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PeC e l’intervista per interposta musicassetta

Creato il 16 giugno 2012 da Scribacchina

No, soliti lettori: quest’oggi non voglio parlarvi di Posta Elettronica Certificata.
E non ho intenzione alcuna di realizzare un 
amarcord della musica su nastro.
Più semplicemente, quello che voglio presentarvi è un simpatico siparietto dove protagoniste son tre donzelle: le sorelle Paola & Chiara e, tanto per cambiare, la sottoscritta Scribacchina.

Paola & Chiara - Giornata Storica

Premessa.
Delle sorelle Iezzi sentii parlare per la prima volta a metà anni Novanta, quand’eran soltanto
«sorelline» (leggi: poco più che ventenni) e stavan per entrare come coriste negli 883.
Questo era il fatto.
Il
rumour che girava nella bergamasca, invece, diceva in maniera approssimativa che due sorelle lombarde – fors’erano del milanese, vai a saperlo; una delle due pare fosse bassista – avrebbero fatto qualche data col Pezzali.

Ora: già sapete che Scribacchina è bassista; ignorate tuttavia che Sorella (personaggio che fece il suo ingresso su Numéro 091277 tempo addietro e che dunque non mi pare il caso di ripresentarvi) era tastierista. Potete dunque immaginare la faccia della coppia Scribacchina & Sorella quando una sera, durante le prove col gruppo in saletta, si sentirono rivolgere la seguente domanda dai compari d’istrumento: «Sorelle, siete dunque voi le donzelle che affiancheranno sul palco gl’883?».

Passi per le province confinanti (le Iezzi di Milano, Scribacchina & Sorella targate BG).
Passi per la sigla ‘Paola & Chiara’, che – debbo ammetterlo – per un 50% poteva ben adattarsi alla sottoscritta e alla parente prossima.
Passi per l’ipotesi di presentarsi di fronte a migliaia di persone accanto al Pezzali.
Passi tutto, soliti lettori, ma – diamine – per suonare Hanno Ucciso l’Uomo Ragno è necessaria una quantità di fegato spropositata. Che né io né Sorella possediamo.

Accantonata dunque la sonora svista dei compagni di band, riposi religiosamente Paola & Chiara nel dimenticatoio; le rividi a inizio ’97 sul piccolo schermo (con poco o nullo entusiasmo, per la verità), protagoniste del Festivàl di Sanremo colla loro hit Amici Come Prima.

Passò un altro paio d’anni.
S’era a fine anni Novanta.
Scribacchina nel frattempo era diventata «Scribacchina di fatto», mentre Paola & Chiara – lungi dall’assentarsi dalle scene – avevan da poco partorito il secondo lavoro di studio, Giornata Storica. Lo ricorderete, quell’album: fu realizzato dalle sorelle milanesi nel periodo d’infatuazione irlandese, quando si tatuarono lo shamrock sulla pelle. Il periodo pre-Vamos A Bailar, per intenderci.
Ebbene, tra l’intervista a un
metalman e la recensione d’un concertone dei Pooh, Scribacchina ricevette singolare richiesta: realizzare un’intervista alle due sorelle in esclusiva per la loro fanzine.

«Ohibò - pensai - di nuovo le Iezzi sul mio cammino.
La cosa m’insospettisce.
… Che sia un semplice caso?
… O forse forse dietro quest’intervista si cela un disegno a me ignoto? Qualcosa che porterà nella di me vita drammi e sventure per otto anni? Oppure, al contrario, recherà liete novelle?
… Ebbene, non ho scelta: se voglio scoprirlo, debbo accettare.
Paola & Chiara, a noi tre: v’intervisterò».

Scribacchina dunque raccolse il guanto della sfida: armatasi dell’usuale sguardo truce, si lambiccò il cervello per trovar adeguate domande (impresa ardua, questo va detto).
Nel mentre – e con una certa curiosità – si chiese come si sarebbe svolta la chiacchierata: forse in un bar, in atteggiamento svagato? O forse nel loro ufficio dirigenziale, in doppiopetto grigio? O, ancora, nella redazione di Scribacchina, toccata e fuga 
en passant tra una loro data milanese e una bresciana?

Ogni artista, si sa, ha suoi tempi, sue proprie personalissime richieste, sue preferenze. Mai però mi sarei attesa che l’intervista a Paola & Chiara sarebbe stata in differita.
Su musicassetta.
Già: dopo aver fornito (dietro loro espressa richiesta) le domande stampate su carta, mi venne consegnata una musicassetta con incise le voci di P&C che leggevan man mano le mie domande e – con gran garbo e gentilezza, l’ammetto – rispondevan per il meglio.

Mi fu messa fretta: la musicassetta mi venne estorta colla forza dai fanzinari di lì a qualche giorno.
Nulla doveva restare nelle mie mani.
In teoria: perchè 
Scribacchina – la previdente – aveva già provveduto a doppiarla.
Per la cronaca, la copia esiste tuttora: nel lato A vi son le risposte di Paola & Chiara; nel lato B tuonan le voci di Don Dokken e di Jeff Pilson, immortalate nel corso dell’intervista che già vi proposi qualche mese fa. Chiacchierata
live nella quale il buon Don – un poco alticcio, per la verità – si produce in una simpatica teoria di sviolinate dirette alla vostra Scribacchina.
Ma questa è un’altra storia.

Ad ogni modo, quando mi vidi recapitare la musicassetta, un pensiero mi balenò nel cervello: «Curioso, tutto ciò… Mai fatta, in vita mia, un’intervista per interposta musicassetta. Con una telefonata sarebbe stato tutto molto più rapido, indolore e… sì, pure più genuino. Tant’è: se lorsignore preferiscono un’intervista in differita, saranno accontentate».

Realizzai dunque l’intervista, procurandomi un paio di calli alle dita a forza di pigiare i tasti Play, Stop, Fast Forward, Pause e Rewind (e pure Eject) del registratore.
Tutti contenti e soddisfatti: Paola & Chiara, i fanzinari, i fan e pure Scribacchina, che si divertì a cucire insieme domande scritte e risposte parlate.

«Ok, bel prologo: brava Scribacchina. Ora tira fuori l’intervista»
«Forza, che qui si scalpita: chissà che domande avevi passato alle sorelle Iezzi…»
«La solita esagerata: minimo avevi chiesto a Paola, la bassista, di farti la versione funk di quel brano… com’è che si chiama?… quello che fa “Scüüüüü-sà”… ma sì, quello del Festival di Sanremo…»

E’ Amici Come Prima, solito lettore smemorato: l’avevo già detto più sopra.
E comunque, son dolente di dover comunicare a tutti voi che per oggi non avrete l’intervista.

«…….???????»
«Stai scherzando, spero»
«Oddio, no… non puoi farci questo…»

Signori miei, che debbo rispondervi?
La copia della fanzine mica l’ho conservata.
Scribacchina ha l’abitudine di reliquiare esclusivamente le cose importanti.
E infatti, come accennavo prima, di quest’intervista m’è rimasta soltanto la musicassetta.
Per un unico motivo: il lato B.


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