Ieri e l’altro ho fatto un giro sulle pagine Facebook, su Twitter e persino sugli obsoleti forum. L’impressione è sempre la stessa: il PDL è allo sfascio e i suoi elettori sono delusi e smarriti. È un partito che esiste solo sulla carta (di giornale) ma che non trova alcuna corrispondenza nella quotidianità politica degli italiani. È come se — con Monti — fosse svanito lo spirito del centrodestra, che il PDL ha da sempre incarnato, fin da quando era rappresentato nelle sue due anime liberali e sociali: Forza Italia e Alleanza Nazionale.
Non esiste più niente. C’è solo il deserto della politica spicciola dell’opportunismo. Non esiste più il coraggio delle proprie scelte e delle proprie azioni, ma solo la pavidità tipica dei politicanti nostrani, i quali anziché avere il coraggio di mettere loro direttamente la faccia nelle scelte (anche) impopolari, hanno delegato un governo di tecnocrati e banchieri, che non solo sta mettendo in ginocchio il paese in nome del dio Euro e di un rigorismo di bilancio prostituito alla leadership tedesca, ma prende pure in giro il cittadino col predicozzo che il posto fisso è noioso.
Vedete, se il centrosinistra è uno zombie (e lo è!), il centrodestra è morto e sepolto, affogato nelle contraddizioni dei suoi stessi esponenti, molti dei quali — ammettiamolo candidamente — di dubbia moralità, di dubbissima capacità politica e di grandissimo opportunismo. Sopravvivere pare essere il loro motto; il motto delle mezze tacche: la barca affonda e loro fuggono, si nascondono, si rifugiano dietro la faccia di un tecnocrate. Sopravvivere con Monti (la scialuppa) o morire in una cabina elettorale (la nave), pare essere il loro dilemma (gli italiani intanto possono pure affogare). E certamente Berlusconi non sta facendo nulla per sconfessare questa impressione. Le ultime uscite del Cavaliere sono chiare: sostegno a Monti. Ergo, sostegno alle sue tasse, ai suoi balzelli e alle proposte di spiata, di delazione prezzolata contro l’evasione fiscale, che le tasse di Monti — volenti o nolenti — incentiveranno.
Ma allora ci domandiamo, ma quel motto d’orgoglio su Scalfaro? E tutti quei discorsi sulla privacy, quando si proponeva la modifica delle norme sulle intercettazioni? Ma tutti quei discorsi contro le tasse? Una farsa? Una bugia? Una mera operazione elettoralistica? Il Cavaliere deve rispondere. Deve dire perché ora le tasse vanno bene. Deve dire perché si è dimesso. Deve prendersi la responsabilità delle sue azioni. Perché gli elettori non sono dei fessi. Vanno bene gli slogan anticomunisti, l’idea che l’Italia non deve cadere in mano alla sinistra, ma la destra, il centrodestra non deve fermarsi agli slogan. Deve trasmettere valori. E sono questi quelli che mancano nel PDL e nel centrodestra.
E manca un leader. Già, perché il Cavaliere pare (dico pare) essere arrivato al termine della sua parabola politica. L’avvento del Governo Monti è un sintomo inequivocabile di questa fine. Diversamente dal 1994, non c’è una Lega che ha tradito e ha dato adito al ribaltone. Ciononostante, l’ex Premier ha ceduto. Ha lasciato Palazzo Chigi e lo ha consegnato ai potentati, agli inciuci istituzionali-bancari, alla solita politica italica che tutela gli interessi di pochi. E quel potere si è ripreso tutto non concedendo nulla. Ha aumentato le tasse, ha reso il nostro paese uno Stato di polizia fiscale, e promette ben altre cose peggiori per il ceto produttivo. Eppure il Cavaliere, colui che più di altri ha rappresentato questo ceto, è rimasto inerte e silenzioso. E quando ha parlato lo ha fatto per difende l’operato di Monti.
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Perché? Paura di perdere le elezioni o i pezzi di un partito fatto di opportunisti e carrieristi, inciustiti e politicanti mezze tacche? Perché? Ce lo domandiamo. Tutti gli elettori del centrodestra, con un po’ di sale in zucca, se lo domandano. L’Italia sta affogando nelle tasse e in una recessione che si preannuncia devastante, eppure il PDL si ostina a sostenere questo massacro del ceto medio. Quale è il motivo?
A Berlusconi posso dire solo questo. Sarà fra due mesi o sarà nel 2013, ma una cosa è certa: gli elettori che hanno premiato il PDL nel 2008 se non voteranno sinistra o terzo polo, andranno al mare o in montagna. Perché non si abbandona il proprio elettorato nel momento delle difficoltà e non lo si consegna ai potentati economico-finanziari e agli speculatori. Neanche se questo volesse dire perdere le elezioni successive. Prima di tutto l’onore e la coerenza. Poi il resto!
di Martino © 2012 Il Jester