Pdl verso la scissione e Giovanardi fa 'il Carlo': “La ragazza violentata a Modena? Perché vi meravigliate?”

Creato il 22 ottobre 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il piano di battaglia era stato messo a punto in ogni particolare: la cavalleria, agli ordini del Generale Bondì, avrebbe attaccato il governo LettaLetta a destra; le amazzoni, con a capo la Santanchè a sinistra e, al centro, la mitica fanteria comandata (come solo lui sa fare), dal Generale Verdini, incaricato di sfondare la prima linea nemica. Alle spalle dell'esercito, Raffaele Fitto con l'artiglieria. Silvio l'Imperatore si sarebbe goduto la “campale” sulle spalle di Capezzone con in braccio Dudù, mentre Francesca avrebbe preparato con le sue mani i babà per festeggiare la madre di tutte le vittorie. La battaglia era iniziata. Sandro Bondì aveva iniziato a far muovere la cavalleria con lo scopo di disturbare la Legge di Stabilità. Le amazzoni stavano minando le certezze dello schieramento nemico, attaccando frontalmente lo stratega del Quirinale. Verdini aveva iniziato a saggiare la consistenza delle file del nemico cercando di comprenderne la solidità e la coerenza. E proprio sul fronte del bancarottiere fiorentino (dopo l'intervista a Report, Di Pietro si dimise, Verdini col cazzo che lo farà), iniziavano a vedersi le prime crepe. Il Magnifico redivivo, grazie al suo fiuto proverbiale per i maramaldi, aveva iniziato a capire che stavolta la compravendita non avrebbe funzionato e che le truppe mercenarie avevano trovato un “soldo” migliore. E infatti, proprio mentre stava dando l'ordine di attaccare subito dopo il voto di decadenza dell'Imperatore dal Senato, Denis aveva sfogliato i giornali rendendosi conto che non ce l'avrebbe mai fatta. 24 (diconsi 24) senatori del Pdl avevano infatti deciso di sostenere il governo che la battaglia campale avrebbe dovuto affondare. A nulla sono serviti gli appelli all'unità dell'Imperatore il quale, non sapendo più cosa offrire, era arrivato a proporre un giro sull'Otto volante con Dudù. In queste ore, un Imperatore deluso e amareggiato, tradito anziché no, sta prendendo atto che una scissione non è più evitabile. Che le sirene casiniane sono più forti dei dané, e che l'anima nera della peggiore Democrazia Cristiana, sta tornando alla luce dopo una rapida emersione dalle tenebre e una spolverata alle fasce (come le mummie). E se qualcuno dei transfughi avesse avuto ancora qualche dubbio, le dichiarazioni della Pitonessa e del condannato Fitto di domenica scorsa, li hanno definitivamente convinti ad abbandonare la nave che affonda. Non essendo cuori di leone, hanno una paura fottuta che Silvio non li ripresenti se si dovesse tornare alle urne e, quindi, meglio tirare a campare fino al vitalizio. A riecco Carletto Giovanardi, l'uomo che non sa tacere e che quando parla combina disastri. Com'è avvezzo fare, il capo del tea-partyitaliota non si lascia scappare mezza occasione per fustigare i costumi e dare addosso ai gay. Sostenitore del boicottaggio della legge contro l'omofobia, Giovanardi, a proposito della ragazza di Modena stuprata dal branco, ha detto: “Non voglio entrare nel merito della vicenda che l'Autorità giudiziaria dovrà chiarire in tutti i suoi controversi aspetti. Quello che ritengo insopportabile sono certe dichiarazioni, tra l'indignato e il meravigliato, come se fosse possibile, 364 giorni all'anno, dileggiare ogni regola ed ogni principio educativo, presentando la sessualità come uno dei tanti beni di consumo, e poi scandalizzarsi se i ragazzi non si rendono neppure conto dell'inaudita gravità di certi comportamenti”. Fino a qui potremmo anche essere d'accordo con il senatore ultraconservatore, quello che ci stupisce è che Giovanardi non si renda conto che chi ha introdotto in Italia il concetto di “sesso = bene di consumo”, chi ha dileggiato le donne riducendole a puro oggetto del desiderio, chi ha frantumato il concetto di famiglia costruendosene tre, chi ha privilegiato da sempre il ruolo del maschio padrone fino a diventare simbolo esso stesso del machismo d'accatto, è proprio il suo capo, l'Imperatore di cui sopra, teorico e realizzatore della tivvù tette e ombelichi del “posso tastarle il culo?”, del “ma lei quante volte viene?” E Giovanardi parla di valori quando milita dalla parte di chi i valori li ha distrutti per un etto di prosciutto cotto Rovagnati e una doccia con Bilba di Cadey al gelsomino. Carletto vergognati e tornatene in convento a mangiare il pappone con le bertucce.

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