Ebbene sì. So che non l’avreste mai detto (o forse sì, chissà) ma io ero, sono anzi, una grandissima fan di Pechino Express. Non lo sono sempre stata, all’inizio non lo volevo proprio guardare, un po’ per la mia allergia ai reality (non è snobismo, semplicemente non guardo ciò che non mi piace… quindi forse è snobismo) un po’ perché il presentatore era Emanuele Filiberto e quindi. Anacleto mi ha convinto. La cosa buffa (o triste, vedete voi) è che lui ha iniziato a guardarlo proprio per Emanuele Filiberto, non so come mai ma gli sta simpatico. Ci sono bei posti, vedrai, diceva Anacleto. Aveva ragione, stranamente, ma non solo per i bei posti.
Ho scoperto un prodotto italiano (ok su format straniero) ben fatto, ben montato, avvincente, dal punto di vista registico confezionato in modo impeccabile e soprattutto senza tutta quella serie di inutili fregnacce tipiche di un reality. La differita ha aiutato, sembra sempre che tutto debba essere in diretta, mai sottovalutare la post produzione. I concorrenti sono stati stranamente sorprendenti, nel bene e nel male. Le veline si sono comportate esattamente da veline, con il loro inglese orrendamente comico (a scuola devono aver perso la lezione in cui si faceva distinzione tra pronomi personali oggetto e pronomi personali soggetto, “Help we only night!“). Gli sportivi e i ballerini (anche se lui è un attore) hanno dimostrato come competere a livello agonistico faccia la differenza in termini di atteggiamento e di spirito. Sorpresa molto negativa quella riservatami da Simone Rugiati, io ero una grande fan, all’inizio, quando avevo letto i nomi dei concorrenti, si può dire che tifassi per lui; dopo averlo visto qua faccio fatica a guardare “Cuochi e fiamme”, programma a cui ero molto affezionata. Troppo arrogante, competitivo nel senso negativo del termine, non sembra abbia mai apprezzato i posti in cui si trovava, poteva essere il Nepal come il Molise che a lui non sarebbe cambiato nulla. Sono solo impressioni, poi magari nella realtà è diverso, ma voglio dire uno decide di fare un programma del genere anche per un certo ritorno di immagine, non la chiamerei un’operazione simpatia ma quasi; ecco Rugiati non ne esce bene, be nice to people, because nobody likes an asshole, appunto. Così come non ne esce bene la Izzo, per fortuna che c’è rimasta poco, per fortuna per lei intendo, dal punto di vista dello spettacolo era fenomenale.
Barù e Costantino sono stati indispensabili per la buona riuscita del programma, sono stati quelli in grado di bilanciare ogni situazione, evitando facilonerie tipiche da reality o eccessivi bagni di melassa (quando hanno consegnato a ciascun concorrente la lettera di un famigliare – momento orrido ed evitabile – i due nobiluomini hanno partorito una frase del tipo “Uno viene a Pechino Express per scappare dalla famiglia e poi riceve una lettera così, è peggio di Equitalia”); non sempre politicamente corretti, se non facessero ridere sarebbero le due persone più odiose dell’universo, ma il fatto che non siano stupidi li ha fatti volare alto, i vincitori morali sicuramente. Barù poi è fisicamente il mio uomo ideale, qua lo dico qua lo nego. Alto, un fisico da pavura, due braccia che te le raccomando, imponente, moro, maschio, insomma ci siamo capiti. I vincitori, quelli per cui tifavo anche io, da subito, gli attori. Li ho amati, letteralmente. Sono stata una delle poche a non associarli a Camera Cafè perché non l’ho mai guardato, per cui per me sono sempre stati semplicemente Alessandro e Debora. Io lui lo amo perché è gentile, solare, sorridente, ha un viso da persona buona e per fortuna crescere significa anche apprezzare una cosa del genere. Mi sono sempre sembrati molto curiosi, molto interessati ai posti e alle culture che li circondavano, consci dell’esperienza unica che stavano vivendo. Ecco, mi sembra se la siano proprio goduta, al di là della gara.Purtroppo non è stato molto seguito, non so come mai. Sicuramente la collocazione del giovedì non ha aiutato, con le fiction di Rai1 (non intendo spendere nemmeno una parola perché non ci sono parole, come è possibile guardare certe robe non me lo spiegherò mai) e Santoro, pure X-Factor. Ecco, ieri la mia twitline era letteralmente invasa da hashtag concernenti X-Factor che non mi spiego. Non capisco. Probabilmente sono tarata male io, Anacleto dice che è questione di gusti, ma secondo me c’è un limite a tutto ciò. Cioè a un certo punto non si può più parlare di gusti. Ma va bene, non mi avventuro in disamine che mi fanno sembrare la Pol Pot dei blog. Spero in una seconda stagione, con un percorso diverso, come è successo nelle edizioni degli altri paesi.
Gli attori sono proprio belli, anche se non sono belli, sono belli perché sono veri.
नमस्ते!
(namastè)