Comincio ad essere emozionato, la pioggia battente rende tutto ancora più affascinante. Salgo in bici, un saluto fugace ai ragazzi che a gran voce mi stavano incitando e comincio a far girare le gambe. Parto con calma, rapporti agili. Ci sono da fare, secondo i piani di allenamento, almeno 6 ore e 30 minuti di bici. La prima cosa che noto, però, è che la posizione con le braccia appoggiate mi schiaccia lo stomaco gonfio, che palle! Provo a resistere, non posso fare a meno degli appoggi, sarebbe troppo stancante. Piove molto forte, per ora non avverto il freddo e vado avanti cercando di non pensare a quanta strada mi attende. Dopo una ventina di chilometri si entra a Francoforte, le strade sono ancora deserte; è presto e c'è un nubifragio in atto. Il percorso ci porta fuori dalla città attraverso i paesini e le campagne che la circondano. Al trentesimo chilometro si passa per "The Hell", strappettino in salita su un tratto in pavè. Sapevo di questo passaggio e mi ero ripromesso di farlo con calma ma la gente è così tanta e così calda che mi alzo sui pedali per fare lo splendido..... che emozione, ma che sto al tour!
Continua a piovere e continuano i passaggi nei paesini. La cosa che mi sorprende sono i bambini. In maglietta e pantaloncini, sotto l'acqua, aspettano il nostro passaggio festanti. Sul ciglio della strada, allungano il braccio aspettando che tu dia loro il "cinque", molto coinvolgente. Non ci sono solo i bimbi a far festa. Numerosi gazebo con tanto di tavolate ricoperte di bottiglie di birra fanno da contorno al nostro pedalare. Musica tedesca, urla di incitamento, profumo di carne arrostita...... sembra la Pasquetta teutonica! I chilometri passano piacevolmente, l'unico problema è che non riesco ad alimentarmi. Non riesco a bere nemmeno i sali minerali e le maltodestrine che ho preparato nelle borracce, lo stomaco le rifiuta..... si mette male. Provo a mangiare uno dei panini con la marmellata che ho con me. Purtroppo il tovagliolo di carta che lo avvolge è diventato un tutt'uno con il pane. Tiro un paio di morsi ma il sapore della carta mi provoca un conato di vomito. Che faccio? Per ora pedalo e bevo acqua..... poi si vede. Il primo giro finisce senza particolari problemi ma sono più lento del previsto. Vorrei aumentare un po' l'andatura ma ho paura di rimanere a secco. La pioggia smette di scendere ed il sole comincia a riscaldare la giornata. Sono di nuovo sul tratto in pavè, la gente è aumentata. Mi rialzo sui pedali per rispondere agli incitamenti ed avverto qualche dolorino alle gambe, ci siamo. Provo a bere le maltodestrine ma lo stomaco non ne vuole proprio sapere. Ho con me degli aminoacidi, li prendo e li butto giù per evitare il catabolismo ormai alle porte. Ho percorso 140 km e non ce la faccio più; nelle gambe non c'è più niente. La sfortuna, però, continua a perseguitarmi. Con l'uscita del sole si è alzato un vento fortissimo che soffia nella direzione opposta a quella di marcia. Pedalo a denti stretti, soffro come un cane perchè non posso stare appoggiato con i gomiti in una posizione più aerodinamica. La strada è quasi tutta in discesa fino a Francoforte, peccato che il vento contrario mi frena a tal punto che non riesco a superare i 20km/h. Sono in crisi, sento le gambe bruciare e sono costretto a pedalare a "tutta" in discesa. Urlo, impreco.......sono solo! Nella mia testa cominciano ad entrare cattivi pensieri. In queste condizioni come posso pensare di fare una maratona? Bevo, bevo e penso che magari, cominciando a correre, la situazione possa migliorare. Mi è già successo in allenamento che, lasciando la bici, la corsa si trasformava in una liberazione. Mi aggrappo a questa speranza e percorro gli ultimi chilometri cercando di bere quanto più possibile. Dopo 7 ore e 30 minuti vedo la zona cambio...... sembra un miraggio. Tolgo i piedi dalle scarpe, li poggio a terra con qualche difficoltà e corro a prendere le scarpe da corsa.......
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