Coast
"Era più facile farci sognare". "In che senso?" "Prendi i giochi di guida. Ora hai bisogno di mille auto riprodotte alla perfezione in ogni dettaglio, di tracciati ultra realistici con gente che urla a bordo pista, di cambiamenti atmosferici e mille ca##i un po' ovunque per ricordarti dove sei e di un sacco di altre cose che, alla fine della fiera, nemmeno ti soddisfano completamente. Acquisti il gioco, acquisti mille DLC, hai un garage pieno di veicoli che nemmeno Briatore, eppure stai sempre lì a cercare altro, come se nonostante tutto ti mancasse sempre un pezzo, quel qualcosa che arriva dopo (arriva sempre dopo) e che sembra poter cambiare la tua vita". "Sei troppo sentimentale". "No, sono fottutamente realista. Lo sono perché ho viaggiato da un capo all'altro del mondo in cinque minuti su una Ferrari Testarossa ed ero felice". "Parli di Outrun? Outrun anticipava il quadro che ti fa così schifo: c'era l'avanzamento tecnologico, c'era il volante con il force feedback, c'era la bionda che ti accompagnava per tutto il viaggio e te la dava solo se vincevi e c'era lo stereo per scegliersi la colonna sonora". "Forse hai ragione tu, ma forse no, visto che la storia ci insegna che i giochi di corse sono andati sempre più in un direzioni divergenti, frantumandosi in mille rivoli". "Cioè?" "Gli arcade si sono avvicinati alle simulazioni, cercando l'illusione della simulazione, mentre le simulazioni si sono avvicinate agli arcade, cercando comunque di dare ai giocatori tutta una serie di elementi di contorno cui prima non badavano molto. Per dirti, quando è uscito OutRun 2006: Coast 2 Coast, e parliamo ormai di otto anni fa, già la strada era tracciata. Tutti lo salutarono come la ripresa di un gameplay classico, ormai tramontato e completamente fuori mercato. Divertente quanto si vuole, ma fuori mercato". "E non era così?" "Certo che era così! Ma pensaci bene, prima OutRun era il gioco di corse di massa! In meno di venti anni è diventato un titolo di nicchia su cui ragionare come intellettuali ammuffiti!" "È successo con un sacco di generi. Prendi gli sparatutto classici... oggi sono oggetto di dibattiti per raffinati intenditori del medium videoludico e non più titoli d'azione per ragazzini che non sapevano nemmeno da dove iniziare a giocare a un simulatore di volo o a uno strategico a turni". "Già, la bionda non basta più". "A te magari no". "Nessuno riuscirà più a sedurla facendola partecipare a una gara pericolosissima a bordo di una fuoriserie. Ora se n'è andata sugli spalti. Guarda tutto da lontano e, al massimo, ti accoglie al traguardo come un Achievement qualsiasi - sorseggia un amaro - ma non era bello entrare in curva a 350 km/h e vedere la macchina che derapava per interi secondi?" "Più che bello era... diverso". "No, era terribilmente eccitante! Facevi qualcosa che nella realtà non avresti mai potuto fare!" "Perché tu nella realtà puoi guidare le auto di un Gran Turismo o di un Forza?" "Non capisci una mazza. Non le posso guidare, ma le posso guidare. Se avessi i soldi le guiderei. Esistono e il gioco si sforza di rendere le sensazioni che proverei nella realtà, pur non essendo realistico". "Anche le Ferrari degli OutRun esistono!" "Certo, ma non le puoi guidare in quel modo. Se prendi una curva a 350 Km/h non inizi a derapare, finisci contro un muro!" "Ho capito". "Vedi che era più facile allora? Ci accontentavamo di una bionda e di un po' di fumo che usciva da sotto le ruote". "Stiamo diventando vecchi, tutto qui". "Non lo stiamo diventando, lo siamo già".
di Simone Tagliaferri
Nvidia in pieno fermento
Anche questa settimana non ci lasciamo sfuggire una novità che riguarda il mondo dei visori tridimensionali. No, il colosso americano delle GPU non ha presentato l'ennesimo clone dell'Oculus Rift ma, invece, ha tirato fuori dal cappello una tecnologia che consente a schermi economici in risoluzione 1280×800 di produrre immagini estremamente definite. Non si tratta, questo è ovvio, di una magia ma di un trucco ben studiato che potrebbe risultare piuttosto utile anche utilizzando schermi con definizione maggiore. La tecnologia si chiama Cascaded Displays e funziona sovrapponendo, con uno scarto di un quarto di pixel, due pannelli. A questo punto entra in campo il software che lavorando sul singolo pixel riesce a produrre immagini che, teoricamente, possono essere quattro volte più definite. Ma è presto per festeggiare. Per ora, infatti, si tratta di un mero esperimento messo in piedi da alcuni dipendenti Nvidia. Ma i risultati, che ci vengono mostrati nel video allegato all'articolo, sono a dir poco incoraggianti. Perché, dunque, non immaginare questa tecnica anche in combinazione con i televisori? Il problema, in questo caso, riguarda la riduzione dell'angolo di visione causata dalla sovrapposizione dei pannelli. Il problema, però, non si pone nell'ottica dei visori tridimensionali. Essendo questi ultimi un qualcosa da indossare, infatti, l'occhio dell'utente rimane sempre nella stessa posizione rispetto all'immagine e l'angolo di visione non rappresenta un problema. Si risolve, invece, uno dei grossi problemi delle nuove tecnologie tridimensionali che riguarda la necessità di una risoluzione elevata, fondamentale per immergere il giocatore nel mondo virtuale, combinata con i costi elevati dovuti alla necessità di usare ben due pannelli, uno per ogni occhio, per ottenere l'effetto 3D. Ricapitolando, se Cascaded Displays dovesse diventare un progetto concreto, Nvidia potrebbe scendere in campo con un visore economico eppure capace di sfoggiare una definizione molto elevata. In casa Nvidia, comunque, la notizia del momento riguarda la GTX 880 che dovrebbe essere presentata ad agosto e arrivare sul mercato già a settembre. I rumor che abbiamo riportato in passato sembrano indicare un progetto produttivo a 28 nanometri ma la tecnologia Maxwell, fin'ora usata solo nel caso della GTX 750, dovrebbe garantire comunque una buona ottimizzazione e quindi sfornare un buo rapporto tra consumi e potenza. Il dato più interessante, in ogni caso, sembra essere quello relativo prezzo che, come riportato da alcuni rumor apparsi negli ultimi mesi, potrebbe risultare inferiore agli standard di mercato. VideoCardz.com, il sito che ha annunciato l'imminente presentazione della GTX 880, parla infatti di un prezzo inferiore ai 500 dollari per una scheda che dovrebbe essere più veloce della GTX 780 Ti. A questo punto tutte le voci che abbiamo riportato in questi mesi assumono una credibilità decisamente maggiore e se tutte le indiscrezioni dovessero essere confermate dovremmo veder arrivare sul mercato due varianti della GTX 880, una da 5 e una da 8GB di DDR5, con un bus di memoria a 256 bit. L'eventuale calo dei prezzi di riferimento, tra l'altro, dovrebbe coinvolgere anche la serie 900, finalmente basata sul processo produttivo a 20 nanometri, che si pensa sia destinata ad arrivare sul mercato durante i primi mesi del 2015.
