Considerata la crisi nei rapporti tra i partiti ed i cittadini, si
ritiene necessario e urgente riorganizzare la forma partito al fine di
coinvolgere gli elettori nella gestione delle strutture organizzative dei
partiti in particolar modo nelle periferie. In assenza di tale cambiamento le
strutture dei partiti continuano a rappresentare il luogo dove viene gestito il
potere di rappresentanza in assenza di mobilitazione e partecipazione.
Le organizzazioni nel tempo, dal taylorismo ad oggi, sono cambiate e si
sono adattate in modo continuo e veloce alla domanda di cambiamento attraverso
l’adozione di nuovi modelli organizzativi.
L’unico Partito esistente è il Partito Democratico in quanto gli altri
sono: personali, aziendali, autoritari e non praticano la democrazia. Pertanto, si ritiene che il PD ripensi la sua organizzazione per rispondere alle esigenze di cambiamento e di partecipazione
degli iscritti, dei partecipanti alle primarie e degli elettori.
Il PD di Verona, il quale è un’organizzazione politica, per superare
gli ostacoli e le problematiche relative ai rapporti con gli elettori ha
bisogno di ripensare la propria organizzazione e conseguire i propri valori attraverso
l’adozione dei seguenti fattori di cambiamento: Unità, Trasparenza, Comunità e Sistema
aperto. I valori ed i fattori di cambiamento sono i pilastri del modello di
organizzazione che si intende costruire.
La sottovalutazione della conferenza organizzativa ed il mantenimento
dello status quo non consente alcun cambiamento ed è per questo che anche i
fautori del congresso straordinario dovrebbero sostenere la proposta della
conferenza organizzativa di Alessio Albertini.
L’anello più debole e importante della catena di partecipazione alla
vita politica del PD è rappresentato dai circoli, i quali non debbono essere
considerati soltanto un gruppo di volontari ma il luogo dove viene costruita la
strategia locale per elevare il livello della partecipazione e della
mobilitazione. Vi sono degli indicatori (iscritti e popolazione, votanti alle primarie
e popolazione) che rappresentano lo stato di salute dei circoli e nello stesso
tempo ispirano le azioni correttive da realizzare per migliorare gli indici.
Un altro problema da non sottovalutare, il quale è stato posto nel
dibattito recente, è il ruolo dell’opposizione del PD nel comune di Verona.
E’ stato affermato che “il capogruppo fa opposizione. E la fa
benissimo.” Innanzitutto, occorre precisare che l’opposizione senza una visione
o una proposta alternativa è strumentale, ostruzionistica, effimera e
pregiudiziale. Questo non è il caso del capogruppo Michele Bertucco e dell’intero
gruppo consiliare del PD.
Per fare una efficace e credibile opposizione è necessario avere delle
proposte alternative a quelle del Sindaco Tosi sui temi ed argomenti posti
all’esame del Consiglio Comunale. Affermare che Michele Bertucco fa una buona opposizione in assenza di proposte alternative da parte del PD è una contraddizione perché non può essere fatta
una efficace opposizione senza fare riferimento alla visione ed alle proposte
alternative del PD. Pertanto, il PD di Verona ha un programma alternativo a
Tosi che esprime anche attraverso il capogruppo Michele Bertucco ed il gruppo
consiliare del PD.
Ultima questione riguarda il rapporto con Tosi. La direzione
provinciale del PD non ha mai deliberato alleanze e rapporti privilegiati con
il sindaco Tosi. Infatti, nelle elezioni provinciali ha aderito ad una alleanza
alternativa a Tosi. L’accordo istituzionale proposto, anche con Tosi, non ha
ricevuto consensi tra gli amministratori locali ed i membri della direzione
provinciale del PD in quanto si sono espressi per una alleanza alternativa a
Tosi.
L’accordo istituzionale, il quale prevedeva una visione comune tra
tutte le forze politiche, non ha ricevuto consensi nel PD e tra tutte le forze
politiche e, quindi, la proposta non poteva essere concretizzata.
Pertanto, l’accusa mossa ad Alessio Albertini, segretario provinciale
del PD, di “intelligenza con il nemico” è strumentale ed è finalizzata a
trovare ex post delle motivazioni a sostegno del congresso straordinario.
Concordo con Diego Zardini quando afferma che la divisione nasce dalla
mancata ricandidatura di Franco Bonfante alle Regionali. Da quel momento sono
state tante le iniziative di carattere individuale che hanno messo in
fibrillazione il PD in un momento in cui bisognava impegnarsi unitariamente per
superare la sconfitta alle elezioni Regionali.
Il grande difetto di alcuni esponenti politici è quello di impegnarsi per la
propria sopravvivenza politica e non per il partito di appartenenza non tenendo
conto che il partito sopravvive alla vita degli uomini.
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