Birmingham, 1919. La Grande Guerra è finita da un anno, i suoi fantasmi aleggiano ancora prepotenti nella memoria degli ex soldati e delle donne che devono riabituarsi alla loro presenza. Fermenti comunisti agitano il proletariato urbano, in Irlanda l’IRA è stata appena arginata e nei quartieri popolari birra e whiskey scorrono a fiumi. E’ in questo panorama tormentato che negli ambienti informati si diffonde una notizia preoccupante: è sparita una grossa partita di armi e chi se ne è impossessato potrebbe far scoppiare una guerra, facendo affari d’oro. Un nome si affaccia sulle labbra di tutti: Peaky Blinders, la banda a gestione strettamente familiare che segue le scommesse clandestine sulle corse di cavalli… e molto altro.
Questa è solo la premessa da cui parte la prima stagione della miniserie targata BBC Two: due stagioni all’attivo e una terza in lavorazione.
Sei densissime puntate per ogni stagione, un cast d’eccezione e una regia accattivante e d’atmosfera. Oltre a una colonna sonora rock selezionatissima, a partire da Red Right Hand di Nick Cave scelta come sigla, una vera dichiarazione d’intenti. Musica rock che risuona potentissima sulle scene quasi ottocentesche, dalla splendida fotografia.
Iddo Goldberg e Sophie Rundle sono Freddie Thorne, capo dei comunisti e Ada Shelby, sorella minore di Thomas.
Con simili ingredienti il solo rischio era di cedere alla prevedibilità, ma per fortuna la scrittura accorta e smaliziata di Steven Knight consegna Peaky Blinders (vedi il trailer) direttamente nell’empireo delle serie più riuscite degli ultimi anni. Si gioca infatti con lo spettatore in quella maniera intelligente che solo i prodotti BBC e HBO sanno sfoggiare. La sceneggiatura crea un clima di complicità che culla il pubblico nell’illusione di sapere cosa accadrà, salvo poi smentirlo imprevedibilmente facendolo sobbalzare sulla poltrona. Ma soprattutto costruisce, grazie ad attori raffinati, personaggi ricchi di sfaccettature, realistici nei loro difetti e debolezze eppure infallibili al momento giusto.
Annabelle Wallis è Grace, infiltrata tra i Peaky Blinders
Prendiamo Thomas Shelby, il protagonista assoluto della serie: ha il volto androgino e sottilmente inquietante di Cillian Murphy, un attore meraviglioso ma non troppo mainstream. Già protagonista di pellicole splendide come Il vento che accarezza l’erba e Breakfast on Pluto, presenza ricorrente nei film di Christopher Nolan (era lo Spaventapasseri nella sua trilogia di Batman e l’obiettivo di Inception), domina Peaky Blinders con la brillante sicurezza del suo personaggio. Murphy costruisce il suo Tommy con un attento lavoro sull’accento e la voce, misurando esplosioni e fragilità di questo personaggio altrimenti così controllato, la mente dei Peaky Blinders.
A fargli da contraltare troviamo i suoi due fratelli, Arthur, il maggiore, che all’inizio della prima serie detiene ancora il titolo di capofamiglia, e Johnny, sempre pronto a fare la sua parte, anche quando si tratta di un matrimonio “di conve-nienza”. Il grande sogno di Tommy è in effetti la creazione di una società di famiglia completamente legale, e per raggiungere il suo obiettivo non risparmia piani ingegnosi e sacrifici di sangue. Eppure ha un suo codice di condotta che lo costringe a non pochi virtuosismi per non sottostare a nessuno, neppure alle necessità della criminalità organizzata. Come tutti i leader la sua difficoltà più grande è quella di trovare qualcuno con cui confidarsi e confrontarsi. Il delicato ruolo è ricoperto dalla zia Polly, una strepitosa Helen McCrory: forte, indipendente, saggia, esperta, invita spesso alla prudenza, salvo diventare una vera leonessa in caso di bisogno. A volte abbiamo l’impressione che sia lei il vero capofamiglia dei Peaky Blinders, gli “accecatori” che portano delle lamette nel risvolto del cappello.Trama e geografia si espandono nella seconda serie. Tommy guida gli Shelby verso Londra, città di grandi opportunità ma dominata da bande molto più spietate di quelle con cui si erano confrontati fino a quel momento. Indimenticabile il cameo di Tom Hardy, altro attore lanciato da Nolan e talento in costante ascesa (protagonista in estate del remake di Mad Max): nei panni di un barbuto capo di una banda ebrea è tanto minaccioso quanto irresistibile.Sam Neill è l’Ispettore Capo Campbell
Vediamo quindi i Peaky Blinders dibattersi per sopravvivere e continuare la propria scalata su più fronti: Birmingham e Londra, le corse dei cavalli e il traffico di alcolici. Intanto assistiamo alla guerra personale tra Tommy e l’ispettore Campbell, portato sullo schermo da Sam Neill, indimenticato protagonista di Jurassic Park e Lezioni di Piano. Uno scontro complesso, morale e ideologico prima ancora che di interesse: Tommy ha combattuto in trincea, si è guadagnato più di una medaglia al valor militare, mentre l’ispettore è rimasto in patria. Campbell è un implacabile moralista col piglio da predicatore, Tommy un pragmatico nichilista. Ma soprattutto Campbell non può perdonare Tommy per avergli sottratto la donna che credeva già sua, Grace (Annabelle Wallis), che lui aveva mandato come agente sotto copertura nel pub controllato dagli Shelby. E che fatalmente finisce con l’innamorarsi di Tommy, con esiti prevedibilmente drammatici per tutti. E il triangolo della prima serie spinge Campbell a una vendetta spietata travestita da azione di intelligence, cedendo a compromessi moralmente dubbi e costringendo Tommy a svolgere il lavoro sporco per lui. E dopo il finale tesissimo della seconda stagione non possiamo che attendere con ansia i nuovi, certo sorprendenti sviluppi della terza…