Usi pratici per una stampante 3D
Inestimabili per il lavoro di modellisti e progettisti, le stampanti tridimensionali hanno già superato diversi confini penetrando nel mondo delle armi e persino in quello dei cibi. Risulta ovviamente difficile creare un fucile da combattimento con materiali non particolarmente resistenti e una stampante non può ancora sfornare una ricetta da gourmet. Eppure è grazie alle promesse fantascientifiche che questa nuova tecnologia è riuscita a farsi notare dal mondo, tra paranoie e speranze di rivoluzione. Ma non per questo le applicazioni minori sono da sottovalutare, soprattutto se sono guidate da un concept robusto e possono effettivamente portare cambiamenti nella quotidianità di tutti. Ed è proprio questo lo scopo di due inventori con base nelle Filippine che hanno sviluppato una tecnologia per consentire a chiunque costruire in casa i propri pannelli solari. Parliamo, ovviamente, di micro pannelli per realizzare i quali sono comunque necessari specifici materiali, come le irrinunciabili celle fotovoltaiche, e macchinari specifici. La fase di stampa tridimensionale, in sostanza, ha poco a che fare con la trasformazione del sole in energia mentre il processo di creazione vero e proprio dei pannelli è in gran parte una questione di assemblaggio. Ma la maggiore automazione garantita dal macchinario nel suo insieme, stampante 3D inclusa, taglia comunque i costi di creazione dei pannelli del 50% e questo significa che d'incanto i recettori fotovoltaici hanno la possibilità di diventare più convenienti. I problemi, però, non mancano. L'avventura dei due inventori è partita nell'ormai lontano 2012 con una campagna di finanziamento che ha raggiunto la somma richiesta mancando però i due obiettivi supplementari. Inoltre si è rivelato difficile trovare investitori interessati sia per il costo del macchinario che potrebbe risultare troppo elevato per il privato, sia per la natura del progetto che non lo rende particolarmente interessante per un mercato ancora molto piccolo. Ma Shawn Frayne e Alex Hornstein hanno comunque sfruttato l'automazione casalinga per proporre qualcosa di utile. Il risultato finale lo potete ammirare nel sito ufficiale che consente anche di comprare direttamente i kit con i materiali necessari per crearvi il vostro carica batterie portatile a energia solare. Il sito include, inoltre, dissertazioni e schede tecniche che spiegano come creare ogni tipo di micro pannello solare anche senza utilizzare la Solar Pocket Factory. Purtroppo, guardando bene le date di pubblicazione, ci si accorge che il tutto è fermo da qualche tempo ovvero da quando i due inventori hanno annunciato di essere al lavoro su mini pannelli solari impermeabili. Nonostante ciò internet ha comunque deciso di puntare nuovamente i riflettori sulla Solar Pocket Factory. Forse la bestia chiamata web è in cerca di notizie positive per controbattere l'ondata di eventi negativi che ci ha investito in queste settimane. O forse, volendo vedere il tutto con un po' di romanticismo, la rete potrebbe essersi mossa per dare visibilità a una possibilità interessante che trascende l'impegno specifico di Frayne e Hornstein. Il sole va sfruttato, la luce che picchia contro il cemento è tutta energia sprecata ed è molto probabile che la riduzione dei costi di produzione, fondamentale per la diffusione dei pannelli, passi proprio dall'automazione casalinga che, viste le necessità di produzione limitate del privato, può essere a sua volta alimentata dal sole. Certo, così facendo non è certo possibile raggiungere i regimi produttivi di un'attività commerciale e la produzione solare deve fare i conti con alcune variabili non da poco che sono il clima, la notte e l'estensione dei pannelli che più piccoli sono e meno energia producono. Ma con l'allungarsi della vita delle batterie e il ridursi dei consumi dei dispositivi elettronici è probabile che in qualche anno, a meno di eruzioni vulcaniche da Armageddon, diventi possibile tenere carico il proprio telefono in mobilità, con un bel pannello creato in casa e installato a proprio piacimento sul proprio corpo.
di Mattia Armani