Lunedì 13 Maggio le abbiamo trovate così: segregate in una stanza di circa 3 mq completamente buia con un’unica feritoia come presa d’aria, senza acqua, inerti , costrette sui propri escrementi, prive di ogni possibilità di movimento, prive di ogni vitalità, assenti . Lo sguardo nel vuoto, renitenti e spaventate ad ogni nostro richiamo, con il manto diventato oramai solo una spessa lurida cotica piena di fango, escrementi, paglia.
La risposta del veterinario della ASL responsabile del benessere degli animali è stata immediata, sia domenica 12 quando lo abbiamo chiamato ed è arrivato sul posto: un annesso agricolo fatiscente, sporco e isolato di cui non è stato possibile sul momento conoscere il nome del proprietario, sia lunedì giorno previsto dal servizio veterinario stesso, per potere rintracciare il padrone delle pecore ed effettuare il necessario controllo.
Lunedì mattina, all’arrivo del veterinario insieme al proprietario, assistiamo all’apertura della porta di ferro della stanza dove sono chiuse le pecore, prendiamo visione delle loro condizioni, guardiamo il proprietario muoversi velocemente: aprire altre porte, spostare pareti divisorie, portare all’aperto presse di fieno sporche delle deiezioni dei piccioni, cercare, bontà sua, di porre in qualche modo rimedio alla terribile situazione che si è presentata ai nostri occhi , lo sentiamo fare ammenda dei suoi “peccati” dicendo che lui gli animali li ama e che in futuro porterà le pecore in un suo terreno.
Il veterinario esime il proprietario dalla salatissima multa e dal sequestro degli animali, lo avverte di attenersi in futuro alle disposizioni riguardo quanto gli viene contestato e compila il relativo rapporto: lo spazio è in regola con la legge, secondo l’asl, le pecore non sono denutrite, la stanza non è idonea perché troppo buia, lui è tenuto ad informare la ASL di ogni eventuale futuro spostamento degli animali.
La LAV, senza ottenerlo, insiste sulla necessità del sequestro delle 3 pecore e si rende disponibile per l’affido delle stesse in quanto, a proprio avviso, l’isolamento dei tre animali reiterato nel tempo ha lasciato in loro segni più che evidenti di un grande malessere psico/fisico: malessere che andrebbe visto e analizzato con maggiore attenzione anche in rapporto ai diritti e alla dignità propri di ogni essere senziente, malessere che, a parere dell’associazione, non migliorerà di molto date le troppo precarie condizioni in cui sono ancora costrette a vivere.
La testimone, Lorella, in uno scritto racconta: “Da quasi un anno, passeggiando con i miei cani passavo davanti a quel rudere. Passavo Ignara davanti a quella famiglia segregata in una buia prigione: padre madre e figlio. Non c’era un segno, né un rumore, nulla mi poteva far pensare al peggio.
Un giorno Franceschino, un mio amico di otto anni, incominciò a raccontarmi una storia inquietante fatta di carcasse di pecore e di pecore prigioniere: “sono chiuse al buio, mi diceva, io le ho sentite, quando mi avvicino sento i loro lamenti..”. Franceschino è un bambino molto simpatico, ha molta fantasia, e io ascoltandolo pensavo che insieme alle storie di pietre antiche ed ossa ritrovate mi volesse stupire con racconti oscuri per farmi partecipe dei suoi giochi e delle sue fantasie di “archeologo”.
Una notte, però, nei miei pensieri la sua insistente ansia per quella galera mi parve più che mai possibile. Mi alzai decisa e, senza cani,mi precipitai al rudere. Non ci fu bisogno di chiamare che una sola volta, mi rispose un lamento. Corsi a casa, che fare? Dopo tante idee e suggerimenti che ritenni sbagliati, pensai che la legge avrebbe potuto darmi gli strumenti giusti per agire, allora scrivo alla LAV, o meglio scrivo a Graziella Gori della LAV di Perugia, ma chissà se verranno, mi domando, chissà quando. La risposta è stata, invece, immediata. Al mattino alle otto e trenta Graziella Gori mi chiama “vengo in zona, incontriamoci, valuterò personalmente la situazione” .
Alle 9.30 eravamo al rudere: erano state zitte per un intero anno, io pensavo che non si sarebbero fatte sentire, invece, miracolosamente, al nostro richiamo ecco la risposta: beeee, beee…..” (…).
Graziella Crescentini Gori – Responsabile LAV – Lega Anti Vivisezione Perugia