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Peaceforce, un gioiellino distopico

Creato il 28 agosto 2015 da Mcnab75

peaceforce

Tratto da L’uccisione dell’elefante di George Orwell, Peaceforce ha ricevuto una nomination al premio come Miglior Cortometraggio Fantastico o d’Animazione al Robert Festival.
Copenaghen, 2032: dopo un continuo susseguirsi di guerre e carestie, il mondo è una landa desolata abitata da disperati alla continua ricerca di cibo. Daniel è un giovane soldato della Peaceforce, una forza militare internazionale che si dedica alla ricostruzione delle città distrutte, alla protezione della popolazione, al mantenimento dell’ordine. Quando un vecchio, Jesper, arriva al comando denunciando l’attacco di un elefante (animale ormai creduto estinto), Daniel si offre volontario per la sua prima missione sul campo. (Fonte: L’Occhio Critico).

PEACEFORCE. Elephant getting shot.jpg

Dopo molto tempo dall’ultima volta che l’ho fatto torno a parlare di un cortometraggio.
Peaceforce è un’opera del 2010 del danese Peter Gornstein, già noto per aver collaborato in qualità di concept artist a film come Starship Troopers, Contact, Die Hard – Duri a Morire e altri.
Gornstein ama il genere e infatti questo suo corto è di fantascienza distopica. Siamo in un futuro prossimo. L’Occidente è sconvolto da carestia, crisi finanziaria e rivolte popolari. Passata l’ondata peggiore del disastro, una forza di ricostruzione internazionale, la Peaceforce, cerca di risollevare dalle macerie le città devastate dagli anni più bui. Deve però confrontarsi con la dura realtà, che come sempre va contro le mere, buone intenzioni.

Il cortometraggio è tecnicamente impeccabile, ben reso e cupo al punto giusto. Per una volta non presenta l’ennesimo antieroe o un vigilantes duro e puro, bensì un soldato idealista, che crede nello statuto che ha condotto alla creazione della Peaceforce. Ancora di più, Daniel (il protagonista) crede nella possibile ricostruzione del suo paese, ma la missione per cui si offre volontario gli darà motivo di ricredersi.
Facile leggere in questo short movie una critica – o quanto meno una forte obiezione – al modo in cui le Nazioni Unite hanno gestito finora le crisi umanitarie internazionali, ovvero con un misto di eccessivo buonismo e l’incapacità di prendere decisioni tempestive e coraggiose.

Gornstein ha un bel modo di narrare e il modo in cui è riuscito a attualizzare il contenuto de L’uccisione dell’elefante è funzionale e toccante.
Sarebbe ora di affidare un buon budget al nostro amico danese: probabilmente avremmo in cambio un ottimo film di fantascienza, magari il primo di una lunga serie.

Intanto godetevi Peaceforce.

Alex Girola – follow me on Twitter


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