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Pediatri, Unioni Civili & Media

Creato il 08 febbraio 2016 da Pedroelrey

È stato un vero e proprio terremoto quello che mercoledì scorso ha travolto il dibattito sulle unioni civili, da tempo argomento di primo piano nei mezzi di informazione. All'improvviso accanto ai "no" dei cattolici più ostinati e della destra conservatrice ne è apparso uno autorevole e inaspettato: quello dei pediatri. Tuttavia quel "no", come un grande fuoco d'artificio, si è infiammato, incenerito e spento nel giro di poche ore, non senza lasciare conseguenze. Al di là delle valutazioni politiche, la vicenda appare alquanto singolare e più che arricchire il dibattito sull'omogenitorialità mette in luce alcune aberrazioni che molto hanno a che fare con le regole e le pratiche dell'informazione. Ripercorro perciò le tappe di quel sisma.

Mercoledì pomeriggio, mentre al Senato procedevano gli interventi degli eletti sul testo di legge Cirinnà, le agenzie hanno battuto una notizia: "Unioni civili: pediatri, danni sui bimbi" (Ansa.it, 16:56). Una dichiarazione esplosiva, che irrompeva con grande enfasi (attorno alle 18 era l'apertura dei siti di Repubblica e Corriere) nell'aula in cui era in discussione la legge. Panico: chi avrebbe potuto votare a quel punto una legge definita senza incertezze da esperti come "dannosa per i bambini"?

In realtà quella notizia, e più ancora i titoli che la veicolavano, avevano non pochi problemi: il primo riguardava proprio Giovanni Corsello, presidente della Sip, acronimo che sta per Società italiana per la pediatria, un'associazione di categoria rispettabilissima e di lungo corso ma che non è la , cioè la federazione italiana dei medici pediatri, il sindacato di categoria a cui aderisce il 90% dei pediatri convenzionati con il servizio sanitario nazionale. La puntualizzazione non serve a togliere rilievo al profilo del presidente Corsello, semmai a sottolineare l'inappropriatezza della formula "il numero uno dei pediatri" usata da molte testate per riportare le sue dichiarazioni. Il punto di vista di Corsello era il punto di vista della Sip, in quanto tale assolutamente degno di attenzione, ma non rappresentativo dei numerosi professionisti che in Italia esercitano in quel campo. Primo abbaglio.

Ma cosa diceva esattamente Corsello? In un intervento pubblicato il 27 gennaio sul sito della Sip con il titolo "Stepchild adoption, no a scelte ideologiche", il presidente, tra le altre cose, scriveva: "Non è infatti scontato che avere due genitori dello stesso sesso non abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell'età evolutiva."

Insomma, non è scontato che non succeda. Ma che significa? Succede? Non succede? Queste domande portano dirette al secondo abbaglio: quel "danni a bambini" lanciato nei titoli era lontano anni luce dall'arzigogolato calcolo dell'improbabilità del professor Corsello e non ne rappresentava in alcun modo la sintesi. L'esperto quei danni non li escludeva ma non riusciva neanche a prevederli. Ogni parola oltre era perciò una forzatura.

Ma anche il punto di vista di Corsello, a ben guardare, ha qualcosa che non va. A sottolinearlo è (tra gli altri) Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita: "Senza voler entrare nel merito delle evidenze scientifiche a fondamento delle dichiarazioni del dottor Corsello, stupisce la costruzione della frase priva di un significato 'scientifico', nella misura in cui è indimostrabile in astratto che qualcosa non possa avvenire, dovendosi al contrario, con dati empirici alla mano, dimostrare che l'effetto indesiderato si è realizzato". Insomma: alla scienza spetta dimostrare che una cosa accade, non che non possa accadere. Makkox, a Gazebo, coglie perfettamente il punto messo in evidenza dalla Cattaneo.

