“La crescente destabilizzazione dell’Ucraina ha già avuto un pesante impatto sul business tedesco in Russia”, si legge nella position paper inviata all’attenzione della frau Kanzlerin il 7 maggio scorso. “Sanzioni economiche più dure porterebbero a una situazione dove le forniture verrebbero assegnate ad aziende locali, i progetti congiunti sarebbero sospesi o rinviati da parte russa, ma soprattutto – evidenzia il documento – spingerebbe l’industria russa verso l’Asia, e in particolare verso la Cina”. Tra i timori evidenziati dagli industriali tedeschi c’è soprattutto la perdita quote di mercato, con conseguenti ricadute sulla competitività delle imprese e quindi sull’occupazione.
In Russia operano oggi circa 6.000 aziende tedesche, che fanno della Germania l’11° partner commerciale di Mosca a livello globale. Ma Berlino ha legami con la Russia anche per ciò che riguarda le forniture energetiche: un terzo del petrolio e del gas impiegato dai tedeschi arriva dalla Russia, in taluni casi attraverso ciclopiche infrastrutture costruite attraverso apposite joint venture: un esempio è il gasdotto Nord Stream, gestito da un consorzio russo-tedesco presieduto dall’ex Cancelliere socialdemocratico Gehrard Schroeder, recentemente autore di dure critiche al ruolo avuto dall’Ue nella crisi Ucraina.