Va detto che il dottor Corsello in realtà aveva già espresso il suo punto di vista in materia in almeno un'altra occasione, sempre in maniera un po' complicata: nel febbraio 2013 (grazie al collega Giovanni Stinco per averlo segnalato) Corsello commentava una sentenza della Corte di Cassazione a favore di una famiglia omogenitoriale, definendo in maniera molto rigida i contorni di quel pronunciamento, cioè mettendo in chiaro che non si trattava di "un pronunciamento a favore di una legge per le adozioni gay ma la valutazione di un caso concreto". Corsello argomentava: "Che due soggetti omosessuali possano garantire ad un bambino affettività e standard educativi in linea con uno sviluppo normale non è in discussione e su questa base poggia la sentenza della Corte di Cassazione. Ciò che risulta rischioso e inutile è un dibattito teso a promuovere situazioni simili come assolutamente fisiologiche. Non si può infatti negare, sulla base di evidenze scientifiche e ragionamenti clinici, che una famiglia costituita da due genitori dello stesso genere può costituire un fattore di rischio di disagio durante l'infanzia e l'adolescenza, quando il confronto con i coetanei e le relative ricadute psicologiche, diventano elemento decisivo sul piano relazionale". Non si può negare che una famiglia omogenitoriale possa originare un disagio: suona familiare? È il già citato "non è detto che non succeda" che Corsello sembra utilizzare con una disinvoltura un po' sospetta per il suo profilo di scienziato.

Dopo il clamore delle prime ore la notizia dell'attacco dei pediatri alla stepchild adoption ha iniziato a smontarsi: Bufale.net addirittura mette in evidenza alcuni ritocchi alla notizia nel sito Repubblica.it. All'indomani è stato interessante osservare i tagli scelti dalle diverse testate per dare la notizia: per il Corriere "Pediatri divisi" nel titolo di apertura a pagina 8, per il Sole 24 Ore poche righe in fondo a un pezzo, non richiamate in nessun elemento del titolo; La Stampa ne dà notizia nel catenaccio a pagina 6: "I pediatri: non esclusi effetti negativi per i figli di gay"e Il Messaggero ci apre pagina 9 "I pediatri: adozioni gay rischiose/ Ma psichiatri e psicologi: è falso". La più curiosa però è la scelta di Repubblica, che con quella notizia apre il giornale: "Adozioni gay, esperti divisi" è il titolo e sotto "Unioni civili, il presidente dei pediatri critica la legge: i figli possono soffrire". All'interno in un'intervista dal titolo "Avere genitori dello stesso sesso causa diversità" lo stesso Corsello scandisce: "Per me va bene la stepchild adoption, ma nel caso di nuove adozioni prevederei dei meccanismi di valutazione più stringenti". Perbacco! Ma se Corsello non ha perplessità sulla stepchild adoption, bensì sull'adozione (non prevista dalla legge in discussione) perché Repubblica ci racconta di un attacco del pediatra al testo di legge? con il Giornale che spara a tutta pagina "Adozioni gay, i pediatri: possibili danni ai figli".

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A chiusura di questa epopea è necessario puntualizzare dopo le dichiarazioni di Corsello sono intervenuti, nelle ore e nei giorni successivi, numerosi esperti, dando pareri di segno opposto. Ha preso parola anche Giampietro Chiamenti, presidente della Fimp: "nessuno può parlare in nome e per conto dei pediatri italiani", ha messo in chiaro. Lo stesso Corsello ha aggiunto al suo post originale una precisazione ("Stepchild adoption, Corsello: non rischiosa di per sé, valutare caso per caso") e successivamente, intervistato da radiopopolare, ha ribadito di essere a favore della "regolarizzazione" delle situazione già esistenti (cioè la stepchild adoption) e ha detto che le sue dichiarazioni sono state "semplificate". Attenzione: nella sua intervista Letizia Mosca domanda anche a Corsello se si è chiesto come mai le sue dichiarazioni siano state lanciate proprio in quel momento. Ma il dottore non conosce risposte esaustive: "Quelle dichiarazioni erano on line da una settimana, non so perché quel giorno qualcuno le abbia pescate".

A fiamme domate, dal punto di vista dell'informazione occorre porsi una domanda: le persone che in quei giorni sono state raggiunte da questa notizia, come la sintetizzerebbero? Probabilmente molti utilizzerebbero il primo titolo, cioè "i pediatri contro le adozioni gay: dannose per i bimbi". E se facciamo qualche tentativo di ricerca per parole chiave con google ci appare chiaro che anche la rete "ricorda" la notizia per come era uscita immediatamente. L'informazione, insomma, ha prodotto disinformazione, cioè moltissimi link di articoli che dicono cose che altrove sono state smentite, ridimensionate, ritrattate. Potremmo addirittura dire che abbiamo assistito alla nascita di una bufala, per quanto accidentale. E attenderci purtroppo che sarà longeva, come tutte le bufale.

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